Un passo più vicino a te.

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I raggi del sole penetrano dalla mia finestra e mi scaldano il viso, apro prima un occhio poi l'altro, sbadigliando. Sono nel mio letto, oggi si presenta una bella giornata. Sposto lo sguardo sulla figura squisitamente fredda in parte a me, una massa scompigliata di capelli bianchi, e nonostante le occhiaie e il viso stanco, Jack sembra un bambino. In un secondo riprendo conoscenza degli avvenimenti della notte scorsa, ed arrossisco. E' quasi una sensazione di beatitudine averlo vicino a me, così innocente, ora posso guardarlo senza sentirmi in imbarazzo. Il viso bianco come il latte, le guance scavate, la mascella imponente, le labbra piene e leggermente rosee le mani lunghe e le dita affusolate e fredde. Gli occhi grandi, blu, profondi. Che mi guardano assonnati.

"Buon giorno Principessa" Le guance mi divampano, sono pure riuscita a farmi cogliere in fragrante. Nascondo il viso voltandomi e sorridendo. Non avevo mai provato questo tipo di calore nel cuore. Cosa mi stai facendo Jack?

"Buon giorno, Jack" Lui mi sorride, alzandosi dal letto. Avevo dimenticato che fosse nudo, coperto solo da un paio di mutande. Le mie guance si infiammano ancora di più. Lo osservo avvicinarsi alla poltrona vicino alla finestra e prendere i suoi vestiti, metterseli e venire di nuovo verso di me.

"Allora, io ho una certa fame? Andiamo a fare colazione ?" Mi chiede porgendomi la mano.

"E se ti vede la servitù? Non posso.." Lui mi interrompe, freddo.

"Non possono vedermi, nessuno può, eccetto tu, ricordi?" La tristezza che regna nel suo viso mi fa sentire un po' in colpa per quel pensiero. Mi alzo, i capelli biondi scompigliati, mi sposto vicino al bordo, alzandomi. Sono mortificata di avergli ricordato che sono l'unica a vederlo. Di certo però. posso capirlo. Per tutta la mia vita i miei genitori mi hanno nascosto al mondo, lasciandomi rinchiusa in una stanza, sola, dimenticandosi di me. Dimenticandosi che io esistevo, ed esisto tutt'ora. La gente pensò persino che io fossi morta di tubercolosi nella culla. Trasparente, sola, diversa e fredda. Proprio come Jack. Apre la porta, facendomi posto. Almeno la galanteria non è morta con lui. Il suo sguardo mi rimprovera, è così triste e mi sento ancora peggio per aver fatto una battutina sarcastica del genere. Brava, Elsa.

Solo ora realizzo, una volta fuori dalla mia stanza, di quanto tempo era che non uscivo, la mia istruzione mi era stata dettata dai miei genitori personalmente. Storia e geografia da mia madre, insieme a musica e artistica. Mio padre mi aveva insegnato la matematica, la letteratura, tattiche militari e governative. Se un giorno dovessi morire, tu prenderesti il mio posto Elsa, e tutto ciò che devi sapere, è ciò che ti insegnerò. Mi diceva sempre. Ma io lo so, che se anche mi insegnava a controllare i miei poteri, al comando del regno ci sarebbe stata Anna. Si sarebbe inventato qualche balla e mia madre avrebbe iniziato a piangere. Ma ora che ci dirigiamo verso le cucine, questo pensiero poteva anche svanire. Non ne ricordo neanche la strada. Jack sembra muoversi agilmente tra i lunghi corridoi, come se li avesse percorso mille volte. E forse è proprio così. Un odorino di frittelle e latte caldo mi fanno venire l'acquolina in bocca, ora che ci penso, ho una fame tremenda.


Ecco a voi il capitolo, scusate l'attesa :)


Horan_cupcake


The Cold Never Bothered Me Anyway.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora