BONUS (love like an ache in the jaw)

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"...tu proprio non te rendi conto?"
"Uh?"
Gli occhi che si specchiano nei miei sono persi.
Non c'è nulla che venga messo a fuoco.
Neanche tramite le lenti con montatura di tartaruga che ora scivolano pericolosamente verso il basso.
Le riporto sulla sommità del naso.
"Che volevi dimostrare?" il pollice scende sul labbro inferiore rimanendo poi in attesa.
Con lentezza estenuante la punta della lingua fuoriesce per lambirlo.

Soddisfatto dal gesto, lascio che il dito, umettato di saliva, proceda fino collo e ancora sul pomo d'Adamo per pressarlo lievemente.
"Me volevi mette in difficoltà?"
Gli occhiali minacciano un nuovo crollo dopo il "no" accennato col capo.
Li risistemo ancora e "No?" faccio eco.

Alla replica che sembrava prossima seguono invece degli evidenti ripensamenti perché le labbra prima separate tornano a stringersi in una linea dritta.
"Non vuoi dirmelo?"
Anche questa risposta viene deglutita via, tenendomi nel più totale silenzio.
In altri frangenti tutto ciò avrebbe avuto come conseguenza certa un sedere purpureo e un orgasmo negato.

Eppure qui, nell'improbabile cesso laido del bar in cui siamo - e per motivi fuori dalla mia comprensione - nulla è come dovrebbe essere e un rifiuto così stoico e imperterrito, ha la mera funzione di eccitarmi ancora di più.
Che comunque guardando bene gli occhi a cui sono incatenato, non c'è traccia della solita docilità, sostituita piuttosto da impazienza.
E ciò significa che ora tocca a me fare qualcosa, anche se minimo.
Un piccolo movimento, solo per spostare leggermente gli equilibri.
Ad esempio strofinare l'erezione esposta frettolosamente dai jeans ed irrorare il ventre scoperto su cui è poggiata.

"Lo senti?" la voce così roca non ricordo di averla mai avuta "lo senti che ce potrei fa un buco nel muro?" insisto mordendo il lobo adornato da un cerchietto d'argento.
Il flebile cenno di assenso non può bastarmi. Non ora che attendo una battuta ben precisa.
"Amore..." persino l'orecchino trema sotto il peso di questa parola imprevista e a malapena sussurrata "stai facendo lo stronzo..."
E come un miracolo nel quale non riponevo più speranze, la bocca finalmente si schiude e "quindi?" chiede con arroganza "tu lo fai tutti i giorni..."
Sorrido incredulo ed estasiato.
Di tutte le frasi che poteva dire, ha scelto strategicamente e anche stavolta la peggiore.

"Poi un giorno mi spiegherai" gemme bollenti traboccano sul lembo di pelle sfumato di peluria "perché vuoi sempre metterti in situazioni pericolose..."
"Va bene Ma...Ma per adesso..." la mano finora inerte sul muro arriva a circondarmi "puoi solo esaudire il mio desiderio?"

E' un'aggressione barbara quella che vado a compiere, come barbaro è il successivo scontro di bocche in un bacio scomposto e volgare.
Qui non viene richiesta né gentilezza, né tantomeno pazienza.
Deve essere solo una lotta di due corpi che cercano di raggiungere il culmine del piacere.
Che poi i due corpi in questione siano involucri di altrettante anime costantemente connesse, quello purtroppo non può essere nascosto nemmeno ora.
Ora che, a fronte di un semplice "Simone" mugolato a bassissima voce nell'ansa del collo niveo che mi sta facendo impazzire, ricevo indietro una reazione impeccabile.

Solo un tonfo sordo sulle piastrelle di ceramica precede il calore familiare in cui vengo avvolto come fosse un manto di velluto.
"Dio mio" carezzo la chioma intricata scesa adesso all'altezza del mio pube "tu sei perfetto... sai sempre cosa voglio. Io-"
Si stacca con un «pop» repentino che interrompe i rischiosi sproloqui, ma non il legame fra la sua bocca e l'erezione che gli freme difronte.
Mantiene infatti, al centro del labbro inferiore, il filamento liquido che lo unisce alla mia punta bagnata mentre con serenità chiede "e tu? Tu lo sai cosa voglio io?"

Immediatamente mi assale la necessità di sfiorare quel viso così puro che aspetta solo di essere deturpato.
Le dita scorrono devote su ogni centimetro fino ad arrivare al sottile punto di congiunzione fra di noi.
Lo spezzo con un tocco fermo e poso i polpastrelli sulla lingua già esposta e pronta a riceverli.
"Adesso però guardami in faccia" impongo.
Nel momento esatto in cui reclina il capo, la baluginante luce al neon appesa al soffitto, si riflette nel vetro dei suoi occhiali.

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