Perché io ho bisogno di te.

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Faceva freddo, molto freddo, mi guardai in giro. Buio, vedevo solo buio. Quando sentii una voce chiamarmi e tutto prese forma. Gli alberi spuntarono dal terreno mentre esso si ghiacciava sotto ai miei piedi. Alzai lo sguardo e c'era la luna piena. Ancora quella voce, come un sussurro. 

"Jack, Jack ho paura" La riconobbi, era la piccola Elsa. Ora era davanti a me sulla neve fresca. Io feci qualche passo per avvicinarmi a lei. Ma il ghiaccio si ruppe, e io caddi nell'acqua. Non riuscivo a risalire, cercavo di nuotare, per arrivare da Elsa e poterla rassicurare. Ma non ci riuscii, i polmoni mi facevano male e la mente mi si stava offuscando. Quandò ripresi conoscienza ero disteso sulla neve. Elsa era seduta e stava giocando da sola. Mi chiesi dov'era Anna, di solito non si separavano mai. 

"Elsa, cosa ci fai qui tutta sola?" Chiesi, ma lei non mi rispose, non si degnò neanche di rivolgermi lo sguardo. Forse era arrabbiata perchè me ne ero andato qualche notte prima lasciandola dormire da sola nel letto freddo. Provai a richiamarla. 

"Elsa? Elsa, rispondimi per piacere." Ma lei non mi sentiva, il cuore mi batteva a mille per la paura. Perchè non riuscivo a farmi vedere? A un tratto lei era lontana, stava piangendo su una bara, mi avvicinai, nella bara c'era una figura non molto chiara, poi Elsa mi guardò, e un po' di pace mi raggiunse. 

"Perchè te ne sei andato? Mi hai lasciato da sola!" Non capivo cosa a cosa potesse riferirsi, mi allontanai, poi guardai ancora nella bara, e mi bloccai. Nella bara ero io. Stava piangendo la mia morte. Iniziai a urlare, ma Elsa sembrava non sentirmi più mentre quell'immagine si allontanava. 

Mi svegliai urlando, nella neve coperto dal mio mantello. Non era ancora sorto il sole. Dovevo raggiungere Elsa. Senza pensarci due volte mi asciugai il sudore e mi misi a correre alternando con piccole planate e salti. Arrivai al castello, mi sporsi dalla grande finestra, ma Elsa e Anna erano sparite. Impallidii. Entrai nella stanza.  Iniziai a cercarle freneticamente nel castello avvolto nella paura. Potevano essere state rapite o peggio. Non riuscivo a trovarle. Quando stetti per rinunciare mi raggiunsero all'orecchio delle piccole risate. E la speranza si riaccese nel mio corpo fremente. Spalancai il portone della sala principare rischiando di scivolare. La sala era ricoperta di ghiaccio e neve. Mi guardai intorno cercando le due bambine. Erano al centro della stanza avvolte nella neve. Elsa stava dando vita a piccole montagne di neve mentre Anna ci saltava sopra allegramente continuando a ridacchiare.Forse, pensai,  non era proprio stato un male donarle un po' dei miei poteri, avremmo potuto fare grandi cose insieme. Elsa spostò lo sguardo e si accorse di me, mi guardò e mi sorrise. Io le sorrisi a mia volta grato sempre di più di avere una piccola certezza di non essere lo sbieco ricordo di una vita passata.  

"Elsa!" Anna aveva gridato, ci voltammo entrambi verso di lei. Era per terra, immobile, a Elsa defluirono i colori dal volto innocente e si fece seria. Elsa corse da Anna e io la seguii a ruota. Oh no, e se Anna fosse morta? Buttai a forza quel pensiero in un angolo remoto della mia mente. Elsa era inginocchiata vicino a lei, le lacrime agli occhi. La stringeva tra le braccia e per un momento il tempo si era fermato. Mi guardai intorno, la neve si era cristallizzata, e il ghiaccio stava riflettendo la nostra immagine, ma nessun suono. Eppure Elsa stava urlando, la vedevo piegarsi e abbraccioare la sorella con le guance bagnate e il dolore tornò familiare in me. Avevo la bocca secca e non riuscivo a dire niente. Se Elsa non si fosse distratta, mi dissi, se non si fosse fermata a guardare me, Anna non sarebbe caduta. Anna sarebbe ancora qui. Non sarebbe distesa per terra immobile e fredda. Nei suoi occhi ci sarebbe ancora gioia, voglia di vivere. 

"Jack, Jack salvala. Solo tu puoi farlo. " In un primo momento pensai che fosse stata Elsa a parlare, ma poi capii. Era la luna, guardai fuori dalla finestra. Era li, che splendeva e sembrava quasi avesse un' espressione preoccupata. 

Ingoiai il groppo alla gola e mi mosi, il tempo era ripartito. Elsa stava piangendo e io la presi di forza spostandola. Lei urlava e si dibatteva ma io mi parai davanti a lei con un'espressione dura. Lei indietreggiò come colpita da una freccia nel petto, ma si fece da parte. Io mi voltai e presi Anna, il battito del suo cuore stava pian piano diminuendo, la presi tra le mie braccia, sentivo la tensione salire. Mi concentrai, chiusi gli occhi e visualizzai nella mia mente un piccolo segno che l'avrebbe fatta tornare indietro da Elsa. Strizzai gli occhi cenrcando di pensare a qualcosa. Quando li riamprii sapevo cosa fare. La poggiai a terra e mi voltai verso elsa che tesa come una corda di violino era appoggiata alla mia spalla. Le presi la mano tra le mie, e mi resi conto di quanto fossero fragili inconfronto alle mie. Le poggiai sul petto di Anna e le premetti. Anna stava iniziando a muoversi a spasmi così levai le mani di Elsa che mi guardava ansiosa attraverso i suoi occhi del colore del mare. Le strinsi tra le mie cercando di trasmetterle più magia possibile mentre dal portone bloccato dal ghiaccio si iniziarono a sentire colpi forti. Ci avevano scoperti. Non avevamo molto tempo, ripremetti con più forza le mani di Elsa sul petto di Anna e questa volta con uno spasmo violento incurvò la schiena, ma poi ricadde senza vita. Riprovai, una volta e un'altra ancora. Il ghiaccio stava cedendo sotto i colpi delle persone dall'altra parte della porta. Ritenta un'ultima volta e Anna, leggermente scossa, iniziò a illuminarsi, piccoli ghirigori di ghiaccio l'attraversarono. Io e Elsa ci guardammo, leggevo nei suoi occhi la tensione e la speranza, erano così evidenti e luminosi che per un momento mi fermai ad osservarli. Alcuni ghirigori si fermarono al cuore, altri proseguirono il loro percorso fino alla testa di Anna illuminandola un'ultima volta. Poi il silenzio, e in seguito si sentirono i cardini cedere sotto il peso dei calci e pugni di un uomo alto e una donna che entrarono insieme a un paio di uomini della servitù, pronti a battersi con il crminale. Un pensiero doloroso mi raggiunse, il criminale ero io. Era colpa mia, ma, ironia della sorte, loro non mi avrebbero mai trovato, perchè io ero un fantasma ai loro occhi, o meglio, neanche a quelli. Mi accertai che il battito di Anna si fosse regolato prima di scostarmi. Elsa mi stava guardando, potevo vedere il suo bisogno di rassicurazione nella sua espressione. Aveva bisogno di me, del mio conforto, di essere stretta tra le braccia e sussurrando qualcuno avrebbe dovuto dirle che sarebbe andato tutto per il meglio. E per un momento fui tentato di farlo, ma la paura di poterle fare del male come alla sorella mi oltrepassò il corpo e l'anima e indietreggiando me ne andai. Lei mi fissava, il dolore nei suoi occhi, l'avevo ferita. Ma io non potevo darle quello di cui aveva bisogno. Io era un fantasma, nessuno mi vedeva. Se ne era dimenticata? Come poteva essere così stupida da non vedere ciò che avevo fatto? Sua sorella era quasi morta per colpa di un mio sciocco capriccio. L'uomo raggiunse le due ragazzine insieme a quella che doveva la moglie e la madre di Elsa e Anna. Saltai sul poggiolo della finestra con le lacrime agli occhi, non dovevo piangere. 

"Jack! Jack non andartene! Io ho bisogno di te!" Aveva urlato Elsa, ma io non mi voltai. Strinsi i pugni e serrai la mascella andandomene. Il disprezzo per me cominciò a crescere e crescere. Caddi e rotololai nella neve fino a fermarmi dolorosamente contro un albero. Dovevo sfogarmi, mi alzai e furioso mi scagliai contro un albero prendendolo a pugni fino a farmi uscire il sangue dalle nocche. Ero così umano, eppure nessuno mi vedeva. Forse era meglio così. L' unica persona che era riuscita a vedermi aveva quasi perso la sorella. Se io non fossi corso al castello, per accertarmi che fosse stato tutto normale, tutto ciò non sarebbe successo. E nonostante io fossi piacevolmente sorpreso di vedere i progressi che Elsa stava facendo con i suoi poteri, ero comunque arrabbiato. Perchè si era dovuta girare verso di me? Continuai a urlare e prendere a pugni alberi, rocce e pezzi di ghiaccio fino a quando non caddi a terra, le mani sanguinanti e la pelle strappata. Piansi, piansi per ore. Guardai la luna alla fine, il sole era sorto, ma lei era comunque presente. Era presente la prima notte che vidi Elsa, era presente quando mi ha salvato, era presente questa notte. Quando avevo quasi ucciso Anna. Amareggiato mi alzai, andando al fiume per lavarmi le ferite, e forse anche qualche pensiero dalla mente. Ero stanco, confuso, arrabbiato. Ora solo più che mai.  

Spazio autrice: ehyy spero che la storia vi piaccia ;) la continuerò al più presto, consideratelo un regalino di natale questo capitolo ahah. 

AVVISO: Se avete problemi nel visualizzare la storia o altro contattatemi in privato e cercherò di rimediare con i mezzi che possiedo. 

BUON NATALE E BUON ANNO! 

-HoranCupcake 

The Cold Never Bothered Me Anyway.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora