JIMIN'S POV:
Mi sfuggì un sospiro dal profondo dell'anima. Per alcuni, il sospiro era un grido di aiuto. Volevano che il loro prossimo, preoccupato, si chinasse su di loro dicendo: "Oh, tesoro, che succede?". Per me, era più un avvertimento. Significava che avevo i nervi a fior di pelle e nessuna voglia di sentire cazzate da parte di chicchessia. Il mondo era un posto crudele e lo ero anch'io, se mi facevano perdere la pazienza.
Ero al lavoro. Ufficialmente, svolgevo il ruolo momentaneo di "segretario". Quattro anni di università, venticinque a fare smorfie e lottare ogni volta che sentivo di quegli impieghi offensivi e umilianti, in cui i ragazzi gay e donne erano anacronisticamente sottomessi all'uomo alpha, e bam. Segretario. Momentaneo, tra l'altro.
Ero stato proprio un fenomeno.
Era venuto fuori che la maggior parte dei superuomini in carriera che ammiravo si era fatto strada nei rispettivi settori grazie a un eccezionale talento, alla fortuna o alle conoscenze dei loro genitori.
Io ne avevo zero su tre. Per il momento.
Non ero mai stato un portento in nulla né particolarmente fortunato. E potevo ringraziare la mia famiglia solo per alcuni ricordi sgradevoli e per gli strani tic caratteriali che erano diretta conseguenza della mia bizzarra educazione. Però, una cosa si poteva dire di me: ero cocciuto e deciso a tirare dritto anche se le possibilità in mio favore sembravano inesistenti.
Quindi, prendevo tempo. Sì, me ne stavo seduto fuori dall'ufficio che un giorno volevo fosse mio, e non dell'altra segretaria in ferie, ma oltre a questo sfruttavo i fine settimana per prendere la laurea specialistica in economia e commercio - cosa che non avrei mai ammesso, nemmeno sotto tortura. Non mi andava che la gente sapesse i fatti miei. I miei genitori avevano cercato di controllare ogni dettaglio della mia vita per tutta l'infanzia. Una volta per conto mio, non avrei ceduto nemmeno una briciola di controllo a nessuno. Se non sapevano niente dei miei sogni, non potevano cercare di dirmi come arrivarci.
Tutto sommato, il mio capo era una persona a posto. Anche questo non l'avrei mai ammesso davanti a lui. Primo perché é il marito del ragazzo di cui mi ero innamorato alle superiori, e secondo perché se gli avessi mai fatto un complimento, poi sarebbe toccato a me chiamare una ditta edile per allargare tutte le porte, in modo da farci passare il suo ego ormai smisurato. A volte pensavo che tanta sicurezza di sé derivasse da una completa inettitudine, altre volte che in realtà fosse un genio del male, dietro quella maschera bonacciona e spesso goffa.
Proprio in quel momento uscì di corsa dall'ufficio come Kramer di Seinfeld, manco fosse bastato il pensiero per evocarlo.
Kim Taehyung. Lui e il suo gemello, Namjoon, erano i proprietari della Galleon Enterprises e io avevo avuto la sfortuna di lavorare come suo... qualcosa. Sapeva Iddio quanto fosse raro che mi desse normali compiti da segretario secondario. Anzi, ero il suo antisegretario. Invece che aiutare la gente a mettersi in contatto con lui e organizzargli le riunioni, avevo il dovere di dargli una mano a evitare tutti e qualsiasi meeting. Sembrava persino incoraggiare la pigrizia e il mio atteggiamento di totale indifferenza al lavoro.
Sia Taehyung sia il fratello erano sposati, ma questo non impediva a ogni donna e uomo single in quella grossa società di esprimere apertamente l'enorme desiderio di un tête-à-tête con uno dei due. C'era una netta divisione di campo su chi fosse l'obiettivo più popolare. Donne più castigate e con una personalità di "tipo A" sembravano sbavare dietro a Namjoon e la sua pragmatica, quasi ossessiva ricerca della perfezione in ogni cosa. Quelle con una personalità del "tipo B" preferivano Taehyung e il suo carattere sfrenato e imprevedibile.
Per me erano tutte sceme. Taehyung e il fratello offrivano uno spettacolo divertente, ma erano pazzi da legare.
Taehyung fece per parlare e in quell'istante suonò il telefono. Lo guardammo entrambi. Era lucido, trendy, color carbone, con un sacco di bottoni che in quattro anni non avevo ancora capito bene come usare.
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𝕌𝕟𝕒 𝔻𝕠𝕝𝕔𝕖 𝕊𝕠𝕣𝕡𝕣𝕖𝕤𝕒 {𝕐𝕠𝕠𝕞𝕚𝕟}
FanfictionJIMIN'S POV: Di solito non mi piacciono molto le persone. Preferisco i gatti. Ma il mio vicino non è come tutti gli altri. Vive nell'appartamento di fronte al mio, ed è il classico tipo abbottonato, con le scarpe costose, profumato come una pubblic...