𝗏𝖾𝗇𝗍𝗎𝗇𝗈.

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Sunshine - OneRepublic
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«E Todoroki?», gli chiese gentilmente Tanaka, osservandolo indossare l'accappatoio.
Questi lo guardo e sorrise e, riponendo all'interno della tasca destra cuffia e occhialini, rispose: «È ok, spero».
L'uomo gli sorrise, era contento di sapere che il suo allievo si sentisse realmente bene dopo tanto; era sempre solo, e non vederlo finalmente più così non poté che scaldargli il cuore. «Sono contento», dichiaró.
«Anche io,», confermó. «ma adesso scusami, devo proprio andare», affermó per poi salutarlo.
Effettivamente andava di fretta. Erano le cinque e, circa un'ora dopo, Shoto avrebbe disputato la sua prima partita di quel campionato che si svolgeva annualmente. Fortunatamente, per quell'anno, la sede scelta era proprio il loro paese, per cui non dovette sforzarsi per raggiungere la palestra in cui si sarebbero disputati i vari incontri.

Si mosse più velocemente del solito, ma strofinó e asciugó ugualmente con cura i suoi capelli. Ci teneva tanto al loro aspetto nonostante non riuscisse mai a dargli una forma, ma in compenso, dopo la doccia, emanavano un buon profumo.
Tiró fuori dallo zaino il felpone verde che era solito indossare quando andava in piscina, ma prima di indossarlo si soffermó ad osservare il suo riflesso nello specchio.

Non si era mai piaciuto in vita sua, ma non avrebbe mai pensato di poter fare determinati progressi, a livello fisico. Non era certamente quello di un palestrato, ma neanche quello di qualcuno che non cura abbastanza la sua immagine.
Chissà se sono diventato, lontanamente, come lui si chiese alludendo alla persona che, sin dall'infanzia, ammirava. E così, si ricordó della prima volta in cui mise piede in quell'edificio.
Ricordó in un secondo momento di guardare l'orologio e, accortosi che mancavano appena trenta minuti e che per raggiungere la palestra ce ne volevano all'incirca quindici, dovette sbrigarsi.

Uscì poco dopo da lì e, a passo svelto, intraprese la strada che lo avrebbe condotto alla sua successiva meta.
Infiló velocemente le cuffiette e avvió la prima playlist che gli saltó all'occhio. L'aveva creata quella notte, non avendo troppo sonno e non riuscendo ad addormentarsi. Aveva messo canzoni di ogni genere ma che era certo di amare, ma anche non conosciute che avevano catturato la sua attenzione grazie al titolo. In quel momento, ad esempio, ascoltó per la prima volta “Sunshine”, che aggiunse tra le sue preferite e fece ripartire una volta terminata. Gli conferiva allegria e serenità, e sapeva di averne il costante bisogno.
Così, a suon di canzoni nuove e conosciute, giunse a destinazione, fortunatamente in orario, riuscendo anche a trovare un posto da cui non avrebbe avuto alcun tipo di problema riguardante la visuale.

«Mi scusi, è occupato qui?», domandó all'uomo che sedeva accanto al posto da lui individuato. Inizialmente non lo riconobbe, ma quando questi sollevó lo sguardo e mostró i suoi occhi, Izuku riconobbe che si trattava del padre di Shoto.
«Midoriya Izuku, giusto?», domandó, ricevendo in risposta un semplice cenno del capo. «Puoi sederti», disse prima di tacere.
Egli si accomodó, rigido e ansioso, ma senza mostrarlo troppo.
Non sapeva il perché, ma improvvisamente l'aria si fece inspiegabilmente tesa. Pensava fosse dovuto a quell'uomo, ma perché tutto quel timore per una persona di cui conosceva solo il nome?
Probabilmente a causa della sua espressione eccessivamente seria, o del suo sguardo freddo espresso dai suoi occhi azzurri. Il mare, ma non come quello che vedeva negli occhi si Shoto. Lo temeva, quello della figura paterna dell'amico.

Le squadre fecero il proprio ingresso in campo, e gli occhi del verde e quelli della figura che giaceva accanto a sé ricercarono immediatamente la chioma bicolore ormai nota. Non fu così difficile individuarlo, era tra i pochi aventi una particolare capigliatura di due differenti colori, ma probabilmente l'unico ad avere gli occhi presentanti la medesima caratteristica.
Guardava dritto davanti a sé senza ricercare alcuno sguardo tra quelli degli spettatori, era spaventosamente serio e determinato a vincere.
Istintivamente Midoriya sorrise.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora