Avvertimenti: in questa storia è descritto un omicidio.Dei passi decisi producono rumore di ghiaia schiacciata sotto la suola delle scarpe, un corpo privo di vita viene trascinato dalle braccia, ormai rimaste molli, e traccia una scia di percorso spostando piccoli sassolini presenti per terra.
Le mani che trasportano il corpo, inerme già da un po', impiegano tutta la loro forza, stringono e fanno leva sulle braccia così piccole e sottili a cui sono attaccate, mentre le labbra rilasciano un respiro affannoso ed il viso rimane contratto in un espressione di fatica alla massima potenza.Pensa che gli è costato di più nascondere che uccidere.
Pensa che domani la notizia risuonerà in tutto il paese, nelle radio, nei televisori, non si farà altro che parlare di quanto accaduto.
Si chiederanno chi è stato a compiere un gesto così brutale,
si domanderanno perché,
si scambieranno pareri come se stessero discutendo su una partita e non sulla morte.Che al solo pronunciare la parola le gambe gli tremano, il respiro si riduce al minimo e il sudore scende freddo.
Eppure quel gesto l'ha compiuto lo stesso.
Sarebbe una bugia dire che non ci ha pensato, prima di commetterlo.
Sarebbe falso dire che non ha chiuso gli occhi al momento in cui il suo dito ha premuto il grilletto e una pallottola ne è fuoriuscita andando dritta dritta al petto di chi aveva davanti. Quando li ha riaperti era rimasto solo sangue e un corpo accasciato a terra.È bastato un solo colpo.
Meglio così, ha pensato.
Almeno non ha dovuto udire l'agonia degli ultimi respiri.Lo sistema come meglio può, che sembrerà stia solo dormendo quando domani riusciranno a vederlo. Non gliela toglie, la dignità, nemmeno nella morte. Anche se non si può certo dire che, a parti inverse, sia stato lo stesso.
No, quel corpo la dignità gliel'aveva strappata giorno per giorno a morsi fino a fargli compiere l'enorme gesto di uccidere.Doveva scegliere: o il mio respiro o il suo, una volta per tutte.
Ed ha scelto il proprio, perché si merita una vita felice, per quanto felice possa essere prima che si venga trovati dopo aver ucciso.
Ma, in fin dei conti, anche solo due giorni o 24h di vita vera, gli basteranno.Finito di completare l'opera della morte, si allontana il più possibile da lì e con le dita sanguinanti, estrae il telefono dalla tasca e ne digita un numero.
Al quarto squillo risponde, del resto sono le 2 di una notte di agosto e le persone staranno dormendo, tra un morso di zanzara e un ronzio di mosca, oppure festeggiando muovendosi a ritmo di musica.
Di certo non staranno uccidendo.
In questa ultima notte di agosto, mese che ha portato inferno sia nella temperatura perché caldo sia nella sua vita, una voce dall'altro capo del telefono risponde in allarme, chiede l'indirizzo e promette che sarà lì a breve.Solo dopo aver chiuso la chiamata le ginocchia cedono al peso che questa notte, così calda da levare il respiro, ha deciso di portare.
Crollano, sfinite sulla strada seguite a ruota da lacrime che scendono copiose, senza fine come un fiume, coperte e protette da mani tremanti di sangue sporco ed estraneo.Quando un braccio arriva a cingergli le spalle da dietro, solo allora, interrompe il conto dei brividi, che stavano procedendo senza sosta in una corsa su tutto il suo corpo.
Si aggrappa a quel braccio come unica fonte di speranza.Ricomincia a respirare.
È finita.Note autrice:
Spero che questo universo di Manuel e Simone possa piacervi e divertirvi tanto quanto sta piacendo a me crearlo.Grazie a chiunque voglia immergersi in questo viaggio.
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Sangue.
FanfictionDi Manuel poliziotto. Un omicidio. E Simone psichiatria in una comunità.