Capitolo 1

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JIMIN'S POV

Tutti hanno sempre pensato che fossi "asociale", qualsiasi cosa voglia dire. Be', sapete una cosa, stronzi? Non ero asociale per nulla. C'erano un sacco di cose che mi piacevano della gente. Era bello assistere alle piccole disgrazie che capitavano a chi se le meritava. Adoravo mettere le persone a disagio. Solo perché scorrazzare in un prato erboso con la mia migliore amica e un cestino da picnic non era la mia idea di paradiso in terra, non significa che fossi psicopatico. Il fatto che probabilmente avrei salvato un gatto prima che un'altra persona... Okay, lo ammetto, questo forse faceva pendere un pochino di più la bilancia da quella parte, ma nessuno è perfetto.

Dobbiamo tutti trovare qualche gioia nella vita. Dei piaceri peccaminosi. I miei derivavano dalle sventure altrui, tutto qui. Forse c'è un modo migliore per dirlo... La maggior parte delle persone non mi piaceva e godevo a vederli soffrire? No, non va bene nemmeno così.

In pratica, davo per scontato che il karma negativo fosse in agguato per tutti e se ero così fortunato da assistere al momento in cui colpiva, be', tanto meglio. Il tizio che andando al lavoro si era schizzato la cravatta di caffè probabilmente poche ore prima aveva ignorato il suo dolce golden retriever innocente che chiedeva solo un grattino alla pancia. Karma. La donna che era tornata dalla pausa pranzo con della carta igienica appiccicata sotto i tacchi probabilmente la sera prima aveva maltrattato un povero addetto al servizio clienti perché il suo coupon non funzionava. Peggio ancora, sono quasi certo che il coupon non funzionasse perché lei non aveva letto le specifiche sul retro, come il novanta per cento della gente. Bum. Il karma colpisce ancora.

C'è però una cosa che mi piace ancora di più degli atti casuali di giustizia dell'universo. Non mi entusiasmo facilmente e non ho l'abitudine di sorridere - ma godo da morire aspettando che il karma colpisca qualcuno che mi ha fatto incazzare.

Ed è così che tutto è cominciato.

Abitavo sullo stesso pianerottolo di Mr Perfetto. Non sapevo come si chiamasse, anche se ormai viveva di fronte a me da qualche settimana, e nemmeno avevo intenzione di scoprirlo. Probabilmente era un nome di merda tipo "Woojin", "Soobin" o "Beomgyu". Tipi come lui avevano sempre uno di quei nomi lì, come fossero appena scesi da uno yacht con i mocassini ai piedi e un golf legato in vita.

Mr Perfetto non si vestiva così, ma ce l'avrei visto benissimo. Forse per i capelli o perché aveva una di quelle facce odiose che rendono bello anche un calvo. Magari perché guardandolo riuscivi praticamente a vedere la sfilza ininterrotta di persone assolutamente magnifiche che avevano fatto l'amore tra di loro per dare alla luce un uomo con i geni ideali. O forse perché si teneva in forma a un livello ridicolo - cioè, insomma, a chi serve un corpo che sembra stia cercando di liberarsi con classe da qualsiasi cosa indossi, un muscolo perfettamente tornito alla volta?

Avevo deciso, in un attimo di stravaganza, di concedergli una possibilità, il giorno in cui aveva traslocato. È importante tenere a mente che la mia decisione non aveva quasi nulla a che vedere con il suo bell'aspetto o con qualsiasi bizzarra fantasia nata attorno a lui e al mio respiro affannoso. Niente di tutto ciò. Volevo solo dare prova di buon vicinato. Invece di fulminarlo con lo sguardo come facevo di solito, mi ero limitato a guardare nella sua direzione aspettando che si presentasse. Gli avevo persino rivolto uno di quei leggeri cenni che si scambiano gli uomini: di solito alzano il mento oppure lo abbassano leggermente, e avevo proposto una delle due varianti.

Non mi aspettavo chissà che. Forse un cenno col mento, all'insù o all'ingiù. Forse un sorriso. Forse che mi trascinasse in camera sua per possedermi, travolto dalla mia bellezza selvatica.

Invece mi ignorò del tutto. Non incrociò nemmeno il mio sguardo. Zero. Quindi, nelle immortali parole dei ragazzini delle medie, a quel punto "era guerra".

𝕌𝕟𝕒 𝔻𝕠𝕝𝕔𝕖 𝕊𝕠𝕣𝕡𝕣𝕖𝕤𝕒 {𝕐𝕠𝕠𝕞𝕚𝕟}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora