CAPITOLO 11

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Ieri avevo passato la giornata a scuola ignorando gli sguardi da parte di Elias durante l'ora di scienze. Quello che era successo la mattina, era bastato per tutto il giorno. Non so se ci fosse rimasto male per il mio non considerarlo, ma non mi interessava. Quello a cui sono interessata io, era che non perdessi di vista il mio obiettivo: finire l'anno senza prendere in considerazione nessuno per evitare di stare male, e prendere una stramaledettissima borsa di studio che mi avrebbe permesso di frequentare il college.

Anche perché pensandoci meglio, i ragazzi sono una distrazione, ed io non ne ho affatto bisogno. Come avevo ignorato Elias in mattinata, avevo anche ignorato le domande di Drystan durante le due ore di ginnastica. Si era avvicinato dopo che avevo parlato con Jodelle di suo fratello e dopo che mi aveva chiarito il discorso sulla cena di Elias. Avevo scoperto così, di avere anche quelle due ore di attività fisica insieme a lui e ad altri compagni di squadra.

Drystan non faceva altro che chiedermi cosa fosse successo prima con il suo migliore amico. Diceva che dopo che me ne ero andata, era visibilmente nervoso e parecchio scontroso. E voleva capire che cosa ci fosse in lui che non andava.

A me semplicemente non interessava e cercavo di sembrare impegnata, sviando qualsiasi sua domanda. Mi sembrava brutto, questo è ovvio, però non ne avevo voglia di parlarne. Forse avevo in mente anche ciò che Jody mi aveva detto: fra i ragazzi delle squadre si scambiavano le ragazze, e questo mi poneva loro in due piedistalli diversi da come li vedevo prima.

Inconsapevolmente ho messo i ragazzi che ormai conoscevo su devo scalini che mi fanno capire molte cose su di loro, ma dopo quella scoperta, non so per quale motivo, li guardò in modo diverso, ma senza giudicarli. Mi sembrano diversi anche se in realtà con me sono stati sempre gli stessi, credo.

Non so se fosse una cosa brutta o negativa, ma non volevo pensarci più di tanto, sennò sapevo come sarebbe andata a finire, che non gli avrei più voluti vedere, e questo comunque mi dispiaceva perché alla fine con loro stavo bene.
Sono i miei compagni di squadra e non posso farmi influenzare dalle parole di una mia amica, mandando all'aria tutto ciò che avevo fatto per entrare nella squadra. Non posso giudicarli e non avere più un rapporto normale con loro solo per via di una mia opinione personale.
Non se lo meritano loro, come tutta la squadra. Se avessi cominciato a giudicarli per ogni loro mossa, allora la squadra sarebbe andata in frantumi e con essa anche la mia possibilità di farmi valere, per me, per il dirigente e per tutte le altre persone che non credono in me.
Il pomeriggio invece non avevo fatto altro che studiare, dato che comunque in settimana, tralasciando i weekend, non ho altri momenti liberi per farlo, quindi mi ero messa sotto fra libri e compiti anche se è l'inizio dell'anno. Conoscendomi tendo a rimandare spesso le cose, quindi preferisco farle subito.
Adesso invece, con il mio pesantissimo borsone, sto entrando nello spogliatoio della pelestra, pronta a cambiarmi per l'allenamento che mi aspettava. Sono ancora distrutta da mercoledì ma ciò non mi impedisce di poter giocare ovviamente.
Mi distrugge ancora di più sapere che questa sera a cena, sarei dovuta uscire con Austen. Quello si che mi fa venire la voglia di prendermi e chiudermi in camera a tre mandate. E non si tratta nemmeno del fatto che sia Austen il ragazzo con il quale devo uscire. Il punto è che odio tutti gli appuntamenti, tutti.
Mi cambio velocemente, mi pettino i capelli e li lego in uno chignon ordinato e fermo, così che non si sciolga velocemente la capigliatura in ogni movimento.
