Paul's POV
Mi appoggio al muro dell'università per aspettarla e non so cosa pensare perché uno stupido sorriso mi spunta all'idea di incontrarla e parlarle "civilmente", spero con tutto il cuore. Sono così elettrizzato, vorrei riuscire a pensare a qualcosa di intelligente da dire. Provo qualche dialogo mentalmente, ma niente da fare, appena riesco a pensare qualcosa di carino mi sfugge subito e non riesco a ricordarla. Sarei un idiota se non ammettessi di non aver pensato a lei ed al suo buonissimo profumo per tutti questi anni. Il suo ricordo era l'unica cosa che mi rammentava di essere umano, di resistere un po' più a lungo in tutta quella merda, perché era questo che avevo vissuto costantemente. Nulla era andato per il verso giusto dopo quello che avevo scoperto quella sera e da allora credevo di potercela fare da solo, ma tutto ciò che alla fine mi rimaneva e mi rimane adesso è fuggire e nascondermi da questa cosa più grande di me. Ogni volta che mi fermo, mi guardo intorno e penso. E pensare mi uccide lentamente, perché mi fa ricordare chi sono ed io non voglio esserlo, desidero solo una vita normale, è così strano. Allora me la prendo con chi mi ha reso così e vorrei farla finita, è tutto così crudele e a volte piangere è l'unica soluzione, poi però mi viene in mente lei e la sua umanità e mi raccapezzo. Sono io che ho scelto di vivere così, non posso penalizzare nessuno per la mia scelta, se potessi condividere il mio segreto con qualcun altro forse mi sentirei più leggero e non così meschino. A volte mi rendo conto che lei mi ha salvato la vita più volte di quante vorrei ammettere, solo con il suo pensiero. In fondo sono troppo debole. Lei è stata la mia costante, il mio punto fermo, solo vederla, oggi me ne ha fatto rendere conto. La timida bambina con qualche chilo in più, dai brillanti occhi verdi, profondi come gli abissi, le treccine disfatte per il troppo rincorrersi e gli occhiali dalla montatura rotonda. Spesso, anzi troppe volte ho pensato di tornare e ogni volta mi accorgevo che la maggior parte del dolore che aveva provato era colpa mia, ne sono pienamente consapevole. Mi sento così egoista anche al solo pensare di poterle fare di nuovo male e so bene che non ho il diritto di rovinarle ancora la vita. Ho avuto troppe volte una seconda possibilità e le ho ignorate tutte.
Non dimenticherei mai il giorno in cui la conobbi e ricordarlo mi riscalda il cuore, "o mamma come sei diventato sentimentale, non ti facevo così femminuccia" ecco e te pareva, chi non muore si rivede, a quanto pare. "Già mio caro e sappi che mi vedrai molto spesso...e una cosa, se pensi troppo con quel cervellino che ti ritrovi, andrai in autocombustione". Ok be' questo mi preoccupa, non solo parlo da solo, ma mi insulto pure da solo. Meglio ritornare al nostro primo incontro.
*Inizio Flashback*
Era il giorno del mio sesto compleanno. Ero finalmente riuscito ad evadere dalla mia festa, fra l'altro alla quale "presenziavano i colleghi di papà" così mi aveva detto la mamma quella stessa mattina. Stavo correndo verso il cortile dietro casa per giocare con la mia nuova macchinina, ma non avevo fatto in tempo neanche ad usarla che una bambina vi planò sopra mentre scavalcava lo steccato. Rido ancora pensando a quanto la odiai in quell'istante, non che mi mancassero i giochi, men che meno le macchine, ma quello ero il primo regalo di compleanno decente della giornata. Il gioco era ormai andato, distrutto e mi preparavo a sgridare quella mocciosa, ma appena lei sollevò la testa sporca di fango, mi incantai in quelli che pensai fossero gli occhi più incantevoli che avessi mai visto. A volte quando in quegli anni la situazione diventava complicata, mi ritrovavo a pensare a quegli occhi così spesso e così costantemente che questa dipendenza da un semplice ricordo mi infastidiva, disperato e bisognoso di poterla incontrare ancora una volta. Negli anni avevo sempre pensato in maniera egoistica e possessiva che solo io avrei potuto leggervi dentro con uno sguardo, perché era questo che credevo di fare, nonostante tutto ignoravo quando mi chiedevano aiuto e lei era così brava a nascondersi dietro la sua scintilla di spontaneità e genuinità, che vi credevo. Se avessi potuto, senza sembrare un maniaco, sarei rimasto ore a contemplarli, per il puro piacere di sapere cosa mi aveva donato il destino. Per carità non ho mai creduto in questo genere di cose da femminuccia, ma oddio, se aveste visto o anche minimamente sentito quello che provavo dentro ogni volta. Non riuscirei neanche a spiegarlo, un mix esplosivo di euforia e felicità, conditi con senso del dovere, dovere di proteggerla.
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Di nuovo tu
RomanceMeredith non ha più bisogno di alcuna certezza, finalmente ha raggiunto il sogno di poter frequentare l'università dei suoi sogni, sta frequentando un ragazzo carino ed il suo passato disastroso é ormai lontano anni luce. Ha raggiunto molti obbietti...