IL CAMMINO DEI COLPEVOLI

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Era una punizione, sono stato punito. Non so se per qualcosa in particolare o se per ogni mio peccato, ma sono stato punito.

Non saprei come altro spiegare ciò che mi è successo.

Quella notte avevo litigato con mia moglie per una sciocchezza, ma io sono testardo e pur di avere ragione spesso finisco col diventare saccente e arrogante. Quindi ciò che prima era un litigio sulla sua indecisione riguardo la cena, era poi sfociato in accuse e offese gratuite.

Potessi tornare indietro...potessi farlo anche solo per pochi secondi avrei forse evitato tutto ciò che venne dopo.

Ci urlavamo addosso l'uno contro l'altra, senza più curarci dei nostri sentimenti. Ricordo di non essermi fermato neanche vedendola in lacrime, anzi ho pensato che fosse la solita messa in scena. Mi sento così stupido,di quella sera mi pento ogni giorno.

Preso dalla rabbia sono uscito di casa, abitavamo in una villetta in campagna, non molto lontana da un bosco dove di solito cercavo dei funghi in compagnia dei vicini. Proprio in quel bosco di taiga ho deciso di perdermi per farmi passare l'incazzatura.

Gli alberi sono molto fitti e la vegetazione è ricca, è un posto perfetto per trovare la calma. Camminavo a testa bassa, con gli occhi carichi di lacrime e le mani fra i capelli. A ogni passo non facevo che rimuginare sul litigio "Potevo non dire.." "Potevo non fare..." cercando disperatamente di trovare le sue colpe oltre le mie ma senza successo, vedendomi sempre più come un idiota.

Le lacrime e il buio rendevano difficile camminare fra gli alberi, e spesso mi portavo le mani al volto per la disperazione e per asciugarmi gli occhi.

In quel buio però ho visto trapelare dalle mie dita una luce.

"Ho camminato fino all'alba?" mi sono chiesto.

Quando ho tolto le mani dal volto mi sono accorto non solo che era giorno, ma che non mi trovavo più nel bosco. Ero in una specie di zona desertica, fatta di una terribile sabbia rossastra che rifletteva la luce in maniera fastidiosa, tanto da dover socchiudere gli occhi, un vento arido alzava la sabbia peggiorando ancor più la vista.

Ho provato a voltarmi cercando il bosco ma forse mi ero allontanato troppo, così sono tornato sui miei passi sperando di imbattermi in anche un solo albero ma quella tempesta rossa non mi dava pace.

Vagando nel rosso sono riuscito a intravedere delle persone in lontananza, erano molte e disposte in una fila caotica, come una scolaresca in gita, emettevano dei lamenti forse dati dal fastidio per la tempesta e avvicinandomi seguendo il rumore, senza rendermene conto, anche io ho iniziato a muovermi nella loro stessa direzione.

Non era facile distinguere i loro volti ma potevo capire dai loro lamenti e le loro silhouette che c'erano sia uomini che donne.

Ci muovevamo lentamente e in maniera goffa, vicino a me c'era un ragazzo, non avrà avuto più di venticinque anni, anche lui si lamentava rumorosamente.

"Dove state andando?" Ho chiesto io.

Il ragazzo sembrava confuso e mi ha risposto con quella che pensavo fosse ironia "Tu lo sai?"

"Mi sono perso, sai dirmi dov'è il bosco?"

Ma lui ha continuato a camminare ignorandomi. Ho provato a girarmi per parlare con qualcun altro ma lui mi ha fermato gridando "No! Non ti devi voltare!"

"Perché?" Ho chiesto tornando nella direzione che seguivo prima.

"Non lo senti? Non senti il suo respiro caldo e terrificante sul tuo collo?"

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