Roma

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Roma-2002

Sono seduta nella mia Chevrolet viper del 1992, sotto sua maestà, il Colosseo.

Sono nata a Roma 20 anni fa, i miei genitori mi chiamarono Liberty in onore del loro stile di vita, che ora è anche il mio, la libertà.

Mi posiziono sulla linea di partenza, non distolgo lo sguardo dalla strada, non guardo neanche chi c'è alla guida della macchina verde fluo che affianca la mia di un intenso blu elettrico.

Molti di quelli che sono a questa gara questa sera o sono ragazzini che si credono forti solo perché hanno una cosa che gli penzola in mezzo alle gambe oppure sono uomini di mezza età che pensano che ci ammazziamo alla prima curva.

La ragazza che si è posizionata davanti alle macchine è vestita in un modo raccapricciante, pantaloncino oro, o forse dovrei dire mutande, e un top veramente trasparente.

Ma cosa mi aspetto!?

E' un ambiente di soli uomini, dovrei aspettarmelo che li eccita se gli da il via una ragazza mezza nuda.

Mentre sono immersa nei miei pensieri mi rendo conto che le mani della ragazza si sono alzate e tengono in mano due fazzoletti gialli fluo.

Tengo la macchina in posizione, faccio ruggire il mio motore modificato a tal punto da far vibrare i finestrini, devo dire che ho fatto proprio un bel lavoro su questo gioiellino.

Il ragazzo che guida una Toyota Yaris wrc molto malmessa cerca di sovrastare il rombo della mia Viper con il suo ma ovviamente non ci riesce.

La gara comincerà a momenti.

Devo giocarmela bene.

Ho bisogno di quei soldi.

Non potrò stare per sempre sulle spalle di una persona che neanche conosco.

Partiamo.

Sento il flusso del mio sangue scorrermi nelle vene, mi fischiano le orecchie, non capisco se è l'adrenalina oppure il rumore delle ruote che fanno attrito sull'asfalto.

La mia vita mi passa davanti agl'occhi.

L'incendio, l'orfanotrofio, un uomo di cui non mi ricordo il volto, la mia prima macchina, la sua prima modifica e la mia prima gara.

Cambio marcia, accelero ancora e ancora, passo in testa, questo non sa guidare, prende le curve troppo larghe.

Vedo il traguardo, tengo il piede sull'acceleratore, frizione, cambio marcia e accelero di nuovo.

Dallo specchietto retrovisore noto che la macchina verde acido sta aumentando di velocità.

Sta usando il NOS.

"Troppo presto pivello".

A mia volta premo il pulsante rosso che si trova sul mio volante.

La mia macchina comincia ruggire ancora più di prima.

Adoro questo rumore, è rilassante.

Taglio il traguardo e fermo la macchina davanti alla folla urlante.

Mi servono quei soldi e tra scommesse e puntate ce ne sono molti in ballo.

Vado dall'organizzatore della corsa.

"Voglio la mia vincita" dico con fare superiore.

"Certo Lulu, ma fai vincere qualcun altro ogni tanto, sennò la gente non ci viene più" mi dice rivolgendomi un sorriso dolce.

"Sai che odio perdere Ro' " dico strappandogli di mano almeno 1'000 euro contanti.

"Per questo sei la migliore pilota italiana della nostra età"

Ro è il mio migliore amico dai tempi dell'orfanotrofio.

"E comunque, non chiamarmi Lulu lo sai che mi da fastidio" dico sbuffando il fumo della sigaretta appena accesa.
"Lo sai che ti amo quando fai così!?" a quella domanda sbuffo, so benissimo cosa prova per me, ma è solo un amico da parte mia.

"Quando è la prossima corsa!?"

"Non lo so, gli sbirri cominciano a starci addosso e non voglio rischiare"

"Ma guarda te che pappamolla, va bene fammi sapere, ho bisogno di soldi"

"Certo, ma che ci fai co tutti sti soldi?!"

"Devo andare in America"

"Per il tuo tutore sconosciuto!?"

"Esatto, non voglio stare sulle spalle di nessuno, ma almeno voglio sapere chi è e perché proprio lui"

"Ok, fammi sapere quando parti che vengo con te"

"No, vado da sola, anche perché ho bisogno che qualcuno mi tenga la bimba, è pericoloso portarla in America, ci sono troppi controlli e si vede lontano un miglio che è modificata fino al midollo"

"Tranquilla, te la metto nel mio garage, li ci entro solo io"

"Grazie".

Mi giro, monto sulla mia macchina che non mi delude mai e me ne vado a casa.

Appena arrivo sul vialetto levo quella corazza da dura che mi sono costruita intorno e scoppio in lacrime.

Non riesco a capire perché, non ho mai conosciuto ne i miei genitori ne colui che ha fatto ricostruire la casa dopo che l'incendio doloso l'ha distrutta.

CHI SEI!?

Perché non mi hai mai cercato!?

Queste sono le domande che mi attanagliano il cervello da quando tre anni fa ho scoperto che esiste.

Per ora non voglio pensarci, ma lo devo trovare e scoprire chi è e cosa sa sui miei genitori.

L'unica cosa che so è che era un grande amico dei miei genitori, che correvano insieme e che il suo team è il migliore in tutta l'America, nessuno li ha mai battuti.

Devo andare in America.

Il tutore- Dominic Toretto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora