Forks

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Seduta sul letto della camera da letto, Venere riuscì a sentire il rumore dei tacchi di Jane arrivare, infatti dopo pochi secondi, sentì un leggero colpo sulla porta di legno massiccio.
"Posso entrare?" Chiese Jane dall'altra parte della porta.
"Certo, è la tua stanza." Le rispose Venere posando il libro che stava leggendo da qualche giorno, sulle cosce. Desiderava che Jane si sentisse più agio con lei, che interagissero di più e che si lasciasse andare quando stavano insieme. Capiva anche però che non era facile dopo centinaia anni di vita trovare improvvisamente la propria anima gemella, sia che fosse maschio e femmina. Così decise di lasciarle del tempo e aspettare che si iniziasse ad avvicinare lei.

La bionda si sedette anche lei sul letto.

"Che ne pensi di andare a prendere le tue cose?" Domandò sistemandosi meglio sulle coperte rimesse a posto dalla ragazza dopo essersi svegliata quella mattina.
"Si, certo. Dammi un secondo per mettermi le scarpe e prendere un borsone." Si alzò velocemente e si mise le scarpe che erano state abbandonate per terra e prese un borsone di pelle che avrebbe utilizzato per prendere i suoi vestiti.
"Pronta." La informò tornando davanti al letto con un sorrisone stampato in faccia, cose che fu ricambiata con un debole sorriso. Forse quello era stato il sorriso più espressivo ricevuto negli ultimi tre giorni.

Prima di partire, passarono nella sala del trono a informare i maestri del loro breve viaggio.
"Maestri, se ci date il permesso vorremmo tornare a Forks per prendere gli ultimi effetti personali di Venere. Torneremmo per ora di pranzo." Dichiarò Jane facendo un piccolo inchino ai più anziani, movimento copiato dalla rossa.
"Ma certo mie care, andate pure. Ci vediamo più tardi, e non ti preoccupare, ti lasceremo qualche umano con cui sfamarti." Le rispose Aro per poi tornare a trafficare con i suoi fratelli. Senza proferire altre parole, uscirono entrambe, fino ad arrivare all'ingresso del castello, dove avvenne il loro primo incontro.
"Come ci arriveremo  a Forks" Domandò ormai quasi fuori dalle porte, vedendo la vampira alzarsi il cappuccio della tunica nera.
"Normalmente andremmo con il nostro jet privato, ma se sei d'accordo vorrei farti provare una cosa."
Dopo tre giorni dalla loro convivenza, Jane parlò quasi fluidamente, senza dire frasi brevi e soprattutto senza l'impulso di bere ogni goccia del suo sangue. Si stava abituando ad avere quell'odore delizioso di sangue sempre intorno. Era dura, ma ci stava provando con tutta se stessa.
"Bene, che cosa?" Le sorrise guardandosi in giro, cercando di intravedere un'auto o qualsiasi altro mezzo di trasporto.
"Ti riesci a fidare di me?" Le porse in avanti la sua mano, aspettando in ansia la risposta della sua cantante si sangue. Dopo un secondo che sembravano ore, ritirò la mano  delusa, cercando di non farlo notare, ma una stretta leggera le fece tirare su lo sguardo cupo.
"Certo." Mormorò avvicinandosi.
"Ti consiglio di metterti un cappello, ormai è iniziato il frescho per voi umani." Felice, tirò fuori da una tasca un capello pesante che passò a Venere. Quando la roscia la prese dalla sua mano, quando le loro dita si sfiorarono, sentì un brivido correrle su per la schiena. E non era dovuto al freddo, poiché anche Jane aveva sul volta la stessa espressione spaesata.

Venere: come ci arriviamo? Domandò in imbarazzo. Non ci fu risposta, ma velocemente fu catapultata sulla schiena esile della sua vampira.
Jane: attaccati bene. Scherzò iniziando a correre a velocità da vampiro.
Venere: hahaha. Rise per il vento che le arrivò sparato in faccia. Stava quasi per cadere, ma Jane strinse prontamente le sue cosce per tenerla attaccata, e questo gesto fece scatenare uno zoo nella pancia di Venere, che subito nascose la testa nell'incavo del collo della bionda ndo di nascondere il suo sorriso e il suo arrossire, abbracciando più forte le spalle della ragazza.

Con due orette di corsa, e qualche pausa per il troppo vento, arrivarono nella riserva.
Venere: vieni, che stai facendo? Si voltò non sentendo lo scrocchiare delle foglie dietro di lei.
Jane: c'è una forte puzza di cane bagnato qui. Si lamentò sulla soglia.
Venere: Sono a caccia, non li incontrerai. La rassicuró continuando a camminare e si aggiunse un piccolo sorriso, quando sentì finalmente quel piccolo rumore. Camminarono fino all'entrata di casa, dove si diressero nella camera della rossa, ormai non più abitata da tre giorni, tranne che per l'unica ragazza del branco.
Venere: devo prendere poche cose poi possiamo andare per la tua gioia. Le disse prendendo i primi vestiti lasciati sul letto ancora disfatto. Un rumore di passi fece allarmare la vampira.
Jane: sta arrivando qualcuno e l'odore è molto più forte ora. La avvisó cercando un posto dove nascondersi.
Venere: ok, allora... Mettiti sopra l'armadio, non ti vedranno. Con un balzo si mise sopra il mobile e lei continuò tranquillamente a mettere i vestiti nella sacca.
Sam:Dio Venere, cosa ci fai qui! Mormorò vedendola di spalle.
Venere: Ciao ragazzi, sono venuta a prendere i miei vestiti. Informò tutti, o per lo meno, tutti tranne Quill, non presente in quel momento.
Venere: dove sta Quill? Chiese cercandolo ancora tra la folla.
Jared: è rimasto fuori, ha perso il telefono nel giardino. Io glielo avevo detto di non portarlo con se! Comunque, perché stai facendo la valigia? Le rispose con sorriso che si spende lentamente.
Venere: Preferisco che ve lo dica Bella e la sua combriccola di vampiri. Vi posso solo dire che sto bene e che sono felice, molto felice. All'ultima parte alzò lo sguardo, fissando gli unici occhi rossi presenti nella piccola stanza.
Embry: ne siamo felici. Comunque, ho come la sensazione che ci fosse un vampiro nei paraggi. Voi non lo sentite? Domandò schifato, storcendo il suo naso.
Venere: Prima sono stata dai Cullen, devo essere io. Beh, io ho finito, devo andare urgentemente. Ci rivediamo. Andò ad abbracciare uno per uno, come saluto silenzioso. Uscì dalla stanza, poi dalla riserva e aspettó qualche minuto una piccola figura bassa avvicinarsi a lei.
Jane: non uscivano più dalla stanza, non potevo andarmene. Scusa se ti ho fatto aspettare. Si scusó avvicinandosi.
Venere: non fa niente, tranquilla. Ora dobbiamo andare ad una cabina telefonica, così possiamo telefonare A Charlie. Dichiarò andando verso una cabina a qualche metro fuori dalla recinzione. Compose il numero del padre e dopo qualche squillo, la telefonata partì.
Charlie: pronto chi è? Chiese sorpreso, non ricevendo spesso chiamate da numeri sconosciuti.
Venere: Ciao papà. Lo salutò arrotolandosi il filo del telefono intorno al dito.
Charlie: ciao Venere, come stai? Perché mi chiami da un numero sconosciuto? Come ti trovi lì? Ti stai divertendo? Fece domande su domande, e a Venere, non si sa come, non le partirono i nervi.
Venere: sto bene. Sto chiamando da un telefono comune del piano perché ho dimenticato il mio in cabina e non ho voglia di andarlo a prendere. Qui è molto bello e ci sono molte attività quindi sto molto bene. Rispose a tutte le sue domande.
Charlie: ne sono felice. Quando tornerai? Domandò sconsolato. Le mancava sua figlia.
Venere: qui la crociera dura due mesi- fece i calcoli per il tempo di trasformazione e il tempo per convivere con l'odore di sangue umano- e poi non tornerei a casa, tornerei da Jacob e gli altri. Ma probabilmente neanche da loro. Tornando in Italia per un giorno, mi sono ricordata di quanto fosse bella, e pensavo di prendere una casa qui in affitto. Dichiarò con paura di una risposta negativa, ma lo avrebbe fatto lo stesso, anche se era tutta una menzogna, non avrebbe preso nessuna casa a Volterra.
Charlie: io sarei anche d'accordo, voglio il tuo bene, ma chi affitterà mai una casa a una quindicenne. Si preoccupò.
Venere: non ti preoccupare, ci penserò io a questo. Tanto ho tempo. Ti volevo fare un saluto, ora devo andare. Cercò di tagliare corto, e per fortuna, avendo un padre di poche parole, ci riuscì.
Charlie: si, ti voglio bene. Ciao. Attaccò al telefono e si girò verso Jane, rimasta in disparte a dondolare sui piedi.
Venere: possiamo andare. Annunciò camminando nella sua direzione.
Le abbassò lentamente il cappuccio della tunica e finalmente vide un squarcio della vera natura di Jane. Con il leggero sole di Forks, poté vedere per un millesimo di secondo la pelle brillante della ragazza, che immediatamente si ricoprì la parte di pelle scoperta.
Jane: andiamo? Chiese risollevando lo sguardo caduto mentre si ritirava su la sua copertura.
Venere: si certo. Ho lezione con Marcus alle 16:00. Saltò nuovamente sulle spalle della vampira.
Jane: dovremmo farcela. Sussuró guardando l'ora sul suo piccolo orologio antico. Così partirono di nuovo ridendo.

Jane: arrivate. Si fermò e fece scendere la rossa, appena davanti al cancello secondario del castello.
Venere: devo scappare. A dopo. Corse via, ma tornò indietro e lasciò un bacio sulla guancia fredda di Jane e poi ripartí per arrivare in tempo in biblioteca.

Marcus: per oggi abbiamo finito. Domani riprenderemo l'italiano. Parlò sempre lentamente, chiudendo il suo libro, ricoperto da una copertina di pelle, probabilmente vera.
Venere: ma certo maestro. Adesso vado. Cercò di uscire ma il più anziano la bloccò.
Marcus: vorrei trattare con te un argomento abbastanza importante. La ragazza, facendo retromarcia, si sedette nuovamente sulla sua sedia il legno.
Marcus: come va con Jane? So che vi conoscete da poco, ma sento che il vostro rapporto è molto forte, ne ho visti pochi di così. Ne vuoi parlare? Domandò con il suo sguardo morto.
Venere: questa domanda non me l'aspettavo. Comunque, abbastanza bene. Non c'è stato ancora niente di particolare. So che soffre molto per l'odore del mio sangue, quindi per non metterle pressione, non le sto appiccicata, tranne quando lei viene da me. Gli disse felice di aver trovato una persona con cui parlare.
Marcus: secondo me dovresti fare tu la prima mossa. Volevo chiederti anche della tua trasformazione. Quando ti andrebbe di farla? Domandò vedendola presa dai suoi pensieri.
Venere: personalmente, quando volete. Non mi cambia molto. Ma comunque vorrei aspettare e avere prima un contatto con Jane. Ma sì, quando volete, un mese, una settimana. Rispose agitando un po' le mani.
Marcus: bene, riferirò tutto ai miei fratelli. Ora puoi andare dalla tua compagna. Scherzò alzando un briciolo gli angoli della bocca, sempre piegati all'ingiù.
Venere: grazie maestro. Ascolterò il suo consiglio. Sussuró uscendo dalla biblioteca, dirigendosi nella camera condivisa con Jane.

Jane: ho finito la missione, andiamo a fare una passeggiata? Ormai il sole sta tramontando. Entrò nella camera, trovando la rossa a smanettare con delle piccole decorazioni disposte sulla libreria.
Venere: si certo. Il posto dell'altro giorno? Si voltò e andò vicino alla vampira.
Jane: no, oggi un posto nuovo. Uscì seguita da Venere, e in pochi minuti si trovarono all'entrata segreta del castello. Si tirò su il cappuccio vedendo l'inizio del tramonto e iniziò a camminare.
Venere: cosa ne pensi del branco? Chiese camminandole accanto.
Jane: puzzano. Posso dire solo quello. Poi è naturale che non mi piacciano, sono nostri nemici giurati. Fece delle smorfie parlando dei ragazzi, cosa che fece morire dal ridere Venere.
Venere: ma dai sono simpatici. Soprattutto Quill e Seth. Provò a farle cambiare idea.
Jane: chi sono? Domandò accelerando il passo.
Venere: Seth lo reputo un fratellino mai avuto. Invece Quill, è uno membro del branco con cui ho avuto una tresca, ma dopo che si è comportato male, non ci ho più parlato. Le spiegò calciando dei sassi trovati sul sentiero disconnesso.
Jane: che cosa ti ha fatto? Parlò con uno sguardo assassino.
Venere: mi aveva invitata ad uscire, come amici, per andare in spiaggia. Una volta lì, mi ha baciata senza la mia volontà, pur sapendo che per me fosse solo un amico e che mi piacevano le ragazze. Gli ho urlato contro e me ne sono andata. E inoltre non mi aveva detto di essere un lupo muta forma. Affermó sedendosi finalmente nel posto desiderato:

Ci fu un momento di silenzio, poi rinizió a parlare

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Ci fu un momento di silenzio, poi rinizió a parlare.
Jane: non so che dire, mi dispiace. Se vuoi, la prossima volta che lo vedremo, gli staccherò pelo per pelo. Si sedette accanto a lei e si abbassò il cappuccio, rivelando il suo volto angelico, che alla scoperta, si illuminò come se fosse ricoperto di piccoli diamantini di Swarovski.
Venere: merda, sei proprio bella. Le sfuggì di bocca vedendola brillare.
Jane: beh, grazie.
Ed era sicura, che se fosse stata umana, sarebbe arrossita. Lentamente le due ragazze si avvicinarono e finalmente, dopo quattro giorni dal loro incontro, dopo la scoperta del loro legame moto forte, si baciarono come due bambini al loro primo bacio.

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