• Presente •
Zulema era ormai in cammino da più di un'ora.
Il sole picchiava forte sulla sua testa, perciò fu costretta ad utilizzare buona parte della bottiglia d'acqua che si era portata dietro per mantenere idratata la sua pelle, affinché potesse prevenire qualsiasi eventuale malore invalidante.
Non voleva che niente e nessuno potesse costituire un ostacolo tra lei e il suo obiettivo.
Secondo i suoi calcoli, Macarena era scomparsa da una sana quindicina di ore; fin troppe, per i suoi gusti. Sapeva che il gancio del pendolo, a furia di oscillare, era come se metaforicamente stesse scavando la sua tomba.
Ma Zulema era lì, sola in mezzo al nulla, percorrendo senza alcun mezzo di trasporto un lungo percorso a lei ignaro, in una zona che non conosceva nemmeno poi così bene.
Stava facendo del suo meglio, ma non le bastava, e questa frustrazione la stava tormentando.Aveva tanta strada davanti a sé e automaticamente ebbe inizio uno dei suoi famosi e complessi flussi di pensieri e di ragionamenti.
Chi diamine poteva celarsi dietro tutto questo?
Era sicura che nessuno fosse a conoscenza del loro accampamento ed era stata sempre molto attenta a non lasciare tracce di alcun tipo per evitare situazioni del genere.
Forse erano semplicemente dei briganti in caccia di soldi, che magari dopo aver ripulito la roulotte avevano deciso di portare con sé anche la povera Macarena. Quale essere umano di sesso maschile non avrebbe voluto approfittare di una bella donna come lei?
Zulema sentì il sangue ribollire in ognuna delle sue vene al solo pensiero. Non poteva pensarci nemmeno, non poteva illustrare visivamente questo pensiero nella sua testa, non poteva accettarlo.
Chiunque fosse il responsabile avrebbe risposto direttamente a lei per tutto quello che avrebbe potuto compiere ai danni della bionda.Zulema proseguì per un altro sofferto paio d'ore.
Seppur iniziasse a percepire l'affaticamento dovuto al clima estremo e il non essersi concessa neanche una piccola pausa, non aveva intenzione di fermarsi, guidata ciecamente da una rabbia dirompente.
Era così concentrata e persa nei meandri della sua mente che non si rese conto di aver terminato l'acqua finché non afferrò nuovamente la ormai vuota bottiglia.
Quella fu la prima volta in cui Zulema interruppe il suo cammino.
Non negò a se stessa che avrebbe potuto rimetterci la pelle se avesse proseguito, ma per lei non era nemmeno concepibile la possibilità di sostare.
Tornare indietro sarebbe stato altrettanto rischioso, e sapeva che prima o poi avrebbe scovato una qualche forma di civiltà.
O almeno, lo sperava.Ma giunta dopo quasi ben 5 ore di cammino, iniziò a sentire l'impellente bisogno di bere.
Il suo stomaco era stretto in un nodo per via della tensione, per cui l'assenza di cibo non era vicina nemmeno un po' a turbarla, ma era consapevole del fatto che se non si fosse dissetata in qualche modo, le possibilità di sopravvivenza, e quindi di salvare Macarena, si sarebbero prosciugate drasticamente.
Non si rese nemmeno conto che la sua egoistica ed amata incolumità, in quel momento esisteva in funzione della bionda.
Zulema in quel momento voleva sopravvivere solo per poterla raggiungere e riportare a casa sana e salva.
Non si sarebbe mai data pace.Così cercò con difficoltà un arbusto che le sembrasse il più vitale possibile, ed una volta trovato si accovacciò accanto ad esso, incominciando a scavare energicamente, con la speranza di percepire un qualsiasi strato di suolo umido.
Ma così non fu.
Si concesse degli istanti di riflessione, chiudendo gli occhi e appoggiando le prime due dita di entrambe le mani sulla fronte, sperando l'aiutassero a concentrarsi meglio.
«Al diavolo» esclamò, cercando di mantenere la calma, prima di alzarsi in piedi e riprendere il cammino.
Aveva superato tante sfide nella sua vita, un po' di sete non sarebbe mai stata in grado di piegarla.
Lei era immortale, come disse una volta alla bionda, tanti mesi prima.
Era immortale ed invincibile, non aveva davvero paura di nulla, men che meno della morte.Ma una quindicina di minuti dopo essersi rimessa in cammino, percepì alle sue spalle il rumore di un'automobile sempre più in avvicinamento.
Era troppo lontana per poter capire chi vi ci fosse dentro, ma a Zulema nemmeno importava.
Sperava solamente che le sarebbe sfrecciata accanto senza nemmeno degnarla di uno sguardo, considerandola invisibile.
Non voleva altre complicazioni.Non andò esattamente in questo modo: quella vettura, giunta in prossimità della regina araba, iniziò a rallentare, fino a raggiungere il passo affaticato della donna.
Zulema si voltò d'istinto verso il finestrino abbassato per metà del veicolo alla sua sinistra, innervosita da quella sorta di invadenza.Nell'auto vi erano due ragazzini, forse anche un po' troppo giovani per poter mettere mani su un auto, ma non le importava e non ne riconobbe nemmeno minimamente l'identità.
«Qué?!» esclamò innervosita Zulema sentendosi insistentemente osservata, non arrestando i suoi passi e concentrando il suo sguardo nuovamente davanti a sé.
«Zulema» esclamò la ragazzina alla sua sinistra.
La mora si bloccò di colpo e di conseguenza così fece anche l'auto.
Al ché sfilò rapidamente la sua pistola dalla tasca, girandosi di scatto verso la vettura e puntandovi contro l'arma.«Non ti conosco» rispose freddamente.
Non era seriamente preoccupata o spaventata, erano due semplici ragazzini.
Ma non si può mai sapere, no?«Ma io conosco te» rispose nuovamente la giovane.
Zulema si concesse un'osservazione più attenta, per confermare a se stessa se davvero non avesse idea di chi aveva davanti: questa ragazzina possedeva lunghi capelli neri, degli occhi azzurri non troppo grandi ed una carnagione decisamente olivastra.
Non aveva la più pallida idea di chi si trattasse.
Il ragazzo sembrava leggermente più grande, aveva degli occhiali da sole che gli coprivano gran parte del volto, ma era palesemente anch'egli un adolescente.La giovane sorrise.
«Non la raggiungerai mai così» affermò.Zulema si perse negli occhi della ragazzina mentre questi si tiravano nel sorriso; le parve di conoscerli.
E la sensazione che provò scrutandoli a fondo non le fu affatto gradevole.«Se mi conoscessi come dici allora sapresti che non ho bisogno di ausilio» ribatté Zulema, abbassando la pistola e riprendendo a camminare nervosamente.
L'auto la seguì nuovamente di passo in passo.
«Ti voglio solo aiutare» esclamò la giovane.
Zulema proseguì imperterrita, sentendosi in qualche modo quasi importunata. Cercò di ignorare la voce che udiva nella speranza di vedere quella vettura superarla e perdersi all'orizzonte.
Non si fidava di nessuno, come ben sappiamo, e non aveva intenzione di perdersi in altri guai.«Mi chiamo Estrella» aggiunse poi la ragazzina, tutto d'un colpo.
Zulema percepì una rapida coltellata in pieno petto.
Era davvero chi pensava potesse essere?
Si fermò tutta d'un colpo, trattenendo il respiro e lentamente si voltò verso la figura alla sua sinistra.«Sono la figlia di Saray» proseguì la giovane, «siete vecchie amiche, no?».
Zulema sentì le sue ossa spezzarsi e ricomporsi autonomamente da sole in un singolo secondo.
Non era trascorso un singolo giorno in cui non le fosse mancata la sua Gitana, a cui aveva dovuto rinunciare per perseguire la libertà che bramava da tutta la vita.
Saray era stata la prima persona in tutta la sua vita ad averla davvero compresa, ad aver incessantemente insistito per conoscere tutta la sua anima ed essere poi in grado di prendere in mano il suo freddo cuore danneggiato.
Non aveva mai conosciuto nessun altro in grado di farla sentire al sicuro come si sentiva con Saray.
Nessun altro, prima di Macarena.Involontariamente, i vispi occhi scuri di Zulema si annacquarono, ma cercò di nasconderlo a tutti i costi.
«Come mi avete trovata?» domandò ai due ragazzi.«Salta sù» rispose con un dolce sorriso la giovane, invitando la mora a prendere posto nel sedile posteriore dell'auto.
E Zulema, con lo sbriciolamento graduale delle sue incertezze, aprì lo sportello di quella vettura, per poi riprendere il viaggio con i due sconosciuti.
D'altronde, quale altra possibilità aveva?
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open wounds - zurena
RomansaSolamente una cosa era in grado di piegare una donna come Zulema Zahir in ginocchio: i sentimenti. Questo racconto tratta due giovani vite che non poterono che sfociare in una sola anima racchiusa in quella maledetta roulotte in mezzo al deserto. Ho...