[Passo di volata a lasciare il capitolo di oggi e poi corro a preparare Nudo con i brividi per domani.
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6.45, Papà: Riccardo, ti prego, chiama tua madre.
7.00, Hai 43 chiamate perse.
8.18, Papà: Mamma sta venendo a prenderti. Ti prego, scappa.
5. La notte in cui rischi di perderci la testa (e non dormi)
Che stasera ci ubriachiamo a un bar, ah
Poi balliamo finché chiuderà, ah
So che stiamo bene assieme ma
Siamo cresciuti al contrario(Irama, Non ho fatto l'università)
Inizia a farci l'abitudine, al pensiero di doverlo sempre avere attorno – non che sia una presenza sorvolabile, nella sua vita, ma Riccardo comincia infine a fare parti di una quotidianità, a tratti dolorosa, che devono costruire insieme. Alessandro ci fa l'abitudine e ci viene anche a patti, con il fatto che circa tre o quattro volte al giorno deve sopprimere il pensiero di stringergli le mani attorno al collo per l'ennesima boiata che si è messo in testa di orchestrare, e fa buon viso a cattivo gioco anche il giorno in cui Riccardo decide di lanciare i propri calzini rossi nella lavatrice piena di asciugamani bianchi. Dice che non importa, ma il disturbo ossessivo compulsivo che è in lui sta gridando i peggiori insulti contro il branco di lupi che deve aver allevato quel marmocchio irrefrenabile.
Il giorno scivola via così, con Riccardo che gli fa i dispetti e poi chiede se per favore possono fare pace, la sera non dormono quasi mai – Alessandro, che ormai si è rassegnato a soffrire d'insonnia, vorrebbe domandarglielo: se ha intenzione di farlo collassare in un mix di sonno arretrato e stanchezza mentale, entro i suoi trentuno anni. Ma non glielo domanda mai, perché vive nella consapevolezza più assoluta che la risposta sarebbe una risata che sa di assenso.
Gli permette di insinuarsi nella sua vita come se gli fosse dovuto e non fosse banale concessione, la sua, come se Alessandro non stia già girando un centinaio di lungometraggi su come potrebbe essere la loro vita insieme, quando Riccardo avrà esaurito il bisogno spasmodico di contatto che lo muove.
Trova ogni sera una maniera diversa per tormentare il prossimo suo – nell'ordine: cercare di trascinare Alessandro a un party a casa di Sangiovanni, costringerlo a far serata in una discoteca di dubbio gusto condita a paillette e cocktail senza ghiaccio, addormentarsi dopo averlo stuzzicato per dodici ore di fine e, nella sera che Alessandro pensa di poter ricordare fino alla fine dei propri giorni, confessargli di aver dimenticato il caricabatterie a casa. Quasi un mese prima.
Alessandro, ormai stremato da quel mese di finta convivenza, ne ha francamente le palle piene – non ha manco voglia di fargli la paternale, si limita a rispondere, col tono più neutrale possibile, domandandogli cosa sarebbe successo se qualcuno avesse avuto bisogno di contattarlo.
«Michelangelo sapeva che venivo da te» commenta Riccardo, con ovvietà. «Avrebbe chiamato te, quindi sono a posto».
Alessandro si passa una mano in viso, sopprimendo ancora una volta l'istinto di prenderlo a schiaffi – perché, quando lui gli pone la domanda più ovvia e scontata, quel ragazzino privo di qualsivoglia tipo di responsabilità spalanca gli occhi come se gli avesse rivelato uno dei profondi segreti del microcosmo.
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Notti in Blanco || Blamood
FanfictionAlessandro non è ipocondriaco, ma magari soffre d'insonnia. Riccardo ha deciso che dormire è sopravvalutato e, allora, insiste nel togliergli il sonno. Breve storia delle notti in Blanco di Alessandro, da quando Riccardo decide di dirgli che gli pia...