ᴇɪɢʜᴛ

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sᴜɪ ɢʀᴀᴅɪɴɪ ɪɴ ᴛʀᴀᴠᴇʀᴛɪɴᴏ
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Scese dall'auto con cautela, e sbatté sonoramente la portiera dietro di sé.
Aveva parcheggiato proprio di fronte al ristorante in cui s'erano dati appuntamento ed era anche piuttosto sicuro che la Honda affianco alla sua Ferrari fosse proprio di Max.

Non degnò neppure d'uno sguardo in più quell'auto, ancora ferito da com'era stato trattato, di nuovo.
Ma ignorò il pensiero, e si fece strada sin dentro al ristorante.
Esso era ubicato in una via appartata, confuso tra i negozi che costeggiavano la strada. Aveva i vetri coperti da tende, che lasciavano poco spazio alla vista, ed il tutto era incastonato perfettamente al piano terra d'un bellissimo palazzo in pietre di travertino.

Prima dell'entrata vi era un'enorme scala di soli tre gradini, anch'essi in travertino, che però s'allungava sul bordo del locale per almeno 7 metri. La porta d'ingresso era l'unica da cui si poteva scorgere l'interno del ristorante, poiché completamente in vetro.

All'interno, i tavoli scuri a contrasto con le pareti bianche sapevano di moderno, a loro volta in contrasto con l'architettura antica e lussuosa del palazzo in cui era collocato. Charles camminò in mezzo alle sedie riempite di gente vestita a puntino, ed arrivò alla tavolata organizzata da Pierre.

Lando, Carlos, Daniel, George, Raphaël e Léo (due amici di Pierre), e poi lui. Max.
Tutti sedevano composti ai propri posti, chiacchierando animatamente insieme. Daniel e Max invece s'erano messi in disparte, a parlare di chissà cosa nell'angolo più remoto del tavolo.

Charles salutò tutti con un sorriso e qualche parola accennata, ricevendo altrettanti sorrisi. Prese posto affianco al suo migliore amico, dov'era rimasta una delle due sedie vuote. Guardò l'altra con curiosità, giacché ignorava la lista degli invitati. «È per Fabien, ho invitato anche lui» gli rispose Pierre, anche se non aveva posto alcuna domanda.

«Fabien? Ma non si era trasferito in Inghilterra per fare architettura internazionale?» chiese Charles confuso. Era da anni ormai che non vedeva più quel ragazzo. Una volta lui ed il pilota francese erano un tutt'uno, inseparabili. «È tornato prima di fare la sessione estiva, da quanto ho capito. Sta dalla sorella qui a Monaco»

Charles annuì, ringraziandolo per la spiegazione, e si buttò poi in una conversazione sul calcio con Raphaël, Léo e George.
Si dovette trattenere dal ridere al sentire il ridicolo inglese dei due ragazzi francesi. Non che il suo fosse particolarmente perfetto, certo, ma era proprio delirante sentirli combinare parole stonate in frasi totalmente scollegate.

Cercò però di dargli una mano come poteva, traducendogli diverse parole dal francese. Anche George sembrò divertirsi molto ad ascoltare l'inglese dei due, e la serata per un attimo sembrò prendere una buona piega.

«Messi, yesterday when him... uhm, kick the ballon on the port, understand?» tentò Léo. George lo squadrò sorridendo, ma scosse la testa.  «Oh merde! Charles aide-moi» si rivolse al monegasco.
«Yeah, I think he's speaking about the yesterday's match between PSG and and Real Madrid. You know, the goal by Messi» spiegò, ricevendo un'occhiata di ringraziamento dal francese.

Sentì Raphaël ridere di gusto affianco a loro, seppur nemmeno lui masticasse bene l'inglese. Era davvero una situazione comica.
Charles si girò in cerca dello sguardo di Ralph, ma invece si scontrò con quello di Max, che lo stava fissando già da qualche istante. Il mondo parve fermarsi mentre i loro occhi s'incatenarono , rendendoli incapaci di muovere anche un solo muscolo.

Sembrò passare un'eternità ed i due si belarono l'uno dello sguardo dell'altro. Non ebbero bisogno di parole per capirsi. Per capire che quello non era ciò che volevano.
Max venne risucchiato dal colore chiaro e paradisiaco degli occhi di Charles, e subito sentì una sensazione di rimorso pervaderlo. Aveva sbagliato tutto con lui, e non avrebbe sopportato ancora a lungo la lontananza.

VIRAHA // Charles Leclerc x Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora