Erano ormai passate due settimane. Due settimane cavolo! Com'è possibile che pensasse ancora a lui? Non sapeva rispondere a questa domanda la giovane ragazza che stava camminando lungo la strada che presto la avrebbe condotta a casa. Aveva passato la serata a casa di amiche, parlando del più e del meno. Aveva detto loro di aver conosciuto un uomo, un ragazzo bellissimo che però non ne aveva voluto sapere di lei. Si stupirono sentendo che cosa era arrivata a fare pur di conoscerlo, proprio lei che non aveva mai dato molta importanza alle storie d'amore. In effetti anche a lei sembrava strano, non era una di quelle che si struggono o stanno male per gli uomini ma forse, ne dedusse, non aveva mai trovato qualcuno in grado di farle provare quelle emozioni. Omise la parte in cui lui le aveva rivelato la sua natura, un po' perché sapeva che nessuno le avrebbe creduto e un po' perché aveva paura che avrebbero potuto crederle sul serio. In fondo neanche lei poteva credere a ciò che aveva visto; una parte di lei le diceva che tutto ciò non poteva essere vero perché... "Perché è impossibile ciò che ho visto! dai, è inverosimile pensare che i mostri possano realmente esistere!" Lasciare spazio a un pensiero del genere potrebbe tranquillamente farla passare per matta. E se fosse matta per davvero? Alla fine non può dimostrare a nessuno ciò che aveva visto. Chi può dire che non abbia avuto un'allucinazione? Magari era matta sul serio. Magari non ha mai visto quel che ha visto semplicemente perché non è mai avvenuto. Magari quel ragazzo neanche esiste. Già, magari. Eppure lei ne era così sicura. Le cose dunque, pensò infine, potevano essere solo due: o stava diventando matta, oppure era tutto vero. Ma come verificarlo? Tra le altre cose, una piccola parte di lei era convinta che se tutto ciò fosse vero, lei avrebbe avuto, come dire, una marcia in più: come ogni altra ragazza sulla faccia della terra infatti, aveva letto il romanzo Twilight e, come ogni altra ragazza della Terra, lo aveva considerato fantastico. Ora, dal momento che la ragazza nel romanzo viene descritta come una delle ragazze più maldestre del pianeta, vista la giornata che aveva avuto quel giorno si era convinta di avere una parte nel compimento dell'opera che era la sua vita. Crogiolava al pensiero di ciò poiché lei non era un tipo maldestro di solito e pensare di esserlo stata proprio quel giorno la aveva convinta che fosse stato il destino a volerlo, per farle capire cosa si dovesse fare. Tutto questo ovviamente, se non si era inventata tutto influenzata proprio da quel romanzo.
Rimuginando su questo pensiero, attraversò la strada e cominciò a frugare nella borsa cercando le chiavi del portone. Appena arrivata davanti alla porta però, si bloccò: da lontano, almeno due palazzi più distanti, si udivano dei passi; oltre a quelli, una voce, decisamente stonata e alticcia per altro, cantava a squarciagola "Livin' On a Prayer" di Bon Jovi.
« Ho già sentito quella voce », si disse Emily con incredulo stupore. No, non poteva essere: sarebbe una coincidenza troppo grande. Eppure...
Era tardi ma a Emily non importava: non aveva paura e inoltre era stata licenziata quindi non doveva più alzarsi presto. Decise di andare a vedere se la sua era davvero pazzia o se qualcosa di vero in tutta quella storia c'era e, dopo pochi metri, finalmente li vide: erano proprio loro, i due ragazzi della tranvia e anche stavolta sembravano ubriachi. Presi in un momento diverso da quello attuale, non sarebbero neanche tanto male, pensò vedendoli: erano ben vestiti e anche il loro aspetto era gradevole, ispiravano simpatia. Uno era piuttosto basso e aveva lunghi capelli castano scuro mentre l'altro era alto e portava i capelli corti, di colore nero. A vederli in quel momento però, sembravano due scemi: quello alto era in piedi su un auto con una bottiglia in mano e l'altro, ridendo a crepapelle, gli stava scattando foto con il cellulare. Entrambi portavano degli occhiali scuri il che, considerando l'ora, li rendeva a dir poco buffi. Restò per un po' a fissarli a metà tra l'incredulo e il divertito. Decise di farsi notare:
« Hey! » gridò ai due.
La scena che seguì fu davvero comica: i due ragazzi, spaventati da quel richiamo e probabilmente pensando che a chiamarli fosse il proprietario dell'auto, tentarono una goffissima fuga. Quello sull'auto in particolar modo gridò qualcosa che Emily non capì molto bene, qualcosa del tipo "Fuimo" o roba simile, dopodiché tentò di saltare dall'auto, ma gli scivolò un piede e cadde su un lato, dopodiché scivolò sul cofano dell'auto e da li a terra. L'altro nel frattempo aveva già fatto un bel po' di metri quando si accorse dell'assenza dell'amico, così tornò indietro a prenderlo. Stava tornando indietro quando lei li chiamò:
« Fermi, per piacere, vorrei parlarvi! » gridò Emily in lontananza. I due si fermarono, perplessi. Poi videro chi li stava chiamando e sembrarono riprendersi. Il ragazzo castano aiutò l'altro ad alzarsi, poi entrambi si avvicinarono a Emily, togliendosi gli occhiali. Quello alto, che sembrava il più diplomatico, cominciò a parlare:« Non si preoccupi, la sua auto sta bene... stavamo solo giocando non abbiamo fatto danni... »
« Non è mia l'auto » rispose Emily provandoa trattenere le risate.
« Meno male perché cadendo l'ho ammaccata » confessò il ragazzo. Emily non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere, godendosi nella sua mente tutta quella scena fantastica "è stato un peccato non aver avuto una telecamera", si disse.
I tre si presentarono. Emily disse il proprio nome e scoprì che i due si chiamavano Alex (il moro) e Naesh (il castano).
« Allora, che ci fai sola soletta in giro a quest'ora? » chiese Naesh mentre sfilava la bottiglia dalle mani dell'amico
« Stavo tornando a casa quando vi ho sentito, cosi sono venuta a vedere cosa stesse succedendo»
« Mah, solo una bevuta tra amici... vuoi unirti a noi? » disse Alex riprendendosi la bottiglia e offrendola alla nuova arrivata.
« Volentieri grazie » rispose lei prendendo la bottiglia e bevendo un po' il suo contenuto.
Andarono in un giardino e là stettero a parlare per ore: erano simpatici davvero, notò lei. Fu contenta di aver fatto due nuove amicizie. La bottiglia presto finì e la giovane ragazza decise che era arrivato il momento di andare. Prese i contatti dei due ragazzi e si incamminò. Proprio in quel momento, Naesh la fermò chiamandola. Appena si girò lui le chiese:
« Io e Alex pensiamo di averti già vista... è possibile?»
« Si, ma non ne sono sicura » rispose lei senza sbilanciarsi. Ecco, pensò, siamo arrivati al momento fatidico: adesso scoprirò se sono davvero matta o se è tutto vero.
« Certo! Tu eri la ragazza che ci provava con il tizio sulla tranvia! » disse Naesh e subito dopo si ammutolì, arrossendo.
« Mmm già » rispose lei con un po' di vergogna «Perché stai zitto ora? Mi vuoi prendere in giro di nuovo? »
Fu Alex a prendere la parola stavolta: « Veramente credo che si stia vergognando per ciò che ti disse quel giorno. Ci dispiace essere stati così sgarbati »
« Non ti preoccupare Naesh. E' tutto dimenticato » lui la ringraziò.
Ancora una volta i tre si salutarono e di nuovo mentre lei se ne stava andando, la fermarono:
« Come è andata alla fine? » chiese Alex.
"Male, ma adesso so che non sono pazza" pensò lei incamminandosi senza dire niente.
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La Cura del Sangue
VampirosEmily Parini, una ragazza come tante e un pò sbadata, si sveglia tardi per andare a lavorare e corre a prendere la tranvia. Proprio lì, farà l'incontro più importante ed inquietante della sua vita...