L'ISOLA DEL SILENZIO

59 5 0
                                    



Ho finalmente deciso di raccontare dell'isola e so che non tutti mi crederanno, ma solo ora sento il coraggio di tirare fuori tutta la storia. Ora mi sento sicuro, o meglio, non ho più paura delle conseguenze, non mi interessa più sapere ciò che accadrà.

Una sera ho ricevuto una telefonata da un vecchio professore dell'università in cui lavoravo, non eravamo amici ma occasionalmente parlavamo durante i pasti o in cortile fumando, per questo la chiamata è stata una sorpresa, la sua voce era diversa dal solito, era roca e debole, eppure parlava molto velocemente, come se andasse di fretta

"E' stata scoperta un'isola a ovest dell'Africa, è molto piccola e ancora inesplorata, ho prenotato per unirmi in una spedizione ma le mie condizioni stanno peggiorando, forse ti chiedo troppo ma vorrei che andassi al posto mio, non ti avrei mai contattato se non fosse per la fauna locale, è qualcosa di mai visto, è la nostra materia, non voglio soldi indietro, voglio solo che tu vada al mio posto"

Inizialmente pensai di rifiutare, che cazzo vado a fare in un'isola in Africa?

Se davvero è qualcosa di così sensazionale sicuramente ne parlerà a qualcuno più capace o volenteroso di me.

"Ti prego dì di si. Voglio lasciare qualcosa di importante prima di andarmene, raccogli più informazioni che puoi e ti giuro che ti pagherò più di quanto tu possa pensare. Penserò io a scrivere tutto."

A sentirlo parlare di soldi con quella sicurezza mi venne un brivido.

Soldi? Lui? A malapena offriva un caffè e vestiva abiti di seconda mano, ora parla di soldi come se fosse chissà chi.

E se fosse davvero un'occasione così grande da portarmi alla ricchezza?

Se fossi io quel qualcuno più capace o volenteroso?

Così accettai, il mio piano era semplice: faccio la ricerca, intasco i soldi e poi la pubblico io. Se davvero è così tanto malato non ci metterà molto no?

Non ho alcun rimorso per quell'idea, era geniale e senza pecche, come ho già detto non eravamo amici, anzi forse eravamo rivali di cattedra. Povero stronzo.

Dopo circa una settimana sono partito, un aereo per l'Angola, un elicottero per atterrare su una nave nell'Atlantico e infine un barcone per raggiungere l'isola. Non volevano usare l'elicottero per via della fitta vegetazione e per non turbare la fauna locale, mi sembra giusto.

In viaggio con me c'erano poco meno di dieci persone: una vecchia coppia di Inglesi, due Emiri, la nostra guida (sorprendentemente era un bianco), un fotografo francese vestito come un coglione dalla faccia saccente e uno di quei cretini cattolici ratti di chiesa col sorriso stampato sulla faccia

La nostra guida, un tedesco esperto di lingue, ha deciso di usare l'inglese come lingua comune, in alternativa il francese che faceva tanto comodo agli arabi e a quel coglione di un fotografo, ho finto di non conoscere la lingua per ufficializzare l'inglese.

Ci spiega che l'isola è stata scoperta per puro caso, faceva parte di un minuscolo arcipelago ma le altre isole sono state sommerse dall'acqua e saremo il secondo gruppo di spedizione.

Durante il viaggio ho deciso di evitare ogni tipo di conversazione, ma non potevo sfuggire alle chiacchiere degli altri quindi per quasi due ore mi sono beccato una lezione di religione e la biografia del francese.

Finalmente giunti all'isola rimasi stupito dall'assurda vegetazione: alberi tanto alti da rendere impossibile vederne la cima, raccolti in una fittissima foresta, con tronchi poco più larghi di una gamba, separati dall'oceano da forse quattro metri di sabbia finissima e pura, quasi ricordava il talco se non fosse per il colore ligneo e brillante.

STORIE DI UNA TERRIBILE REALTA'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora