ᴛʜɪʀᴛʏᴏɴᴇ

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ɴᴇᴡs
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2 settembre, Belgio

Quella gara la vinse Max, recuperando notevoli punti su Lewis e soprattutto su Charles, a cui si era rotto il motore a metà gara.

Il monegasco ci teneva davvero tanto a vincere quella gara, lì a spa, dove aveva vinto la prima per Anthoine.
Prima della partenza gli aveva portato dei fiori bianchi, poggiandoli affianco a quelli di Pierre sotto al guardrail.

Pierre. Il suo migliore amico. Non parlavano da un pezzo, o perlomeno non in modo serio.
Gli sembrava di aver trascurato totalmente il mondo attorno a lui, le persone a cui voleva bene, per stare con Max. Quell'amore lo stava cambiando, le sue priorità non erano più le stesse e se ne era accorto.

Gli dispiaceva non avere lo stesso rapporto di prima con tutti i suoi amici, e sapeva che la colpa era totalmente sua. Non era stato sincero, e aveva preferito la compagnia di Max alla loro.
Amava Max, ma si accorse che forse stava gestendo tutto in modo sbagliato.

In più doveva ancora dare delle spiegazioni ragionevoli ad Andre e agli altri per averli abbandonati proprio nel mezzo della loro vacanza. Per ironia della sorte erano anche loro lì in Belgio, a vedere la gara.

Non era sicuro però di volerglielo dire, aveva paura di rendere troppo pubblica questa cosa: non voleva che gli sfuggisse tutto di mano.
Era difficile immaginare le conseguenze di far conoscere alle persone sbagliate il loro segreto, ma non aveva alcuna intenzione di scoprirle.

Salutò la madre di Anthoine, che era venuta con la famiglia per vedere lui e Pierre gareggiare. «Mi dispiace non aver vinto» disse guardando verso il basso.
«Oh, tranquillo Charles, non fa nulla. È stata comunque una bella gara» replicò la donna, e lo circondò tra le braccia. «Grazie di tutto».

Si lasciarono e le loro strade si divisero. Charles raggiunse il retro del box RedBull, pronto a congratularsi con il suo fidanzato per la vittoria, anche se gli doleva molto.

Max uscì contento dalla porta di servizio bianca, ed il suo sorriso si allargò ancora di più vedendo Charles. «Amore!» quasi urlò, senza accorgersi inizialmente del guaio che avrebbe potuto causare. «Merda» si tappò la bocca con sguardo spaventato.

«Non ti ha sentito nessuno, tranquillo» lo rassicurò Charles mettendogli un braccio attorno alle spalle e sorridendo. «Bella vittoria, comunque. Facile quando non c'è nessuno contro cui combattere però...»

«Mi sei mancato in pista, avrei voluto farti vedere quanto io sia meglio di te. Peccato che i motori della Ferrari brucino tutti come su un barbecue» rise prendendo in giro il ferrarista, che alzò gli occhi al celo con un volto imbronciato. «Eddai non prendertela» rise ancora.

*

Max era partito per tornare nella sua casa di Montecarlo quella sera, mentre il monegasco si era fermato con il suo preparatore atletico un giorno in più per soggiornare a Bruxelles con sua madre e Arthur. 

Mercoledì Charles aveva pensato per tutto il volo di ritorno, senza nemmeno concedersi qualche minuto di sonno.

Era rimasto con gli occhi aperti e vigili a pensare. Tanto che Andrea, di fronte a lui, gli aveva chiesto cosa non andasse. "Nulla..." aveva risposto cercando di sembrare impassibile.

"Quando pensi di raccontarmi perché sei scappato quest'estate? E da un po' che te lo chiedo, dovresti delle spiegazioni a tutti" aveva replicato l'amico, quasi come se potesse leggergli i problemi in faccia.

Ma la conversazione si era chiusa lì, dopo un'unico sguardo d'intesa: Charles non ne voleva parlare. Ma sapeva che aveva ragione. D'altronde, lo aveva promesso e avevano tutto il diritto di saperlo.

Montecarlo era sempre bella, ma sembrava malinconica sotto il suo sguardo triste.

Andò all'appartamento di Max senza neppure fermarsi a casa sua per lasciare i bagagli.
Bussò con bisogno. E Max fu veloce ad aprire e circondargli il collo con le braccia. «Ciao Charles» disse felice di averlo stretto al suo corpo.

