09 | ᴍᴀᴇᴠᴇ

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«Posso appoggiarmi?» Chris indica la mia spalla. Siamo saliti sull'aereo, diretti in Messico. Io ho preso il posto vicino al finestrino, a cui sono appoggiata, Chris è accanto a me, mentre Alaska e Henry sono un paio di file più avanti nella parte opposta del corridoio.

«Sono solo poche ore, è necessario?» Mi fingo scocciata, mentre osservo Chris che mi guarda indignato. È difficile non scoppiare a ridere mentre ha quell'espressione.

«E dai, vorrei riposare. Sei tu che hai preso il posto vicino al finestrino, quindi come minimo mi fai da cuscino. Anche perché se mi dovessi appoggiare al sedile potrei avere il torcicollo per giorni. Vuoi davvero questo? Non eri tu che ti preoccupavi per me ieri?»

Alzo gli occhi al cielo. «Per l'ennesima volta, io non mi stavo preoccupando per te, ma ero oggettiva.»

«Come no» mi sfotte. Poi appoggia la testa sulla mia spalla destra senza più chiedermi niente.

«Io non ti ho detto di sì.»

«Ho deciso di appoggiarmi lo stesso per evitare che tu dicessi di no.»

Trattengo a stento una risata davanti al suo comportamento infantile. Alla faccia delle daddy issues.

Appoggio a mia volta la testa sulla sua, e seguo con lo sguardo la sua mano sinistra mentre mi accarezza il braccio, per poi far intrecciare le dita delle nostre mani.

«Queste non sono cose che dovrebbero fare due scopamici» mormoro, ricordando cosa ci eravamo detti quando avevamo iniziato questa cosa, dopo che aveva scoperto chi sono davvero e cosa faccio nella vita.

«Tu uccidi le persone come lavoro, Maeve!» Chris è sconvolto. Continua a passarsi una mano tra i capelli e cammina avanti e indietro per il salotto. Quando, questa mattina, mi è arrivato un messaggio in cui mi chiedeva di venire a casa sua il prima possibile, di certo non mi aspettavo che avesse scoperto chi sono. Non ho mai mentito sul nome, se avesse fatto ricerche su di me e non avesse trovato nulla, si sarebbe insospettito subito. Ma non mi aspettavo sicuramente che in un mese scoprisse tutto.

«È un lavoro come un altro» alzo le spalle, indifferente. Meglio non dirgli che sognavo di vivere questa vita da quando ero adolescente.

«E vendi marijuana!» La sua faccia sconvolta inizia a farmi sentire leggermente in colpa.

«In questo caso non avevo molta scelta. O vendevo marijuana o vendevano me.» Quella vacanza in Messico era stata davvero... particolare.

Continuo a fissare il poliziotto stando in silenzio, in attesa che si calmi. Diversi minuti dopo vedo che si siede sulla poltrona, fissando il pavimento.

«Hai... Hai intenzione di arrestarmi o denunciarmi?» Chiedo, cauta. La cosa che mi preoccupa non è tanto questo, ma il fatto che dovrei eliminarlo se dovesse diventare una minaccia. E questo mi dispiacerebbe, perché inizio a esserne affezionata.

«Dovrei. Sono un poliziotto, dannazione. Eppure non voglio.» Chris si copre il viso con le mani. Penso sia combattuto tra dovere e... piacere.

Mi alzo dal divano e lo raggiungo, inginocchiandomi davanti a lui. Sospiro, mentre porto una mano a spostare le sue braccia. «Mi dispiace, Chris. Se avessi scoperto che sei un poliziotto quando ci hai provato con me, non avrei mai lasciato che succedesse qualcosa.»

«Cosa dovrei fare?»

Una lieve risata esce dalle mie labbra. «Su questo non posso darti un aiuto. Non sarei oggettiva.»

«Io... Dovrei arrestarti o denunciarti. Sia te che la tua amica, però... Non voglio smettere di vederti, Maeve.»

Mi mordo il labbro. «Chris, se hai intenzione di non dire nulla, deve essere così sempre. Perché se dovessi sentire di non potermi fidare di te, allora dovrò sparire. E se dovessi darmi la caccia, dovrò ucciderti.»

Le manette stanno bene a tutti - Soprattutto quelle col pelo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora