sᴇᴠᴇɴᴛᴇᴇɴ

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ᴀɴɢᴇʟᴏ ᴄᴜsᴛᴏᴅᴇ
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Flashback, Italia 2011

Max calpestò la pista di kart di Lonato con lunghi passi svelti.
Era arrivato sesto, dopo un contatto che probabilmente aveva causato lui, e sapeva cosa lo aspettava se non si fosse dato un a mossa per andarsene dal circuito.

Suo padre lo stava cercando, di sicuro, infuriato ancor più di sempre.
Aveva perso importantissimi punti nella WSC Series ed ora le sue possibilità di vincerla erano bassissime.
Max non aveva alcuna forza per affrontare suo padre, già com'era il suo umore a terra.

Svoltò dietro ad un capannone ed arrivò sino all'edificio principale del circuito. Non era molto grande, ma conteneva anche un magazzino di discrete dimensioni pieno di kart.

Ci passò in mezzo con passo veloce, ma la sua corsa venne fermato da un braccio, che lo spinse contro al muro con prepotenza rimanendogli tra la gola e il petto.

«Cos'era quella cazzata che hai fatto lì in pista Max?!» gli urlò infuriato suo padre. «Credi che non l'abbia vista? Come hai anche solo potuto pensare di poter fare una manovra del genere in curva sette! Sei un incompetente del cazzo!»

Gli lasciò la presa sulla gola solo per afferrarlo dalle braccia e scuoterlo con violenza. «Hai mandato tutto a puttane! Ti rendi conto?»
Max era immobilizzato nei suoi movimenti e nei suoi pensieri, incapace di ragionare. Scosse la testa in su e in giù velocemente, perché suo padre lo lasciasse stare capendo che se n'era davvero reso conto. «Scusa» sussurrò con la poca voce che gli era uscita.

«Non me ne faccio un cazzo delle tue scuse di merda Max. Io ti sto dando tutto e tu invece sei solo un fallimento, finirai a guidare camion in strada se non ti dai una svegliata, razza di imbecille!» urlò, urlò e urlò.
Max non ne poteva più, voleva solo poter piangere e scappare da quelle parole, da suo padre.

Ma non c'era scampo, ed il suo silenzio stava solo facendo irritare Jos ancor di più.
«Lasciami stare!» piagnucolò il piccolo, con un coraggio che forse avrebbe fatto meglio a non acquisire.

La mano di Jos finì rumorosa sulla sua guancia. Max fece una smorfia di dolore e si portò le dita là dov'era rimasto il segno rosso, mentre una lacrima si faceva spazio sull'altra guancia. Se lo meritava davvero?

«Ti lascio per strada, ecco dove ti lascio!» gli rispose a tono, noncurante del pianto in cui era crollato suo figlio. «E non osare mai più rispondermi così, hai capito?! Non osare!»

Lo prese di nuovo per le braccia e lo spostò con forza via dal muro. Forse voleva spingerlo con ancora più violenza, pensò Max, forse lo voleva picchiare in un altro posto, o forse chissà cosa.
Jos lo prese dalla maglietta e fece andare in dietro il braccio destro per prendere la mira, «adesso ti metto a posto io!» urlò a cinque centimetri dal suo volto.

«Lascialo stare!» disse qualcuno a diversi metri da loro. Charles stava correndo verso i due con tutta la velocità che poteva.
Il pugno di Jos rimase sospeso a mezz'aria, e Max si mise a piangere ancora più forte, lasciando un sospiro di sollievo.

Charles prese Max per le spalle e lo staccò da Jos con prepotenza, mentre quest'ultimo lo guardava incredulo.
«Ma che cazzo vuoi tu? Fatti gli affari tuoi e gira largo Leclerc» gli disse allungando una mano per afferrare suo figlio.

VIRAHA // Charles Leclerc x Max VerstappenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora