Capitolo 3

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Dylan

Il suono dell'interfono mi distrae dai miei pensieri. Rispondo svogliatamente alla mia segretaria, chissà da quanto mi sta chiamando.

–Dimmi, Sandra.

–Io dovrei uscire per la pausa pranzo, posso portarle qualcosa?

Pausa pranzo? Ma dov'è volato il tempo? Guardo l'orologio incredulo.

Sono qui da ore, imbambolato alla mia scrivania, pensando a quello che è successo stamattina. Quella donna mi ha stregato. Non avrei dovuto baciarla, ma era così bella in quella tenuta sportiva, accaldata e spettinata, così lontana dall'impeccabile e gelida Regina dei tribunali, che per un attimo ho dimenticato il mio odio. Non riesco a pentirmene, anche se la guancia mi brucia ancora per il suo schiaffo. Lo rifarei, e questa è la cosa che mi spaventa di più. 

Lo rifarei mille volte. Ho bisogno di aiuto.

–Grazie, ma pranzerò fuori. Per favore annulla i miei appuntamenti del pomeriggio.

–Tutti gli appuntamenti? – il suo tono è incredulo e non le do torto, è parecchio tempo che non mi prendo una mezza giornata di vacanza.

–Sì, grazie. A presto – taglio corto, prima che mi chieda se deve chiamare un dottore.

Poco dopo sono a casa di Ryan, una graziosa villetta a Pelham Bay dove lui e Sam trascorrono i fine settimana, insieme a Cat, Bill e Lucy, i tre orfani che sono in procinto di adottare. I miei amici non hanno battuto ciglio quando mi sono praticamente auto-invitato a pranzo, ora però, concluso l'ottimo pasto, i loro occhi sono puntati su di me e c'è un silenzio carico di preoccupazione. Siamo soli nella grande cucina di legno chiaro, Cat è uscita per andare al conservatorio, Bill è in camera sua a studiare per il compito in classe di domani e Lucy è in soggiorno a guardare i cartoni animati in tv.

–Qualsiasi cosa sia successa, con noi puoi parlarne – Sam è la prima a infrangere in silenzio. So che è sincera, ma ho paura di come reagirà.

–Ho bisogno di parlarne con qualcuno– replico – Ma non so se saremo ancora amici quando avrò finito.

–Mettici alla prova – mi incoraggia Ryan.

Sospiro e guardo il bicchiere di brandy che ho davanti, cercando ispirazione sul suo fondo.

–Ho conosciuto Melanie molti anni fa – comincio – Noi... abbiamo avuto una breve storia, durata un week end.

–Mi sembrava che ci fosse qualcosa di strano nel modo in cui vi guardavate! Come vi siete incontrati? – chiede Sam, incuriosita.

–Ad una festa in maschera...– distolgo lo sguardo e lascio che la porta dei miei ricordi si apra, rovesciandomi nell'anima ogni maledetto fotogramma del nostro primo incontro.

***

Il salone dell'hotel è splendidamente addobbato e illuminato e gli invitati nei loro abiti colorati affollano la pista da ballo e la zona del buffet. Donne bellissime e uomini affascinanti danzano con gli ospiti e ovunque io mi giri vedo sorrisi. Nonostante l'atmosfera gioiosa sono di pessimo umore. Non sopporto più questo lavoro e questa vita, vorrei potermene andare e buttarmi tutto alle spalle. Se non fosse che ho bisogno di quei maledetti soldi! Isaac, accanto a me, si sfrega le mani soddisfatto, si preannuncia non solo una bellissima festa, ma ottimi affari.

–Qual è il mio incarico? –domando, passando con gli occhi da una delle signore presenti all'altra e ricambiando i sorrisi che alcune matrone dall'aria rispettabile mi rivolgono. Rispettabili qui in pubblico, certo, non in camera da letto. Mi domando chi di loro dovrò soddisfare stanotte per guadagnarmi il mio compenso.

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