Capitolo 3

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Appena suona la campanella, usciamo tutti insieme accalcandoci all'ingresso come si fa quando finisce la scuola e cominciano le vacanze.

Appena esco dall'edificio, una figura familiare mi saluta dal cancello di uscita.

"Icaro! Ciao" gli corro incontro, abbracciandolo.

È vestito completamente di nero. Ha un maglione a collo alto, una giacca molto elegante e dei jeans attillati. Ai piedi porta degli stivaletti di pelle, semplici. Ha un trucco semplice, non come quello di qualche giorno fa. I capelli sono sciolti, e ha qualche orecchino ai numerosi buchi sui lobi delle orecchie.

"Ciao bellina, come stai?" Chiede facendomi qualche carezza prima che mi stacchi dal suo corpo.

"Io sto bene, ma... come fai a sapere in che scuola vado?" Domando stringendomi nel cappotto.

"Me lo so' fatto dire da Thomas, non me lo diceva a momenti, pensava che volessi rapirti" risponde scuotendo il capo, con l'ombra di un sorriso.

"Che cretino Thomas" rido "Come va la testa?" Chiedo, notando che ha tolto i punti e il livido è quasi scomparso.

"Mejo, grazie. Me voi dà lo zaino?" Accenna col capo allo zaino pieno di libri che sta appeso malamente alle mie spalle.

"Se non ti dà fastidio... siamo in macchina?" Chiedo mentre glielo porgo.

"No, andiamo a piedi. Tanto non è lontana casa mia" faccio mente locale, e mi accorgo che ha ragione.

"Voi prenne quarcosa da magnà? Nun 'o so, un panino, una pizza... altrimenti ti cucino quarcosa io" mi propone mentre camminiamo, e devo dire che sono rimasta più interessata dalla seconda opzione.

"Sai cucinare?" Gli chiedo guardandolo quando calcia un sasso che cade giù dal ponte su cui stiamo camminando, che sovrasta il Tevere.

"Assolutamente sì. Icaro è er maestro d'a cucina, dimmi quarcosa che te lo faccio" sorride, aprendo la porta del condominio dove abita.

Prendiamo l'ascensore discutendo su quale pasta sia più adatta a questa stagione, poi optiamo per una classica gricia che soddisferebbe tutta Italia.

Quando arriviamo all'ultimo piano, nonché quello in cui c'è l'appartamento di Icaro, siamo in silenzio da un po' ma lui decide di parlare.

"Sono... sono contento che tu abbia accettato di dormire da me sabato. Ho scoperto una persona stupenda" dice visibilmente imbarazzato, di fatto non mi guarda nemmeno.

"Penso la stessa cosa" gli sorrido, lasciandogli un bacio sulla guancia proprio come domenica mattina.

Entriamo subito in casa, dove per la seconda volta ci accoglie un calore così piacevole da farmi venire voglia di dormire.

"Metto su l'acqua, nel frattempo che bolle che voi fa'?"

"Non lo so, mi fai vedere la tua casa?" Mi tolgo le scarpe, andando vicino a Icaro che se ne sta ai fornelli ad armeggiare con pentola e padelle.

"Certo. Ecco, vieni" mi cinge le spalle con un braccio e cominciamo a camminare.

"Quello è il bagno più piccolo. Qua accanto ce sta la mia stanza, se la voi vedè di nuovo..." apre la porta per farmi entrare, devo dire che sono curiosa perché come ho già detto non l'avevo osservata per bene.

Appena accende la luce, un'enorme grafica nera si presenta sulla parete grande davanti a noi.

"Quello è..." comincio a bocca aperta.

"La caduta di Icaro" finisce lui, con un sorriso soddisfatto.

Non è l'Icaro di Matisse, è un disegno nella fase in cui si vedono ancora le linee di costruzione.

La Queen e il Duke // DamoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora