È alle 20 di sera che Manuel, fatta una doccia e sistemato casa, apre lo sportello della macchina, siede nel posto di guidatore e accende il motore.
In verità la preoccupazione nei confronti di Simone non si è dissolta del tutto, anzi, a intervalli di ore durante il giorno è venuta a bussare nella porta della sua mente.È tutto troppo strano, si ripete.
Lui che la corsa la utilizza solo quando deve scaricare un'emozione forte: stress, rabbia o felicità.
Ultimamente, però, per quest'ultima hanno trovato un modo diverso di scaricarla che consiste nei loro corpi stretti in un letto.E poi gli occhi, ripensa.
Gli occhi in quello studio glieli ha visti molto bene: preoccupati ed agitati.
Poche volte, da 10 anni di vita insieme, gli occhi di Simone li ha visti così. Ed era sempre per un qualche paziente nella comunità che stava seguendo.
Che fosse anche sta volta così? lo spera mentre compie una svolta con il veicolo e parcheggia difronte alla comunità.È in anticipo di almeno 20 minuti, ma non sente questo tempo di attesa come un peso, non vuole togliere nemmeno un minuto all'altro ragazzo.
Se attendere significherebbe poter vedere il suo viso, l'attesa diverrebbe la sua stessa vita.Tuttavia ha comunque la sua indagine da portare avanti, dalla tasca estrae un piccolo block notes pieno di scritte appartenenti a casi già risolti in passato e casi ancora aperti.
Con l'indice percorre ad una ad una le parole e legge ogni frase che ha scritto in precedenza, la bocca semi aperta e le labbra che si muovono per sussurrare ciò che la mente cerca di riordinare.Il fatto è che, non hanno proprio un inizio.
Chi ha compiuto l'atto sembra averlo studiato nei minimi dettagli per non lasciare nulla di sé dietro.Eppure, qualcosa ci deve essere.
Mai niente si riesce a cancellare o coprire totalmente, rimane qualcosa che un occhio attento carpisce.
Lo sa bene, in tutti i suoi anni di servizio, chi ha coperto le prove poi si è tradito con il nulla, con una sciocchezza.
Ed è questo che lo fa rabbuiare: non aver trovato questo particolare quando è andato a visitare il luogo.
Sicuramente una seconda visita gli potrà servire.
Detto questo a se stesso, alza la testa e compare un sorriso. Sono movimenti involontari quelli che portano la sua mano destra a chiudere il block notes e rimetterlo nella tasca posteriore dei pantaloni.Ciò che provoca il sorriso nei suoi occhi e nelle sue labbra, è la sagoma di Simone appena uscito dalla porta bianca di entrata alla comunità che sistema dei fogli dentro la sua immancabile cartella di pelle.
Compie passi larghi per raggiungerlo e quando quasi gli vuole toccare una spalla, si accorge che una figura femminile è difronte al suo ragazzo, parlano animatamente.
Così assorti che di lui nessuno dei due si è accorto.
Nessuno lo ha notato.-"Ti sto chiedendo aiuto!" pronuncia la voce di Simone
-"Ed io ti ho già detto che, per quanto mi riguarda, puoi fare ciò che vuoi" risponde una voce femminile che sembra priva di qualsiasi emozione.
Simone si mette la mano destra tra i capelli e li scompiglia.È nervoso, pensa Manuel.
Manuel, che i suoi genti li conosce a memoria.-"Io non ho esitato ad aiutare te però..."
-"Simone, ne abbiamo già parlato"
-"No non che non ne abbiamo già parlato! Lo capisci che cosa rischio o no?" ora Simone gesticola e alza appena la voce, questo è un segno di rabbia.
-"E tu capisci il mio perché?"
Simone sbatte i piedi
-"È per questo che ti chiedo una mano! Che cosa dovrò dire a Manuel quando mi parlerà di Giacomo, me lo dici?"
al silenzio e alla testa bassa della ragazza, lui aggiunge un "eh?!".È solo in quel momento che, con i battiti del cuore che compiono corse da atleti vincitori, Manuel decide di fare gli ultimi due passi avanti e poggiare una mano sopra la spalla tesa del compagno.
Fa finta di non aver udito nulla, seppure la sua mente stia già cercando un volto a questo nome: Giacomo.Il tocco della sua mano basta per far regolarizzare di colpo il respiro di Simone, che si gira fingendo un corpo sereno tradito da due occhi con dentro il timore di essere stato sentito. Da quanto è quì? é il suo unico pensiero.
-"Amore, che ci fai quì?"
si baciano in maniera leggera e pura, come lo è tutto il loro amore.
Quando si distaccano il più grande sfiora con i polpastrelli la guancia morbida del compagno, è una carezza che sa di calmante
-"non ricordi? Ti avevo detto che ti venivo a prendere, siamo solo noi" l'ultima parte gliela sussurra, ché una cosa loro non vuole si mischi in mezzo a tutto il grande caos, allora la rende appena udibile tanto da pensare di non essere arrivata.
-"Hai ragione, noi" e invece arriva.Sono due corpi che diventano uno solo con il semplice incastro di dita che si rincontrano.
Da lì, la strada per fondersi diventa in discesa ripida. Discesa che hanno deciso di percorrere in corsa 10 anni fa insieme e bendati, ché tanto in due non si cade mai. Che se hai una storta al piede tu, ti porto io e viceversa. L'amore non lascia mai indietro.
L'amore prende il numero due e lo trasforma in uno, senza fatica o spinte. Perché se esso è presente, sono anzi i numeri a cambiare da soli.Manuel si siede al posto del conducente dentro l'autovettura e Simone in quello del passeggero, accanto.
È sempre piaciuto, a quest'ultimo, guardarlo mentre guida e così, anche in questo momento, prova la stessa emozione perdendosi ad osservare ogni particolare di chi ha accanto, mentre avverte un bacio casto depositarsi sopra la sua mano.Manuel, dal canto suo, dopo aver lasciato quel bacio si rigira quel nome tra la mente perché sicuro di averlo già sentito.
Pensa
si sforza
pensa
e ripensaCon occhi appena sbarrati si ricorda: Giacomo è il nome pronunciato da Di Vetta quando ha trovato quel corpo senza vita.
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Sangue.
FanfictionDi Manuel poliziotto. Un omicidio. E Simone psichiatria in una comunità.