(PARTE 3) 1 - Aggiungi un Posto a Tavola

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 Ci volle una settimana prima che Steve trovasse il coraggio di chiamarla. È vero, aveva avuto il consenso del padre, ma questa non era la sola cosa che lo frenava; nonostante il suo cuore gli dicesse di chiamarla e di vederla, il suo cervello non era della stessa opinione: il fatto era che aveva paura, lei sarebbe stata la sua prima vera confidente oltre a suo padre. Se ci fosse uscito, sapeva che le avrebbe dovuto raccontare tutta la verità ed era una cosa che temeva. Aveva paura che spiegandole tutto l'avrebbe fatta scappare via. Senza contare che non era mai stato un Don Giovanni neanche in vita (era uscito con una sola ragazza prima della trasformazione) e quindi aveva un terrore folle di sbagliare qualcosa, di dire qualcosa di stupido che avrebbe potuto compromettere tutto. Insomma si sentiva esattamente quello che era: un adolescente imbranato che chiedeva a una ragazza di uscire per la prima volta. Ancora una volta fu suo padre a schiarirgli le idee: gli disse che se non l'avesse chiamata, probabilmente lo avrebbe rimpianto per tutta la sua non-vita e diciamocelo, era un tempo decisamente lungo!

Steve pensò molto a lungo e alla fine concluse che si, il gioco valeva la candela, così le telefonò: non era una cosa difficile da fare ma per Steve fu come scalare l'Everest nudo e ubriaco. Durante la telefonata, le chiese come stava e dopo qualche parola di circostanza, le chiese se per l'indomani lei avesse degli impegni: la ragazza gli rispose negativamente, così Steve le chiese se voleva pranzare con lui dopodiché le diede il suo indirizzo, scusandosi di non poterla portare in un ristorante per ovvie ragioni. Emily gli disse che forse era meglio se si vedevano per cena, pensando che lui dovesse dormire e questo lo fece ridere di gusto, dissipando una volta per tutte i mille dubbi che lo attanagliavano: senza una vera risposta, le disse che a pranzo andava benissimo e, dopo averla salutata garbatamente, riagganciò.

Dopo la telefonata, Steve si sentì come svuotato: era stato dannatamente difficile all'inizio ma ancora una volta, l'ingenuità di Emily lo aveva convinto: era stata la decisione giusta.

« Pà, domani non ti muovi dal laboratorio, ok? » gridò Steve verso la camera del padre.
« Perché? » rispose incuriosito Roscoe.
« Perché avremo ospiti! »
« Lo sai che non lo farò mai! » rispose Roscoe ma Steve sapeva che lo avrebbe fatto.
Quando Emily ricevette quella telefonata, era appena uscita dalla doccia: da quando le aveva dato il numero, non riusciva a pensare a nient'altro: era davvero cotta!

La voce al telefono si dimostrò incredibilmente goffa e impacciata, non mancò di notare Emily: ne dedusse che non aveva chiesto a molte ragazze di uscire e questo in qualche modo la rese felice. Ovviamente per l'indomani lei sarebbe dovuta andare a lavoro ma questo a Steve non lo disse, temendo che lui potesse prenderlo come un rifiuto e non la chiamasse più. Quando riagganciò, telefonò a lavoro e chiese un permesso, poi andò al suo armadio per scegliere cosa avrebbe indossato.
Nel frattempo Steve era in camera, sdraiato sul letto e pensando a cosa sarebbe accaduto l'indomani; suo padre dopo pochi minuti entrò in camera e, decisamente divertito, gli disse:
« Beh, sono contento che finalmente tu ti sia deciso... ho solo alcune domande: hai già deciso cosa metterti? Cosa le farai da mangiare? Perché ti ricordo che lei mangia, ma soprattutto: sei davvero sicuro di volerla fare entrare in questa casa così in disordine? »
il viso di Steve si fece bianco (più del solito): non aveva pensato a nessuna di tutte queste cose! E ovviamente Roscoe non mancò di notarlo. Molto esaustivamente scoppiò in una fragorosa risata, si girò, e tornò in camera sua a combinare pasticci con i suoi esperimenti.
Ancora una volta, Steve venne assalito dai dubbi: se non riusciva neanche a organizzare un pranzo come avrebbe potuto sperare in un qualsiasi seguito?
« Vabbè dai Steve, se va male la puoi sempre mordere così si dimentica tutto! » gridò Roscoe dall'altra camera e subito dopo scoppiò nuovamente a ridere.
« Ehy pà ti posso dire una cosa? Sei davvero un gran BASTARDO! » gridò Steve ma la sua voce non sembrò davvero arrabbiata. Tutte queste novità lo facevano stare bene: non stava così bene da... neanche lui ricordava da quanto! Rimboccatosi le maniche, mise in ordine la sua camera, poi il resto della casa: non ci volle molto per il resto della casa, soprattutto considerando che era quasi del tutto spoglia. Quando arrivò in cucina chiese a suo padre se tutte le provette e il resto delle cose che c'erano si potessero buttare e Roscoe acconsentì: una volta che ebbe pulito anche quella, notò quanto era nuda la cucina: non fosse stato per il tavolo e le due sedie sarebbe stata vuota! Fu lì che si rese finalmente conto della verità: non poteva cucinare, non aveva né fornelli né frigorifero! Come poteva non averci pensato? Non sapeva rispondersi. Poi con una rinnovata speranza, irruppe nella camera del padre ma prima ancora che potesse chiedere qualsiasi cosa, suo padre lo ammonì:
« Non pensare neanche per un attimo di usare il mio fornellino da lavoro né il frigo dove tengo gli elementi chimici »
« Ma io devo... »
« Inventati qualcos'altro. Questa è zona off-limits, lo sai. »
Steve tornò sconsolato nella sua stanza. Dopo aver scelto i vestiti, tornò a letto e vi si sdraiò: era quasi tutto a posto per il pranzo, mancava solo un piccolo particolare: il pranzo! Pensando e ripensando a ciò che poteva inventarsi, un'idea gli balzò alla mente, talmente semplice che si chiese come mai non gli fosse venuta in mente subito: avrebbe preso qualcosa su ordinazione! Eccitato come non mai, andò alla sua scrivania e aprì il cassetto dove teneva tutti i biglietti da visita che trovava alle sue vittime (una piccola abitudine che aveva preso pensando che gli sarebbero potuti tornare utili): dopo un po' che rovistava tra i vari biglietti, finalmente ne trovò uno che faceva al caso suo: pizzeria Il Ciclone, anche consegne a domicilio. Tirando un respiro di sollievo, pensò che forse, dopotutto, sarebbe potuta anche andare bene...

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