«Ho bisogno di parlarti Max» non voleva sembrare distaccato, eppure in quel momento aveva troppi pensieri per poter calibrare il suo tono. Max quasi ebbe paura di quello che gli avrebbe potuto dire, ma comunque si fece da parte facendolo entrare.

Charles prese un respiro. «So di star affrettando tutto... Mi dispiace doverti mettere così tanta pressione ma io non riesco a tenere tutto questo segreto. Ho paura che mi scivoli il controllo, anzi penso di averlo già perso. Vorrei solo poter dire di noi alle persone importanti della mia vita, so che è un rischio» spiegò, strofinandosi il volto tra le mani.

Era tutto così controverso, senza una risposta valida e corretta.
Sapeva di doverlo dire ai suoi amici, eppure sapeva anche che si sarebbero esposti troppo.

La loro relazione era una cosa proibita, mai avvenuta prima nella storia dello sport. Era qualcosa di socialmente fuori dal pensiero comune. Non era difficile immaginare le reazioni della gente, della FIA, della Ferrari, della RedBull, di tutti.

Però non ce la faceva più.

«Vuoi davvero farlo?» chiese Max con tono serio. «Sai che se è ciò di cui hai bisogno mi impegnerò con te in questa cosa, sai che lo farei. Però è rischioso ed io ho davvero molta paura di fare un passo del genere, quindi ho bisogno che tu mi dica chiaramente che è ciò che vuoi».

Lo era? Si, decisamente.
Max comprese la risposta dal suo sguardo e gli sorrise comprensivo, «allora fallo, chiamali e digli di venire qua così glielo potremmo dire».

Gli prese la mano nella sua, sorridendogli. «Sarò qui con te».
Charles adorava il Max gentile, amorevole e rassicurante che era con lui, solo ai suoi occhi.

Il monegasco afferrò il telefono, e chiamò uno ad uno i suoi amici, per farli venire urgentemente all'indirizzo che gli aveva mandato. Nessuno si sarebbe mai aspettato di chi era quell'indirizzo.

Andrea, Matthew, Raphael e Joris.
In meno di mezz'ora erano lì sotto al palazzo, arrivati in perfetta sincronia.
Charles si affacciò al balcone. «Ei!» urlò attirando i loro sguardi. «Venite al numero 47».

La porta si mosse contro il pugno che le sbatteva sopra. Il rumore smorzò il silenzio ansioso che alleggiava nella stanza.

Max si mise in un angolo nascosto e Charles accorse ad aprire la porta. «Ciao ragazzi... Entrate forza».

Doveva sputare il rospo, o ora o mai più. Li guardò, pendevano tutti dalle sue labbra, tranne Raphael che era intento a scorrere sul telefono. Charles non gli diede alcun peso, infondo aveva tutto il diritto di non ascoltarlo.

«Sentite, volevo dirvi una cosa... Che è anche il motivo per cui vi ho abbandonati quest'estate. Vi assicuro che non era mia intenzione tenervelo nascosto così a lungo, ma è... complicato». Si rigirò i pollici imbarazzato. Ora.

«Sono fidanzato... da qualche mese» sganciò la prima bomba, guardando gli occhi dei presenti ingrandirsi sotpresi.
«Con—

«Con Max Verstappen!» urlò Raphael incredulo interrompendo Charles e lasciando tutti a bocca aperta. Ruotò il cellulare verso gli altri presenti e mostrò a tutti l'articolo in cui una foto ritraeva lui e Max a parlare. "Charles Leclerc e Max Verstappen in una relazione? Soffiata da un testimone" citava il titolo.

«Ommioddio...» dissero in coro tutti, compreso l'olandese che era tronato in sala sentendo la notizia.

«Quindi è... vero?» domandò Andrea vedendo il ragazzo entrare. Lo squadrò per bene, chiedendosi come ci era finito in una relazione con Charles.

«Si, stiamo insieme ma... Cazzo, chi gliel'ha detto? Cazzo». Si mise le mani tra i capelli in completa esasperazione, il mondo gli stava crollando addosso. Era tutto rovinato: carriera, fan, reputazione, vita, lavoro, tutto a puttane.

Max d'altro canto era immobile al centro del salotto con gli occhi fuori dalle orbite sporchi dei segni di un pianto che stava trattenendo. Era successo esattamente tutto ciò che non voleva accedesse.

Tutti sapevano.

VIRAHA // Charles Leclerc x Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora