Il compito più difficile per un capo o una capo squadriglia è riuscire ad affrontare qualsiasi situazione mantenendo la calma e ricordandosi che lui o lei è un esempio da seguire. È difficile perché anche se il capo squadriglia è visto come il "grande" della situazione, è comunque un ragazzo non molto più grande degli altri squadriglieri, e quindi quando si viene a creare un conflitto con uno di loro, risulta complicato fare il superiore.
Io ho sempre avuto un carattere molto deciso, forte, e quindi avere un tono gentile non è mai stato il mio forte.
Non che io sia una persona cattiva, anzi, a volte sono anche troppo buona, ma anche se voglio semplicemente passare un avviso alla mia squadriglia, i miei messaggi a volte vengono interpretati in modo sbagliato, come se le stessi sempre accusando.
Il punto è che non posso farci molto, perché sinceramente non me ne accorgo nemmeno, però penso che un messaggio è solo una cosa scritta, non possono dire da una frase che sono arrabbiata.
L'unica cosa che posso fare è stare più attenta, ed è proprio quello che sto facendo.
Gli imprevisti, però, ci sono sempre, e infatti giorni fa è successo quello che non doveva succedere.Ho scritto sul gruppo della mia squadriglia un messaggio per ricordare a tutte di portare degli articoli di giornale per il San Giorgio che dovevano fare, ma non era un messaggio scritto con un brutto tono.
Poi ho detto che visto che per quest'uscita avremmo dovuto preparare tantissime cose, non portarli sarebbe stato irrispettoso, perché io come capo per loro faccio tanto affinché tutto vada per il meglio.
Dopo questi miei messaggi, una guida, avendo letto, ha interpretato male quello che ho scritto insieme alla madre, ed ha cominciato ad attaccarsi a questa storia.
Dopo svariate frasi in cui mi diceva che io per loro non faccio nulla, ho perso la pazienza.
È stato questo il mio errore. Io come capo non dovevo perdere la pazienza, ma dovevo fare la ragazza matura e ignorare le sue provocazioni.
Ho sbagliato, perché perdendo la pazienza le ho risposto con un tono sbagliato e ho detto cose che non avrei dovuto dire.
Quando le ho risposto ero arrabbiata, perché non mi si può dire che io non faccio nulla, chi mi conosce sa che io negli scout ci metto l'anima, ci tengo tantissimo, forse anche troppo.Dopo averne parlato con la capo riparto, eravamo rimaste che poi ne avremmo chiarito assieme, ma non quella domenica perché sia lei che la guida non sarebbero venute.
Per questo motivo io non ero preoccupata , perché ero sicura che quella domenica sarei stata tranquilla, ma mi ritrovai in sede la guida e la madre che parlavano vivacemente con la capo gruppo, dicendo a tutti che io ero una bulla e cose del genere.Io bulla (?) Si vede che non mi conoscono. Cioè io sono quel tipo di persona che ODIA i bulli tanto da farci a botte in caso se la prendessero con qualcuno che non ha fatto nulla.
Non possono dire che sono una bulla, no.
Dopo aver esitato nel decidere se intervenire o meno, le altre capo mi hanno letteralmente costretta ad andare da loro, e lì si è scatenata la guerra.
La situazione era questa: io, una ragazzina di 15 anni, che subivo la sfuriata della madre della guida, che in tanto era lì di fianco a lei. A placare l'ira della signora c'erano la capo gruppo e il capo clan, che dopo tanti tentativi di farle capire che lei non doveva entrare in questa storia, l'hanno letteralmente allontanata.Quello che mi chiedo io è se tutto ciò è una cosa normale.
Cioè mi spiegate che cosa ho fatto di tanto male?
Mi hanno addirittura rinfacciato di non aver portato i biscotti (?).
Io non sarei mai andata dalla mia capo e parlargli in quel modo.
Quando ero più piccola io le cose andavano diversamente, tutte noi portavano rispetto per la nostra capo, avevamo quasi paura di lei.Dopo la litigata siamo riuscite a parlare senza la madre, e riparlando anche il giorno dopo abbiamo raggiunto un compresso (spero).
Io ho chiesto scusa a lei, perché ammetto di aver sbagliato (strano, sono molto orgogliosa in genere), ma lei no.
Questa cosa mi da fastidio, perché in questo modo pensa di averla vinta lei, e tutto si ripeterà.La situazione attuale è questa, e dopo quello che è successo la voglia di indossare la mia uniforme non è più molta.
Forse è arrivato il momento di lasciare.

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Estote Parati: Il mondo degli scout
AdventureMi chiamo Camilla Albano, e da nove anni faccio parte della grande famiglia degli scout. Sono sempre stati la mia passione, fin da quando ero piccola, e questo libro racconta tutti i bellissimi momenti passati da quando ho iniziato a farne parte. A...