Meredith's POV
Ok bene...sto andando alla grande, l'importante è ricordarsi di respirare o come fare. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto ciò, ma perché...perché. La dea della sfortuna ha, a quanto pare, deciso di prendermi fra le sue grazie e non posso neanche ribellarmi. Non riesco a crederci. Dovevo scontrarmi contro lui...be' ovviamente. Che domanda stupida, ma quanto sei sciocca Meredith? Ah-ah-ah e adesso parli pure da sola. Muoio dalla voglia di piangere, ma non lo permetterò. Ho promesso solennemente che non lo farò mai più da quella notte, mi prendo a schiaffi piuttosto. Scuoto la testa come per far scomparire quei pensieri poco opportuni e continuo con il mio arrovellarsi, cercando di auto incoraggiarmi. Si, ben detto. Vai così. Altro che voglia di piangere, mi sa che qui ci vorrebbe proprio una bella seduta dallo psicologo o meglio...una mega porzione di gelato. Decisamente meno salutare, ma anche meno costosa. No, meglio evitare il gelato, sarebbe una perfetta consolazione, ma andrebbe subito a depositarsi sui miei tanto amati rotolini sulla schiena, poi subentrerebbero i sensi di colpa per tutta quella bontà sprecata per di più per una cosa che non ho neanche il tempo di prendere in considerazione, eccetera eccetera. Con questi pensieri entro in aula, ricevendo un'occhiataccia dalla professoressa Sherman(una vera tiranna, tengo a precisare), la quale decide cordialmente di riprendermi difronte a tutta la classe, per un ritardo di 10 minuti. Per carità, anche io odio i ritardi, l'ho detto e lo ribadisco, sono un perfettina, ma mi sembra un esagerazione, dato che mentre mi rimprovera altri ragazzi stanno sgattaiolando dentro e poi francamente detesto essere fissata da tutti. E' categoricamente fastidioso essere passati ai raggi-x da tutte queste persone che non mi conoscono e che non conosco a mia volta e che si sentiranno in dovere di potermi...come dire, "commentare come una foto". Quando penso che abbia finito con la ramanzina, mi azzardo a dirigermi verso un posto in fondo all'aula che, molto gentilmente, la mia adorata migliore amica si è prodigata a tenermi riservato, mentre se la ride del mio ritardo. Mi siedo con une pesante sospiro, carico di rabbia e frustrazione, poso la borsa sul banco e molto lentamente, mi giro verso la cara traditrice, facendole intendere i miei sentimenti. Noto con piacere il concludersi dei suoi sghignazzi in un respiro mozzato, sentendola mormorare un «oh-oh»sommesso, che mi fa spuntare un ghigno maligno. Sono davvero arrabbiata e glielo faccio intendere lanciandole uno sguardo infuocato.
«Di grazia, vorrei sapere il motivo per il quale, vossignoria, non si sia degnata di svegliare la sua umile coinquilina? La quale al momento si trattiene dal soffocarla»concludo con un sorriso a dir poco agghiacciante. La osservo mentre le sue pupille si dilatano e mi risponde «ehi Dix, lo sai che mi fai paura quando parli in quel modo?» sembra quasi che voglia piangere, bene...sa quanto io possa essere vendicativa, a proposito, non chiedetemi per quale oscuro motivo mi chiama con quel soprannome, non ne ho idea. E' iniziato tutto il giorno che l'ho conosciuta*sospiro* «eee già»
*inizio Flashback*
Era una calda(ah-ah) mattina di novembre e, mi si stava letteralmente congelando il culo, mentre aspettavo l'arrivo dell'autobus per poter tornare al mio modesto appartamentino. Non ce la facevo più ad aspettare, decisi così di tornare a piedi, sempre meglio che continuare a raffreddarsi, ma non prima, ovviamente, di essermi concessa una calda cioccolata per ristorarmi dall'insistente vento gelido che mi attanagliava le membra. Mi diressi cautamente verso il bar più vicino, nella speranza di non arrivarci assiderata...bene...fin qui tutto a posto, più o meno. Finalmente avevo scovato una modesta locanda che potesse ospitare la mia povera figura di viandante disperato, ma il destino avverso *pausa di riflessione* ahimè, volle che fosse chiusa, blindata, off-limit...tutto sembrava pronto a venirmi contro con furia...va bene, va bene, parliamo seriamente. A questo punto vi starete chiedendo cosa centri Nora in tutto ciò. Ebbene, alla fine decisi che sarebbe stato meglio tornare all'università, avrei potuto studiare e sarei potuta tornare a casa con la metropolitana, sempre meglio che continuare a congelarmi. Poi ad un tratto mi ricordai che nonostante tutto, a scuola, vi erano delle discrete macchinette. Non avevo mai provato la cioccolata calda, ma almeno per cominciare il caffè non era annacquato ed io in quel momento non desideravo altro che una considerevole dose di zucchero e calore. Mi incamminai per i corridoi, pensando a cosa avrei potuto studiare in biblioteca, un attimo prima di arrivare a destinazione però mi resi conto che una ragazza stava inveendo contro la macchinetta. Era alta, slanciata, con dei lunghi capelli corvino e un fisico perfetto, l'incarnazione di ciò che io non sarei mai potuta essere. Come se non bastasse il colpo di grazia lo ricevetti, quando sentendomi arrivare si voltò, mostrandomi due occhi azzurri da far invidia all'intera popolazione mondiale. Sembrava una bambola, peccato però che l'insieme fosse rovinato da uno sguardo corrucciato, per usare un eufemismo, allora le chiesi, un po' incerta sulla possibilità di essere sbranata «Ehi...ehm...tutto a posto?» lei si girò di scatto, facendomi sobbalzare, mentre pensavo che la mia fine sarebbe giunta e sporse il labbro inferiore come una bambina di cinque anni «No...uffa...questa fottutissima macchinetta, mi ha fottuto i soldi e io avevo proprio voglia di una cioccolata...» quasi quasi mi mettevo a ridere per il modo in cui piagnucolava «oooo capisco» risposi mordendomi le labbra.
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Di nuovo tu
RomanceMeredith non ha più bisogno di alcuna certezza, finalmente ha raggiunto il sogno di poter frequentare l'università dei suoi sogni, sta frequentando un ragazzo carino ed il suo passato disastroso é ormai lontano anni luce. Ha raggiunto molti obbietti...