Mi avvio in palestra e vedo i ragazzi tutti in capo, pronti all'allenamento e noto che stanno tutti guardando un nostro compagno che è davanti al canestro con la palla. Mi avvicino ai tre dell'ave maria, coloro con i quali ho più legato fra tutti.
<<altro che calma e sangue freddo, qua ci vuole una pistola e una buona mira>> sento Drystan esasperato passandosi una mano sul viso liscio.
<<si, quella che dovrebbe avere Cole per lanciare quel cazzo di pallone nel canestro>> continua Elias con le braccia incrociate al petto.
<<che succede?>> mi affianco a Drystan che si gira sorpreso.
<<ciao scricciolo>> mi posa un bacio sulla tempia come è solito fare quando mi vede in giro. <<nulla, si parlava del fatto che Cole è molto distratto in questo periodo, non riesce a fare un solo canestro>>
<<ciao bambolina>> mi guarda anche Oliver.
<<ciao>> oggi sono stranamente di buon umore per poterlo salutare.
Ma perché devono essere così alti? È fastidioso dovergli guardare dal basso, è irritante ogni volta vedere le loro spalle, i loro pettorali.
Elias è l'unico a non salutarmi e questo non lo noto solo io, ma anche il corvino al mio fianco, che lo guarda male. A me però non interessa, anche perché dopo quello che è successo ieri, non mi va di rischiare di riprendere l'argomento con lui, inoltre non ho nemmeno il coraggio di guardarlo.
Cole prova un altro tiro che però fallisce nel momento in cui la palla al posto di entrare nel ferro, scappa e scende al di fuori della rete. Lo sentiamo sbuffare e prendersi il viso fra le mani. Tutti i ragazzi ci mettono pochi attimi ad abbracciarlo per consolarlo.
Io odio queste cose finte, anche se c'è scritto nel contratto di sicuro non mi metto proprio adesso a farlo. Preferisco mille volte stare dove sto adesso, a guardare la scena da lontano.
Dopo quell'abbraccio di conforto fra di loro, Cole si rimette a provare i canestri.
<<che stai fecendo Fox?>> il coach entra in palestra, e tutti noi ci giriamo.
Cole rosso in viso, forse per il sentirsi in soggezione o per il suo continuo non riuscire a centrare il canestro, si gira in direzione della voce profonda del coach.
<<nulla, nulla coach>> si gratta la nuca e quasi mi fa tenerezza.
<<lasciamo stare>> sbuffa <<oggi incominciamo gli allenamenti veri e propri, vi ricordo che domani abbiamo la partita, tutti vestiti eleganti>> guarda tutti e per ultima me <<e mi raccomando signorina, si vesta un po' più femminile>>
Come scusa?
<<ho visto come va in giro, e anche adesso indossi cose larghe, quindi Le chiedo solo un po' più di femminilità>>
Ma anche se fosse a lui che interessa? Ognuno è libero di vestirsi come vuole. Le sue parole non mi toccano minimamente, penso solo che non si deve permettere di giudicare il mio modo di vestire.
Ci puoi scommettere vecchio, te la faccio vedere io la mia femminilità domani, aspetta e vedrai...
Mi guarda come se mi stesse sgridando. <<mi raccomando, voglio pantaloni, camicia e cravatta. Su questo non transigo>> suona il fischietto <<su ragazzi, tutti in posizione come ieri, che cominciamo con gli allenamenti>>
Ogni uno di noi si sistema in posizione, e Drystan poco più distante da me. Mi fa l'occhiolino ed io sorrido. Osserviamo tutti l'allenatore pronto a fischiare, ma il suono della porta della palestra ci ferma tutti.
Dal corridoio compaiono... mio zio e mio cugino? Ma che cavolo...
<<che fighi...>> sento dire dal corvino.
I due uomini guardano tutto il campo, fino ad incontrare i miei occhi, mi sorridono e mi salutano con la mano. Adesso, la cosa che mi preoccupa però non è la loro presenza e la loro voglia di mettermi in imbarazzo, perché so che lo fanno apposta, la cosa che mi disturba è che sono arrossita!
Gli occhi di tutta la squadra, e anche del coach sono sulla mia figura, su di me che amo passare inosservata, su di me che amo stare nascosta fra la massa di gente.
<<incominciamo ragazzi!>> urla l'allenatore fischiando.
Noto con la coda dell'occhio che i miei parenti prendono posto e appena inizia la partita fra di noi mio zio urla un <<VAI WEN!>> che mi fa arrossire ancora di piu. Comunque dopo questo, riesco ad allenarmi tranquillamente, per fortuna.
...
<<vai Wen!>> mi urla il coach.
<<coprilo Cole, marcalo!>> urla Elias dopo che Drystan ha afferrato la palla avanzando verso la parte del capo, dove poter segnare.
<<va bene lo stesso!>> contrabatte il coach seguendo ogni nostro movimento. <<ottimo lavoro Elias>> continua nel vedere che ha preso possesso della palla.
Ed eccoci di nuovo correre dall'altra parte del campo. Ho il fiato corto e tutto questo allenamento devo ammettere che è molto più pesante rispetto a ieri, sarà perché il coach ha sempre gli occhi puntati su di noi pronto a dirti in cosa sbagli, ma sono distrutta.
I polmoni mi bruciano e le gambe tremano se sto ferma, e rischiano di cedere ad ogni passo che faccio, ma ciò è terribilmente sensazionale, stupendo.
Stento a credere che stasera sarei dovuta uscire con Austin, quando in realtà avrei preferito stare a letto a deprimermi con i pop corn sul letto, e con il corpo completamente indolenzito.
E invece no! sarei dovuta uscire con un abito che Jody alla fine mi aveva convinto ad indossare, ma fortunatamente senza tacchi. Al tempo stesso non è un vestito particolarmente attillato, e questo mi va più che bene, e cosa ancora più positiva, non avrei dovuto truccarmi.
È gia una grossa conquista questa, calcolando il fatto che stessi uscendo con il fratello di una ragazza super insistente e che sapeva alla fine come raggirarti.
<<avete solo fatto un'errore nell'area dei tre secondi>> urla facendoci rendere conto dello schema che stiamo usando <<VOGLIO GRITA E IMPEGNO! non importa se sbagliate, ma dovete mettercela tutta!>> ci sistemiamo tutti ai nostri posti per poter ricominciare la partita. <<A CHE SERVE CORRERE FINO A QUI?!>> il coach corre facendo rimbalzare la palla fino a metà campo facendoci capire cosa intende dire, mentre urla contro Asher <<A NULLA!>> fa un attimo di pausa <<DEVI GIOCARE LA PALLA ANCHE SE SBAGLI!>> riprende il ragazzo che è piegato in due mentre riprende a respirare.
Suona il fischietto e ripartiamo, Asher passa la palla a James.
<<gioca, gioca, gioca la palla!>> gli urla contro il coach.
James lancia la palla al capo squdra.
<<esci da lì! ESCI! BRAVO!>> dice l'uomo ad Elias che passa la palla a Drystan. <<rimbalzo! RIPARTI HART, RIPARTI!>>
La palla finisce a Met che evidentemente non sa ancora bene come muoversi in campo.
<<giocala Mettew! GIOCALA!>> il coach fischia, tutti ci fermiamo, e osserviamo l'uomo piegarsi sulle ginocchia e prendersi la testa fra le mani disperato.
Stiamo davvero andando così male?
Il coach si siete per terra e le gambe stese sul pavimento lucido leggermente piegate, le mani sui lati del viso <<state girando a vuoto>> si alza con estrema lentezza <<NON CAPITE CHE POTREBBE COSTARCI CARO IN PARTITA?!>> si avvicina a noi che siamo dall'altra parte del campo, sotto il canestro. <<SOTTO CANESTRO LA PALLA DEVE ESSERE NOSTRA!>> lancia il pallone che tiene in mano, dopo che l'ha strappato dalle grinfie di Mettew che prima ha ripreso. <<DOVETE BLOCCARE I LORO PASSAGGI! DOVETE ANDARE IN CONTRO AGLI AVVERSARI! FATE QUALCOSA! CONCEDETE TROPPO SPAZIO E TEMPO!>> fa una pausa umettandosi le labbra <<NON DICO DI NON COMMETTERE FALLO!>> gesticola a braccia aperte e vedo che sputacchia un po' di saliva mentre inveisce contro di noi.
Adesso si che ci credo alle mie amiche, credo al fatto che mi abbiano detto che è severo.
<<MA QUANDO LA PALLA È LÀ>> indica il punto dove si trova Mettew <<DOVETE CORRERE VERSO IL CANESTRO E FERMARE L'AVVERSARIO! ANDIAMO!>> corre simulando una ipotetica situazione e Renneth si mette a ridere per la scena che effettivamente è un po' divertente, lo ammetto.<<CI SIAMO SPIEGATI!?>> urla ancora <<NON è DIVERTENTE! NON FA RIDERE!>> ci guarda male tutti <<È IMPORTANTE!>> fa un'altra pausa osservandoci <<PRENDERE CANESTRI SIMILI, DEMORALIZZA LA SQUADRA! VOI GIRATE COME CRETINI E LORO NE APPROFITTANO! FORZA SVEGLIATEVI!>>
Tutti rimessi di nuovo in posizione, per l'ennesima volta, riprendiamo a giocare, con il sudore che ci cola ovunque e il fiato corto per il continuo correre a destra e sinistra, su e giù per il campo, il cuore che galoppa nel petto.
<<forza Hart gioca la palla!>> Dry la passa ad Elias <<su avanzate! SIETE TROPPO LENTI! SIATE PIÙ RAPIDI!>> Elias la passa a Cole che stenta a fare un paio di passi <<DOVETE CORRERE PIÙ VELOCI CHE POTETE, QUALSIASI PASSAGGIO DA PARTE DEGLI AVVERSARI, PUÒ COSTARVI CARO!>>
Cole ripassa la palla e Dry che l'afferra quardandosi attorno, per vedere a chi passarla, mentre l'avversario cerca di marcarlo.
<<SCANSALO! SCANSALO!>> urla <<QUELLO ERA UN CANESTRO FACILE!>> riprende Drystan cominciando a gesticolare avvicinandosi a lui <<si può sapere dove hai la testa?>>
Il fischio suona nuovamente rimettendo tutti noi al nostro posto. Il coach mi ha messo in panchina, sostinuendomi con Oliver che fino adesso non ha giocato. Mi siedo e prendo un bel sospiro.
Prendo la bottiglietta d'acqua e bevo dei grandi sorsi.
<<OLIVER, VAI INCONTRO ALLA PALLA! ANCHE SE IL PASSAGGIO NON È GIUSTO!>> sento strillare.
<<mi ha passato una palla irrecuperabile, coach. Come facevo?>> protesta indicando Cole.
<<NON FA NIENTE! DEVI PROVARE A PRENDERLA!>> insiste l'uomo <<PENSI CHE RICEVERAI SEMPRE PASSAGGI PERFETTI?>> lo provoca.
<<no, ma questo faceva proprio schifo>> incalza il biondo.
<<ci risiamo...>> si lamenta alzando gli occhi al cielo nervoso <<ha sbagliato lui>> indica Cole <<è solo colpa sua, no?>> si lamenta l'uomo fischiando un'altra volta. <<ok, allineatevi!>> tutti noi ci avviciniamo alla linea di fondo campo, io dopo aver richiuso la bottiglia <<visto che la colpa è vostra, correte tutti tranne Oliver>>
Tutti protestano, non contro Oliver direttamente, ma il brusio nell'aria è dovuto alla loro disapprovazione. E non hanno tutti i torti.
Non so quanto tempo passa prima che finiamo di correre. So solo che ho perso il conto a forza di fare avanti e indietro, la schiena è distrutta e le gambe chiedono pietà, non più a me ormai, ma al signore padre eterno.
<<se pensi che siamo noi la colpa Hunter, lì è la porta>> indica l'uscita <<rimani o vai?>> lo provoca. <<SAPETE CHE COSA VOGLIO DA VOI! SAPETE QUANTO IO SIA ESIGENTE>> urla ancora.
Non sono sicura di ritrovarmi i timpani illesi dopo questa lezione.
<<ragazzi, potete andare per oggi>> fa un cenno con la mano e tutti che dopo essersi guardati a vicenda, si dileguano.
Io invece mi avvicino agli spalti e salgo gli scalini che mi conducono verso mio zio e Max che mi guardano sorridendo, consapevoli di avermi fatto una sorpresa non tanto gradita.
Mio zio fa per alzarsi ed abbracciarmi ma lo fermo all'istante <<no, sono tutta sudata e puzzo>> mentre lo dico però Max mi stringe comunque a sè, facendomi sentire il suo petto muscoloso e il suo profumo.
<<sei stata bravissima>> si stacca da me complimentandosi e sorridendomi fiero.
<<Maximilian ha ragione, il coach non ti ha detto nulla, non ti ha ripreso>> continua zio felice <<secondo te è grazie a... tu sai chi?>> dice stentando insicurezza nella voce.
So come mai, e lo apprezzo molto. Sa che non mi va di parlare di mio padre, ma quello che ha detto effettivamente ha senso. Avevo imparato molto da mio padre, ma ho da migliorare.
<<forse>> alzo le spalle <<ciò non mi vieta a continuare ad imparare e migliorarmi>> sorrido.
<<SCRICCIOLO!>> sobbalzo dallo spavento e mi giro verso Drystan che mi ha appena chiamata.
È ancora un campo con i suoi due amici. Tutti e tre hanno le braccia incrociate, Oliver come sempre si stava facendo i cazzi suoi, continuando a guardarsi attorno, Elias guardava male nella mia direzione, spostando lo sguardo da me ai miei parenti.
Drystan dal suo canto non sembra preoccupato di capire chi sono, è tranquillo e a giudicare dall'espressione che ha, si direbbe che sia curioso. Continua a guardare Elias e poi posare lo sguardo sul mio senza abbandonare quel suo sorriso bianco dalla sua faccia.
<<noi andiamo a mangiare un boccone, vieni anche tu? Possono aggregarsi anche tuo padre e il tuo ragazzo, se vogliono!>> urla per la distanza che ci separa.
Mio zio si mette a ridere e con lui anche Max. Deve aver scambiato mio zio Adrian per mio padre. Nemmeno ci assomigliamo! Lasciamo perdere...
Un sorriso mi scappa dalle labbra e notare Dry curioso di sapere la mia risposta, nego con la testa. <<no, devo andare, ho un impegno>> gli rispondo alzando la voce.
<<parli dell'appuntamento?!>> Drystan chiede di rimando, e non sono completamente sicura, ma secondo me lo ha detto per farlo di proposito. Adesso lo ammazzo.
<<appuntamento?>> dietro di me i due uomini non capiscono. Ma gli ignoro completamente, non mi sembra né il luogo né il momento di parlare dei miei impegni.
Scendo dagli spalti e mi avvicino a Drystan osservandolo male. <<quindi esci con quel ragazzo?>> si riferisce a Max, al che gli scoppio a ridere in faccia.
<<non ti dovrebbe interessare>> incrocio le braccia sotto il seno fasciato e alzo un sopracciglio curiosa di sapere che cosa si inventerà.
<<ho fatto una figura di merda, non è vero?>> chiede finto amareggiato per la domanda che mi ha fatto, afflosciando le spalle incurvandole nella mia direzione e abbassandosi sul mio viso.
<<direi di si>> lo fulmino con lo sguardo <<adesso dovrò dirgli dell'appunto, credo di dovermi inventare qualcosa>> mi allontano di un passo <<ci vediamo, vado a lavarmi>> gli strizzo l'occhio e me ne vado negli spogliatoi.
<<signorina vieni qui! Noi non abbiamo finito!>> mi corre dietro Max, ma io ormai mi chiudo dentro gli spogliatoi femminili.
Avrei tanto voluto ammazzare Drystan adesso, ed ero sicura che prima o poi me ne sarei vendicata, ma adesso ciò che dovevo fare, era una bella doccia e prepararmi per quel maledetto appuntamento.
Ancora non sapevo che scusa avrei usato con mio zio e mio cucino, anche perché sapevo che fossero gelosi di me, e questo mi aveva portata a decidere di non dire nulla a loro.
Sono pienamente consapevole che alla fine gli avrei detto la verità, ma con molta difficoltà, anche perché effettivamente è difficile da credere che stessi aiutando una mia amica. Non fraintendetemi, non è affatto difficile il concetto in sè, ma tutto quello che ci sta dietro.
Maximilian sicuramente non avrebbe perso tempo a farmi notare che al posto mio poteva esserci benissimo Grace, senza sapere che Austin aveva chiesto esplicitamente di voler avere un incontro con me.
Ed è qui che arriva il brutto, per quanto avrei evitato di raccontare quel particolare, farlo venire a galla, avrebbe non solo innervosito mio cugino, ma anche un'uomo che avrebbe dato la sua vita per me: mio zio Adrian.
Credo che se avessero saputo che fosse proprio il fratello di Jodelle, sarebbero andati a casa sua, o comunque, avrebbero tentato in tutti i modi di annullare il nostro incontro.
Prendo il cambio e l'asciugamano con il mio shampoo e bagnoschiuma. Mi getto sotto la doccia e mentre continuo a lavarmi, mi metto a pensare a cosa potermi inventare con i due uomini che sicuramente mi stanno aspettando fuori dalla porta dello spogliatoio.
Avrei detto che stavo facendo un favore ad un ragazzo della mia classe per far ingelosire una ragazza che le piace...No, non era credibile. Max che mi conosce sicuramente meglio dello zio, capirà di percerto che è una bugia perché io non faccio favori ai ragazzi, non ho nemmeno un rapporto normale con loro. È già un miracolo che parlo con i ragazzi della squadra, o almeno, con alcuni di loro.
Non voglio affatto dire che il ragazzo con cui devo uscire è il fratello della mia migliore amica, ma dopotutto, cosa avrei potuto inventarmi?
Avrei potuto dire che facevo ciò per fare un favore ad una mia amica, ma senza nominare qualcuno di specifico, ed è anche la verità.
Nel caso Max o mio zio, mi avessero chiesto chi fossero le due persone in questione non mi rimaneva che inventare due nomi, o dirgli la verità con la consapevolezza che i due uomini sarebbero potuti andare a casa di Austen e fargli quattro chiacchiere.
Spengo il getto dell'acqua, afferro i capelli e li strizzo dell'acqua che è rimasta impregnata fra di essi. piego la testa in avanti e li avvolgo nell'asciugamano creando un turbante. Successivamente avvolgo il mio corpo nell'asciugamano grande e dopo essermi asciugata, indosso l'intimo.
Torno all'armadietto e finisco di vestirmi, pettino i capelli e li asciugo.
Uscita dagli spogliatoi la prima persona che mi trovo davanti è proprio Max, che con la sua espressione spazientita e severa mi tenta a chiudermi dietro la porta dalla quale sono appena uscita.
Ma non lo faccio, io sono una ragazza forte e determinata, non posso farmi influenzare da mio cugino, no?
<<allora possiamo andare?>> chiedo facendo finta di nulla.
<<direi di si, io vengo con te, mio padre è già andato>> inclina la testa lateralmente.
Ancora una volta, senza fare finta di nulla, mi avvio alla mia autovettura, e afferrando le chiavi dal mio zaino, la apro. Ci carico dentro, nei sedili posteriori il borsone e lo zaino, per poi salire al posto del guidatore.
Inserisco le chiavi e metto in moto dirigendoci a casa, adesso sì che mi aspettava un bel discorsetto da parte di Maximilian, è solo questione di un paio di minuti perché lui inizi con il suo interrogatorio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08, 2022 ⏰

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