Capitolo 5

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JIMIN'S POV:

Mi appoggiai al bancone della reception della Galleon. La festa era a uno dei piani superiori. Io ero il comitato di benvenuto per chi si presentava al piano terra. Taehyung perlomeno mi conosceva abbastanza bene da sapere che non avrei sorriso e detto una frase carina a chiunque fosse entrato. In effetti aveva accennato qualcosa a proposito di "indicare la strada agli ospiti", ovvero spiegargli quale pulsante schiacciare in ascensore, ma non volevo rubare il lavoro al poveraccio che ci stava seduto dentro apposta con uno stupido berretto in testa. Quindi mi misi comodo e ammazzai il tempo guardando il telefonino e fingendo di non vedere le occhiatacce della gente.

Una delle mie attività preferite era spulciare Reddit, ed era così che ero incappato in quei fatterelli sull'aquila codacuneata poche ore prima di dover cagare quella pepita di stronzate nella stazione della metropolitana. Sembrava che Dohyun si fosse bevuto la scusa, pur bofonchiando.

E comunque non avevo veramente intenzione di usare i visori o le cimici. Almeno credo. Semplicemente mi stavo annoiando e per puro caso mi trovavo nell'androne del nostro palazzo quando lui era uscito di casa. Forse in un punto dove sapevo che non mi avrebbe visto.

Persino nella mia testa suonava come una balla. C'era una sagoma muscolosa di un metro e novanta proprio al centro della mia mente e io ero più che felice di continuare a fingere che non esistesse, così come evitavo con cura pile di altri ricordi repressi. Con il passare del tempo il mio cervello era diventato la stanza di un accumulatore seriale, che dovevo attraversare al buio. Ogni tanto urtavo un ricordo sgradevole o una conversazione traumatica, ma per la maggior parte del tempo ne rimanevo a debita distanza. Così era tutto più semplice.

Si avvicinò una coppia. L'uomo era in giacca e cravatta, la donna in abito lungo nero coperto da quello che sembrava un motivo a squame di pesce iridescente. Era figo, però mi guardavano come se si aspettassero che mi alzassi a baciargli l'anello; quindi riabbassai gli occhi sul cellulare e li ignorai ostentatamente.

«Siamo qui per la festa. Siamo amici di Kim Namjoon».

«Bene. È nel palazzo di fronte. Se trovate chiuso, bussate e aspettate».

«Il palazzo di fronte?». L'uomo indicò tutta la gente che entrava alla spicciolata e si dirigeva agli ascensori. «E allora tutte queste persone che stanno facendo?»

«Sono venuti per la colonscopia gratuita. Trentaseiesimo piano, se vi interessa. Però dovevate portarvi il lubrificante da casa. Avete...».

I due stavano già uscendo con aria inviperita. Ops. Certa gente non sa proprio stare allo scherzo.

In teoria, avrei dovuto controllare che non arrivasse il vecchio compagno delle superiori di Taehyung, ma non mi aveva detto che ci sarebbero stati centinaia di invitati. Come si aspettava che notassi qualcuno "con gli occhi ravvicinati da furetto e il collo a spaghetto bagnato"? E comunque, che cazzo significava?

Dopo pochi minuti, una ragazza che doveva avere circa la mia età si appoggiò alla scrivania della reception. «Scusa», disse.

Alzai gli occhi con un sospiro che avevo perfezionato a lungo. Doveva servire a spaventare i predatori sociali, come il ruggito del leone informa la savana che è arrivato uno tosto. Per mia sfortuna, la ragazza non batté ciglio. Aveva i capelli scuri, lunghi, legati in una coda di cavallo, con al centro della fronte un ciuffo da dura. Era carina, per una con l'aria da cattiva delle storie; l'abito verde smeraldo le calzava a pennello. Decisi di prestarle attenzione.

«Scusa per cosa?»

«Per l'interruzione. Vedo che sei impegnato, ma mi chiedevo, non è che potrei nascondermi qui dietro per un paio di minuti? C'è un tizio che mi sta importunando e io...».

𝕌𝕟𝕒 𝔻𝕠𝕝𝕔𝕖 𝕊𝕠𝕣𝕡𝕣𝕖𝕤𝕒 {𝕐𝕠𝕠𝕞𝕚𝕟}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora