Sei l'unica famiglia che ho

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La vedo lì, seduta sulla sabbia, con i capelli al vento.
Sento qualcosa nel petto, una cosa che non ho mai sentito prima, quasi mi fa paura.
Cammino verso di lei.
Sento il bisogno di parlarle.
"Ciao" dice prima che io possa aprire bocca, ha la voce rotta dal pianto.
"C-ciao" non ho il coraggio di parlare, mi sento in colpa.
"Vieni a casa con noi" Bryan cerca di farla ragionare.
"Quale casa!?" si volta a guardarlo, i suoi occhi sono come quelli di uno zombie, sono gonfi, rossi, mi sento male a guardare questo spettacolo.
"La tua" le dico, a quelle parole si volta di scatto.
Il suo sguardo diventa duro.
"ORA VUOI CHE IO VENGA CON TE!?" urla e ne ha tutto il diritto.
"Si.." cerco di mantenere la calma, non voglio urlarle contro, è l'unica speranza che ho per farla tornare a casa, o almeno per toglierla dalla strada.
"PERCHE'?" continua ad urlare, le fa male la gola, si sente da come parla, la sua voce da rotta è diventata roca.
"PERCHE' SI, PERCHE' VOGLIO DARTI CIO' CHE NON HAI MAI AVUTO" ho cominciato ad urlare, ad ogni mia parola sobbalza sempre di più, le faccio paura.
Guarda me, poi sposta il suo sguardo su Bryan.
"Ok, andiamo".
Mi supera e comincia a camminare.
Monta in macchina e mette in moto.

Liberty POV

Sono in macchina mentre aspetto che loro salgano su quella di Bryan.
Ma che cazzo sto facendo!?
O meglio, Ma che cazzo STA facendo!?, prima mi cerca, poi dice che non gli importa nulla, poi mi viene a cercare di nuovo.
Non capisco perché.
Cosa devo fare!?
Non lo so.
Se solo riuscissi a capire perché lo fa.
Vedo la macchina di Bryan partire, la seguo.
Comincio a piangere.
Guardo la macchina di fronte a me.
La mia mente comincia a vagare, non so esattamente dove va.
L'Italia, Ro', l'America, Dom, Bryan, Mia.
Tutti i volti cominciano a passarmi davsnti agli occhi.
Nel mentre che penso a tutto ciò arriviamo davanti ad una casa, credo che sia di Dom, perché c'è la sua macchina parcheggiata sul vialetto.
Li guardo varcare la porta, io decido di mettermi seduta sugli scalini della porta per fumare.
"Non vieni?" quella maledetta voce.
"Arrivo subito, giuro che non scappo" dico ironicamente, tanto anche volendo mi troverebbe.
"Posso?!" Mi chiede indicandomi il posto accanto al mio.
"Certo..." non ho voglia di parlare con lui, ma forse cominciare a parlarci può farmi bene.
Ma la vera domanda è, DEVI cominciare a parlarci o VUOI cominciare a parlarci?
Cazzo...
Mi stringo la testa tra le mani per cercare di lenire il mal di testa.
"È tutto apposto?" Dice cercando di decifrare il mio sguardo.
"Davvero Dom?, È questa l'unica cosa che ti viene in mente?"
Mi guarda indifferente.
"Si, non so come comportarmi con te"
"Forse potresti cominciare a non dirmi che non ti importa nulla" quanto vorrei picchiarlo in questo momento.
"Hai ragione"
"Non dirmi che ho ragione solo per farmi stare zitta"
"Non lo faccio, se sei come tuo padre sarebbe inutile" dice ridendo.
"Com'era?" A questa domanda rimane senza parole.
"Non so da dove cominciare" sorride.
"Dalla parte migliore"
"Oh, o-ok, sai lui era determinato, in qualsiasi cosa facesse, che fosse una corsa o che aiutasse tua madre in casa"
A quell'immagine sorrido un po, mi immagino un uomo di 40 anni che mette lo stesso impegno che mette nelle corse nei lavori di casa.
"Era straordinario, era protettivo, era forte, era tutto, lui poteva essere di tutto"
Mi scende una lacrima, avrei voluto conoscerlo.
Guardo il cielo e piango in silenzio.
"Se lui potesse vederti ora sarebbe fiero di te"
"No, non credo"
"Perché no?"
"Perché avevo tanti progetti, eppure eccomi qui, seduta a migliaia di chilometri di distanza da casa, sullo stipide della porta di una persona che conosco a malapena"
"Ma  sarebbe fiero del fatto che qualsiasi cosa fai, lo fai per uno scopo ben preciso"
"Già, questo è vero".
Rimaniamo li a parlare per un po'.
"Vieni con me, voglio farti vedere una cosa"
"Dove?"
"Lo vedrai"
Saliamo in macchina.
È buio, non vedo quasi nulla.
Siamo in quello che credo sia un cimitero.
"Siamo arrivati"
"Perché mi hai portata qui?"
"Perché credo tu sia pronta"
Lo seguo senza dire una parola, in tasca ho sempre la mia 9mm.
Si ferma davanti a una tomba.
Fabrizio & Monica Fantini
Fantini? Sono loro?
Lo guardo incredula.
"Sono loro non è vero?"
"Si"
"Perché adesso?"
"Perché mi hai chiesto come erano"
Guardo la tomba con l'incisione della loro morte.
Mi accascio a terra e piango.
Disperatamente.
Sento lui che si siede accanto a me.
"Mi chiedo come ci si sente ad avere una famiglia" tiro su con il naso mentre lo guardo.
"Ti senti protetto"
Non ho parole per descrivere quello che sento in questo momento.
Lo invidio, lui ha una famiglia a coprirgli le spalle.
"Sai, Io e Mia abbiamo perso i nostri genitori quando eravamo abbastanza grandi, quindi quando loro sono morti noi già eravamo in grado di mantenerci da soli, Bryan è arrivato da poco, con Letty, Vince e Jesse siamo cresciuti insieme quindi per qualsiasi cosa potevo contare su di loro" mi osserva per guardare ogni mio minimo movimento.
"Io sono cresciuta in un orfanotrofio di suore" lo guardo, poi continuo " non era permesso fare nulla, apparte pregare, pregavo ogni sera che qualcuno entrasse dalla porta principale e venisse a prendermi, mi sarebbe bastato chiunque, eppure non arrivava nessuno, avevo solo una persona su cui contare lì dentro." Il mio pensiero corre subito in Italia.
"Ah si?" È curioso di sentire il continuo.
"Si, Robert, è arrivato un paio d'anni dopo di me, siamo usciti di lì praticamente insieme, io subito dopo essere uscita di lì ho cominciato a lavorare in qualche officina di alcuni amici dei miei, poi sono arrivati gli attacchi di panico".
Sento la sua mano posarsi sulla mia spalla.
"Continua..."
"Sono arrivati poco dopo che sono uscita dall'orfanotrofio, mi sognavo la notte ciò che avevo vissuto in quel posto infernale", tiro giù la spallina del top facendogli vedere le cicatrici che quegli anni mi avevano lasciato addosso.
"Ma che..." le osserva, ormai sono bianche, ma il dolore del ricordo che contengono è talmente forte che mi sembra ieri quando me le hanno fatte.
"Sai sono particolari"
"Ah si?" Osservo ogni suo movimento.
"Sembrano delle ali" lo guardo mentre passa le sue mani ruvide sul mio corpo.
"Posso garantirti che non lo sono però"
"Continua con la storia, sono curioso ora" mi sorride, è la prima volta che lo vedo rivolgermi un sorriso.
"Ok, ti stavo dicendo che mi sono venuti gli attacchi di panico, prima mi venivano solo di notte, poi hanno cominciato a venirmi anche di giorno, per un po ero riuscita a controllarli, finche un giorno, non me ne viene uno durante una gara" lo guardo sperando che dica qualcosa, invece niente.
"Quella sera ho perso tanti di quei soldi che non mi ricordo neanche quanti fossero".
"Ma avevi quelli che ti mandavo io..."
"Non volevo gravare sulle spalle di nesuuno"
"Ma perché?"
"Perché non ti conoscevo"
"Ah quindi ora che mi conosci userai quei soldi?"
"Ovvio che no" lo guardo mentre ride.
"Vedi Fabrizio, sono riuscito a farla ridere"
Lo guardo sconvolta.
"Glielo avevo promesso"
Lo guardo in silenzio.
Mi da un bacio sulla fronte.
"Sei l'unica famiglia che ho" dico senza pensare, alzo lo sguardo di scatto.
"Io...non volevo....scusami"
"Cosa!?" Mi guarda come se non capisse realmente di cosa stessi parlando.
"Ho detto che sei l'unica famiglia che ho"
"Ah per quello, mi piace che tu pensi a me come la tua famiglia e vedrai che piacerà anche agli altri"
"Non credo che io piaccia molto a Letty"
"A lei non piace nessuno di quelli che mi girano intorno"
"Come mai?"
"Perché prova qualcosa per me, ma per me è solo un'amica"
"Capisco la situazione"
"Comunque dobbiamo andare a riposare, domani dobbiamo fare una cosa importante"
"Cosa?"
"Lo vedrai"
Odio questo alone di mistero che si porta dietro.
"Ok"
Saliamo in macchina e andiamo a casa.
"Ok, allora tu dormi in camera mia e io dormo sul divano"
"No dai ci dormo io sul divano"
"Ma perché? Sei mia ospite ci dormo io"
"No, non ci provare"
"Che testarda che sei, va bene dormici tu"
"AH HO VINTO IO"
"Pivella.."
"Guarda che ti ho sentito"
"Lo so, l'ho fatto apposta"
"Buonanotte" mi dice mentre sale le scale.
"Buonanotte Toretto" gli dico mentre mi accomodo sul letto improvvisato sul suo divano.
Beh di sicuro non è peggio dei Motel che ho girato ultimamente.
Prendo sonno quasi subito, sognando ogni suo piccolo gesto e forse anche qualcosa in piu.


Il tutore- Dominic Toretto-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora