• 5 mesi prima •
La mattina dopo aver alterato il loro cervello con quella dannata polverina, Zulema si svegliò trafitta da un atroce mal di testa. Non c'era alcun altro malore fisico che la destabilizzasse in quel modo; il mal di testa la faceva sentire fuori controllo, e lei lo odiava.
Era quasi mezzogiorno.
«Cazzo» sussurrò sottovoce, portandosi una mano alla fronte e serrando gli occhi per via di una forte fitta di dolore, cercando di spostare il cuscino per sedersi, appoggiandosi lungo la parete.
Rimase qualche secondo in quella posizione, destabilizzata e confusa, non perfettamente consapevole del come e del dove.Quando si voltò verso l'entrata della roulotte, notò che Macarena non era sdraiata lì accanto a lei.
Pensò che fosse strano, visto che generalmente era solita alzarsi varie ore prima di lei.
Decise di scrollarsi in fretta le coperte di dosso, per dirigersi verso la loro piccola dispensa e mangiare qualcosa al volo. Frugò in seguito frettolosamente nei vari cassetti in cerca di una qualche bustina che avrebbe potuto placare il dolore alla testa, ma solo la bionda conosceva per bene la disposizione degli oggetti in quella roulotte.
Così abbandonò le sue ricerche, dopo aver lasciato i cassetti in soqquadro: sapeva che Macarena se ne sarebbe lamentata, ma in quel momento non le importava di nient'altro se non porre fine a quelle sequenziali martellate in fronte.Prima di uscire dal van si voltò casualmente verso il tavolo ed il suo sguardo fu catturato immediatamente dalla presenza di un sostanzioso bicchiere d'acqua ed una piccola bustina bianca, disposte da Macarena apposta per il suo risveglio, che aveva immaginato potesse essere scombussolante come lo si era dimostrato.
Zulema non poté trattenere un piccolo sorriso d'innanzi a quel gesto premuroso ed inaspettato.
In quei giorni era stata colta alla sprovvista in quel modo diverse volte, con gesti a cui non era per niente abituata.
Dunque, una volta ingurgitata quella soluzione amara e sgradevole, Zulema decise di raggiungere la bionda, che sicuramente sedeva su una delle loro sdraio situate attorno al focolare spento.
Difatti la trovò accucciata proprio lì.«Buongiorno» esclamò Zulema in tono sereno, grata della piccola attenzione a lei riservatasi, prendendo posto accanto alla bionda.
«'giorno» rispose insolitamente fredda l'altra donna.
Zulema non rispose a sua volta, ma all'improvviso fu colta da una fitta al petto: aveva per un attimo dimenticato quello che era avvenuto la sera prima.
Che Macarena se la fosse in qualche modo presa?
Decise di tastare il terreno.«Sei stata gentile a lasciarmi quell'antidolorifico sul tavolo» soffiò tutto d'un colpo, dondolando parzialmente nell'orgoglio nel pronunciare quella frase. Era un semplice ringraziamento, inoltre anche in forma implicita, ma costituiva ugualmente un'espressione che a lei sembrava urlare a squarciagola "sottomissione".
Ma decise di sorvolare i punti esclamativi che stavano affollando la sua mente in quel momento.
Era genuinamente grata alla bionda per tutta la gentilezza immotivata che le stava riservando in quei giorni.«Anche la mia prima volta fu così» rispose Macarena, addentando un bastoncino di liquirizia.
Chissà se qualcuno in quell'occasione aveva portato anche a lei un bicchiere d'acqua ed una bustina, si domandò Zulema.
Forse io l'avrei fatto, pensò.
Aspetta, cosa? sbarrò gli occhi mentre conversava tra sé e sé. Per la mora quello non era altro che un piccolo, minuscolo segno del fatto che in qualche modo, una parte di lei stava inesorabilmente cedendo.
Prestò attenzione alla sua testa: le martellate erano drasticamente diminuite.
Ma sì, cosa ci sarebbe di male in fondo?Scosse la testa per forzarsi ad uscire dai suoi intricati pensieri contrastanti.
«Come... stai tu?» domandò incerta e totalmente fuori dalla sua comfort-zone. E i suoi tentativi di dimostrare totale indifferenza dopo aver esternato quella curiosità (si perse con lo sguardo in diversi punti del cielo, corrugando le sopracciglia), agli occhi di Macarena non significavano altro che un grande sforzo da parte della mora, nel dedicarle quell'insolita domanda premurosa.
Questo diede vita al paio di fossette che la bionda possedeva, cercando di velare un sorriso per non far sentire a disagio un'apparentemente esposta Zulema.«Il mal di testa non ha risparmiato neanche me» ribatté, mostrando a Zulema una bustina vuota, mantenuta tra due dita.
La regina araba si sentiva sollevata dentro di sé nel percepire un tono meno freddo di quello precedente da parte dell'altra donna, ma era consapevole che molto probabilmente, in qualche modo, la sera precedente l'aveva ferita. E non sapeva come impostare l'argomento, non riusciva a capire se fosse giusto farlo.
Si perse nuovamente nei suoi pensieri.
Forse era semplicemente l'effetto della droga, no?
Ah sì, e anche della birra che la bionda aveva bevuto poco prima.
No, no.
Zulema non ne era certa, ma in qualche modo le premeva sapere come si sentisse Macarena al riguardo.
Ma a come si sentiva lei, invece, ci aveva pensato?
No e poi no.
Da quando si era svegliata era stato solo un "mal di testa - Macarena - io che mi sottometto a lei - Macarena - ancora Macarena".Zulema scosse nuovamente la sua testa, la sua mente era sempre così dannatamente ed incessantemente in movimento.
Occorre sottolineare che le bastasse solo una breve manciata di secondi per concepire tutti quei pensieri, quindi decise di optare per un semplice sorriso di comprensione.
«Forse ne hai presa troppa, visto che non è la tua prima volta» disse, sapendo di star seguendo un percorso di affermazioni mirato per giungere esattamente al punto dove voleva arrivare.«Non era poi così tanta» rispose prontamente Macarena, voltandosi verso Zulema, indossando un'espressione abbastanza neutra.
«Beh» azzardò la mora, «non mi sembravi esattamente te stessa».
Macarena sembrò irrigidirsi, come se le fosse stato appena toccato un nervo scoperto.
«Ero la me di sempre» ribatté, con tono nuovamente glaciale.Zulema sembrò ritrarsi a sua volta nel guscio dopo aver ricevuto quella risposta acida.
Ma qualcosa la spinse a voler proseguire con il suo discorso inquisitorio.
Così finse nuovamente totale indifferenza, questa volta mascherandola con il gettare la mano nel pacchetto di stecche di liquirizia tra le mani della bionda, la quali seguì incontrollabilmente tutta l'azione con gli occhi.Vi fu un attimo di collisione tra i loro sguardi: quello di Macarena era inchiodato sull'interminabile ed ipnotico movimento che Zulema aveva compiuto con la lingua e con le sue sensuali labbra sopra quel bastoncino.
Qualcosa dentro di lei, qualcosa a livello fisico questa volta, la spinse a ritirare subito lo sguardo verso il basso.La mora se ne accorse: forse i suoi sospetti non erano poi così infondati. E questa reazione da parte della donna accanto a lei sembrò quasi divertirla, infatti mentre masticava, sul suo volto prese vita un sorriso soddisfatto.
Come mai tutto questo la intrigava così tanto?
Questo strano gioco di sguardi, quello che era successo la sera precedente... non era casuale.
Aveva impressi nella mente gli occhi impregnati di desiderio di Macarena quando, una dozzina di ore prima, l'aveva afferrata dai capelli e costretta a girarsi verso di lei, per guardarla dritta in volto.Era puro desiderio, Zulema conosceva perfettamente quello sguardo.
E realizzare che in Macarena alloggiasse tale voglia la faceva sentire in pieno potere, in qualche strano, perverso modo.
La mora non era mai stata a letto con una donna, ma sapeva di essere perfettamente in grado di poterne dominare una.Ma allora cosa l'aveva spinta a tirarsi indietro, la sera prima?
Zulema non si era ancora domandata quale fossero invece le sue intenzioni, i suoi desideri, non voleva indagarci sopra, perché se avesse mai potuto scorgere il principio di un sentimento dentro di lei nei confronti della bionda, la sua razionalità sarebbe stata per sempre compromessa.
L'unica cosa di cui era certa, è che la sera prima qualcosa dentro di lei si era irreparabilmente accesa.
Divampata senza freni.Zulema dunque si alzò, incamminandosi verso la roulotte.
Prese le chiavi della loro automobile e vi ci diresse incontro, prendendo posto davanti al vecchio volante in pelle.Macarena la guardò confusa.
«Dove vai?» le urlò a distanza.Zulema mise in moto, accennando un sorriso compiaciuto.
«Non cucinare, Rubia» le rispose, per poi allontanarsi verso la cittadina più vicina al loro accampamento.
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open wounds - zurena
Roman d'amourSolamente una cosa era in grado di piegare una donna come Zulema Zahir in ginocchio: i sentimenti. Questo racconto tratta due giovani vite che non poterono che sfociare in una sola anima racchiusa in quella maledetta roulotte in mezzo al deserto. Ho...