Capitolo 10

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Melanie

Nella sala scoppia un boato, tutti parlano contemporaneamente. Arthur mi fissa, sconvolto. Il giudice è costretto a chiedere ripetutamente il silenzio in aula, sbattendo il martelletto.

–Vostro onore, tutta la difesa dell'avvocato Carter non si può considerare valida, perché sta coprendo se stessa ed è personalmente coinvolta nelle vicende dell'imputato – il tono del procuratore è vittorioso – Non ho altre domande.

–Procuratore, lo decido io se la difesa si può considerare valida! – mi guarda in silenzio per qualche istante, evidentemente contrariato – Avvocato Carter, vuole controinterrogare il teste?

Il processo è perduto e con esso anche la mia reputazione, vorrei sprofondare. Faccio cenno di no con la testa, ma sento un trambusto dietro di me. Mi volto giusto in tempo per vedere Sam porgere alla guardia un bigliettino per me. Lo apro, ci sono segnate alcune domande. La guardo stupefatta, ma lei giunge le mani in un gesto di preghiera. So che cosa intende, mi sta pregando di far luce su questa storia. Sono infuriata e umiliata per il colpo basso del procuratore, ma Sam ha ragione. Un'occasione simile non mi ricapiterà più. Mi alzo e mi avvicino al banco.

–Signor Milton, lei vide il signor Thompson insieme a quella ragazza?– resto stupita quando mi sorride allegramente.

–Certo, gliela indicai io! Lo incoraggiai ad andare da lei!

Sono allibita, il mio teste sta facendo a pezzi ogni possibilità di difesa. È impazzito?

–Come mai gli disse di andare da quella ragazza? – proseguo con la seconda domanda suggerita da Sam.

–Quando vidi... la ragazza, capii subito che era perfetta per lui. Chiesi informazioni su di lei e scoprii che oltre ad essere bellissima era anche molto intelligente e di ottima famiglia– mi strizza l'occhio– Non avrei potuto desiderare di meglio. Capii subito che erano fatti per stare insieme e che dovevo assolutamente farli incontrare.

Mi passo la mano sulla fronte. La mia vita mi sta crollando addosso come un castello di carte, mi gira la testa. Mi volto verso il pubblico a cercare Dylan, è pallidissimo, una maschera di cera. Capisco immediatamente che lui non aveva idea delle intenzioni di Milton, e che questi sta dicendo la verità.

–Non ho altre domande, vostro onore.

–No, avvocato. Lei ha un'altra domanda! –mi interrompe Milton, facendomi cenno di girare il bigliettino.

–Imputato, le ricordo che non spetta a lei decidere gli interrogatori! – il giudice mi fissa. È evidentemente arrabbiato, ma allo stesso tempo curioso di capire dove vogliamo andare a parare – Avvocato, ha un'altra domanda oppure no?

Guardo il mio cliente, la domanda può metterlo in seria difficoltà, ma lui mi fa cenno di voler parlare.

–Sì vostro onore, mi scusi. Signor Milton, lei effettivamente pagò Dylan Thompson per... conquistare quella ragazza?

Lui mi sorride allegramente, sembra spassarsela un mondo. Guarda alle mie spalle in direzione di Dylan e poi torna a indirizzare gli occhi castani su di me.

–No. Assolutamente no– scandisce, guardandomi fisso e aggiungendo parole che hanno senso solo per me– E non lo vidi più. Disse che aveva trovato l'amore e che non voleva nient'altro. Lasciò la mia agenzia quel giorno stesso.

Sento che è sincero. Le sue parole scendono fin dentro al mio cuore, spegnendo l'incendio di rabbia e gelosia che lo ha tormentato per tutti questi anni. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e sono costretta ad afferrarmi al banco per non cadere.

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