Capitolo 9 - Baci Rubati

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Meredith's P.O.V
Sento le sue labbra, incredibilmente soffici, sulle mie e non mi sarei mai immaginata che potesse essere così. E ne voglio sapere di più, molto di più e allora mi sorprendo a rispondere a quel gesto troppo spontaneamente, eppure mentre le nostre bocche si muovono insieme sento il mio cuore pieno e ricolmo di calore. C'è così tanta dolcezza fra di noi in questo istante che, quello stupido organo che ho nel petto comincia a battere talmente forte, che ho il sospetto che lui possa sentirlo mentre mi stringe a se, avvolgendomi la vita con un braccio e poggiandomi la mano sulla nuca, muovendo il pollice in piccoli cerchietti che mi provocano scosse di piacere immenso. La mia mano viaggia automaticamente per posarsi sul suo petto e mi sembra che nonostante tutto, quello sia il suo posto, proprio sopra il suo cuore. Sento la sua lingua picchiettare sulle mie labbra. La lascio entrare dolcemente e lentamente per conservare la dolcezza di questo istante, ma non sembra funzionare perché Paul geme sonoramente nella mia bocca e non ricordo di aver sentito un suono più sensuale e appagante. Lo esploro a mia volta perdendomi nel suo sapore. Ci sfidiamo in una lotta contro il piacere montante. Lo assaggio, succhiando leggermente e passo la lingua sul suo palato, scoprendo con piacere che sa di agrumi e qualcosa di ancora più dolce. I muscoli del ventre si contraggono e premo fra loro le cosce quando sento un colore umido provenire dal centro del mio corpo. Vengo ripagata con un altro gemito. Mi morde il labbro con forza, succhiandolo e inumidendolo. Sono inebriata e non riesco a pensare a niente se non a quanto mi sembri giusto questo bacio. E lo so che prima o poi finirà ed io dovrò rimettermi nei panni della nuova Meredith, però per un attimo voglio avere bisogno di lui, qui con me e poter credere o almeno sperare che duri per sempre. Non ho bisogno d'altro. Solo per un istante ancora.
Ci stacchiamo con uno schiocco. Lui poggia la fronte sulla mia mentre ansimiamo in maniera quasi indecente. Sento le labbra gonfissime e il senso di colpa comincia a impadronirsi di me, perché ogni volta che sono insieme a lui mi umilio in questo modo, facendomi trasportare. Cerco di allontanarmi, ma Paul mi stringe con ancora più decisione. Inalo il suo profumo e per ora cerco di regolarizzare i battiti del mio cuore.
«Oh piccola Meredith...quanto mi sei mancata...» sussurra con il fiatone. Mi irrigidisco all'istante. Tendo entrambe le braccia contro il suo petto per allontanarlo.
«Non posso...» dico con voce tremante. La paura comincia a crescere dentro di me.
«Non posso, ti prego lasciami...»alzo la voce disperata e cerco di scappare ancora. Mi alzo di scatto e lui fa lo stesso.
«Cosa non puoi fare? Non capisco» ha la faccia confusa.
«Tutto questo è sbagliato. Io, tu, tutto. Non posso» continuo imperterrita.
« Cos'è sbagliato Meredith?! Ti prego dimmelo» esclama esasperato e vedo la rabbia nei suoi occhi. Sono io a dover essere arrabbiata eppure ho solo paura di farmi trascinare di nuovo in quello che ero una volta.
«Tutto, tutto. Devo andare» cerco di fuggire. Lui si avvicina a me e prova a fermarmi, afferrandomi un braccio.
« Non toccarmi» quasi urlo in preda a questa disperazione immensa che non riesco a spiegarmi fino in fondo. Lo guardo negli occhi e vedo il rammarico impadronirsi dei suoi, sembra amareggiato. Abbassa la mano lentamente, rassegnato.
« Ti prego » continuo, la sua espressione è peggio di un pugno mello stomaco. Lo fisso mentre continuo ad indietreggiare. È deluso, sono io che lo deludo, questa cosa non dovrebbe farmi male, ma non riesco a pensare ad altro che ad andarmene. Alla fine quando lui abbassa lo sguardo mi volto e corro via.
Mi obbligo a non piangere, perché piangere non è lo sfogo che cerco, vorrei essere più forte di così a volte. Poi però mi rendo conto che questa non è la vera me e che aggiungere l'ennesima finzione non fa altro che distruggermi dall'interno e, la cosa esilarante è che a me va bene. Non mi interessa essere un'altra persona se riesco a rimanere invisibile. È questo quello che ho sempre voluto, no? Alla fine la cosa che mi riesce meglio è questa, fingere, perché nella mia mediocrità e nelle mie bugie posso essere chi voglio, senza aver paura che gli altri possano farmi del male giudicandomi, perché quella non sono io. Forse è per questo che ho così tanta paura di Paul o meglio, di ciò che provo per Paul. Lui sa chi sono, lui è cresciuto con me negli anni e alla fine mi ha ferita troppo duramente. Non posso fidarmi, non voglio fidarmi e non voglio dipendere più da nessuno. Cammino lentamente, riordinare i pensieri dovrebbe essere facile, eppure più ci penso più sento l'ansia crescere dentro di me come le emozioni che mi hanno scatenato quel bacio. Mi sfioro le labbra, ancora gonfie. È stato piacevole, intenso. Ooo ma che dico? È stata solo l'ennesima umiliazione. Da quella sera è cambiato tutto e lui fa finta di niente. Come può? A questo punto pensò che la mia lunga camminta avrebbe dovuto fare il suo dovere, invece mi ritrovo con il cervello ancor più incasinato.
"Ma dico io, a cosa serve nascere con un cervello se alla fine non arriviamo a capo di niente e muoriamo per autocombustione?" già, penso di essere d'accordo, "ovviamente". Devo smetterla di parlare con me stessa e chiedere veramente un consulto ad uno specialista, magari funziona.
"Credici tesoro. L'importante è crederci" si, sperando che basti. Ok adesso finiscila Meredith. Sei una donna forte, indipendente e motivata. Forse posso chiedere qualcosa a Nora, magari lei saprebbe cosa fare. Oddio Nora!! Dovevamo vederci in mensa per pranzo. Se non fosse stato per una certa persona. Signore, quanto sono lunatica e poco coerente. Riesco a passare da un polo ad una altro a tempo di record, sono come una mina vagante. Niente di peggio. In questo momento dovrei essere confusa - e in effetti lo sono - arrabbiata e sconcertata - mi sento anche così - però nonostante ciò voglio tornare indietro perché mi sento maledettamente eccitata. La sua bocca era così morbida e invitante e piena che, non immagino neanche tutto quello che avrei voluto facesse. "Cazzo" ma cosa vado a pensare? Sono proprio fuori di testa e fra l'altro sto diventando proprio scurrile. Ecco appunto, visto. Non riesco a rimanere concentrata troppo a lungo, comincio a prendere seriamente l'idea di essere pazza. Cammino molto più velocemente e quasi vado a scontrarmi con altri poveri studenti. Per il momento basta con sbattimenti vari. "Oddio, ma che dico?" . Devo trovare Nora al più presto. Attraverso tutta l'Università come un fulmine e mi dirigo verso la mensa. La trovo che va avanti e indietro con una strana espressione in faccia. Adesso mi ammazza.
«Nora?» chiamo flebilmente per saggiare il terreno. Si gira con uno scatto a dir poco sorprendente e mi fissa scrutandomi lentamente e poi si fionda su di me.
«Oddio, ero terrorizzata. Non sei venuta e non mi hai avvisata. Non sapevo cosa pensare. Fra l'altro non rispondevi al cellulare» piagnucola stringendomi. Per tutto questo tempo si è preoccupata per me. Un nodo alla gola mi stringe e le lacrime minacciano di straripare. La stringo forte e cercò di rassicurarla dandole qualche colpetto impacciato sulla schiena.
«Tranquilla Nora. Adesso ti prego, andiamo a casa» lei annuisce e per un attimo mi osserva. Poi mi lascia lentamente e come se avesse trovato conferma di quello che cercava, mi risponde.
«Si torniamo a casa » calcando con enfasi l'ultima parola.
Il viaggio in macchina è molto silenzioso eppure rincuorante. Riesco a non pensare a niente per un po'. Appoggio la testa sul finestrino e mi beo della sua freschezza mentre scorriamo veloci per le vie. Vorrei che la strada fosse più lunga per poter riorganizzare le idee. Ora come ora però sono proprio mentalmente esausta. Appena entrate nel vialetto d'ingresso, Nora spegne il motore, ma rimaniamo immobili a guardare dritto qualcosa davanti a noi. Alla fine rilascio un lungo sospiro, adesso mi sento decisamente più al sicuro. Entriamo ancora in silenzio e dopo aver chiuso la porta di casa mi siedo pesantemente poggiando i gomiti sulle ginocchia e tirandomi le radici dei capelli finché non iniziano a farmi male. Nora si siede accanto a me e mi passa la mano intorno alla schiena per confortarmi.
«Cosa è successo?» mi domanda dolcemente. Io mi passò ancora la mano per i capelli.
«Mi ha baciata...e la cosa peggiore è che è stato fantastico» gemo, mentre un singhiozzo mi esce dalle labbra con forza nonostante abbia provato a trattenerlo. Mi strofino il viso e sento le guance bagnate e Nora con un espressione sconvolta. Non mi ha mai vista piangere e il farlo per una cosa così stupida rende tutto più umiliante.
«No, ti prego no, non adesso. No, no, no» cerco di asciugarmi le guance strofinandole continuando però a singhiozzare senza ritegno.
«Va tutto bene, tutto bene...» prova a consolarmi la mia amica abbracciandomi stretta e passandomi la mano in carezze amorevoli sulla testa. Continuo a sussurrare parole strozzate dai singhiozzi contro la sua maglietta. La consapevolezza si fa strada piano piano dentro di me e mi rendo conto che è stato un errore talmente stupido, che vorrei prendermi a pugni. Come ho potuto anche solo permettere che mi trascinasse con se o peggio, che mi toccasse. A questo punto la rabbia prende il sopravvento, come si è permesso di sfiorarmi dopo tutto quello che mi ha fatto. Non dovrebbe avere neanche il buon senso di guardarmi. Ma certo lui è sempre il solito egoista-egocentrico del cavolo. Ed infine la vergogna che ho provato dopo quella sera per tutti i giorni della mia vita finché non ho deciso di scappare qui a Boston. Mi passano per la mente tutti gli insulti che mi sono stati rivolti e mi blocco per un istante. "Guardatela, la grassona. Lo ha fatto ubriacare per poi portarselo a letto"," Lo ha obbligato ad andare a letto con lei ed è stato così tremendo che lui è scappato ","Secondo me è morto sotto il suo peso, per questo è scomparso"," Guardatela è patetica". Un urlo sovrumano mi esce dalla gola. Non devo ricordare. Afferro il primo oggetto che mi capita per le mani e lo scaglio con tutta la forza che ho colpendo una cornice, che cade rovinosamente a terra seguita dal rumore di un vetro infranto. Il cuscino incriminato giace a terra vicino alla vittima della mia rabbia. Sono accecata dal disprezzo che sento per Paul, mentre riprendo a fatica a respirare normalmente. Ho bisogno di sfogarmi. Comincio a tirare pugni e calci alla porta della mia camera ininterrottamente. Lui sarebbe dovuto essere lì con ne, mi avrebbe dovuto sostenere mentre tutti mi insultavano alle spalle per colpa sua, non avrei dovuto seguirlo quella sera. Sono stata un'idiota a credere in lui tutti quegli anni, a vivere come la sua ombra, a consumarmi nella speranza che lui potesse anche solo pensare di ricambiare i sentimenti di una ragazzina insicura e stupida. Continuo a tirare pugni e ripenso alla mia adolescenza, triste in maniera patetica. Grido con tutto il fiato che ho in gola.
«Meredith, adesso basta. Finiscila» tuona Nora con un tono minaccioso e duro. Ma penso che più che altro sia spaventata perché, non mi aveva mai vista comportarmi come una squilibrata con problemi comportamentali. Mi fermo con i palmi stretti in aria e noto dei graffi sulle nocche. Sospiro, stanca e la vergogna torna ancora ad impadronirsi di me. Sono un disastro.
«Scusa» soffio, non sono sicura che mi abbia sentita.
«Non devi scusarti con me. Devi scusarti con te stessa per quello che ti sei fatta» ribatte ancora con tono duro. Mi volto e la fisso. Gli occhi mandano scintille infuocate e la mascella è contratta.
«Sei arrabbiata? Con me?» chiedo confusa e stupita.
«Sono arrabbiata, ma non con te. Sono furiosa nei confronti delle persone che ti hanno fatto tutto questo. Perché sono vili e bugiarde» oh Nora. Mi sfugge un singhiozzo insieme ad una risata. Come farei senza di lei.
« Come ti senti adesso?» si avvicina abbracciandomi stretta.
« Meglio, molto meglio. Avevo solo bisogno di sfogarmi» sospiro con un sorriso stanco.
« Fammi vedere le mani Meredith » mi impone, staccandosi leggermente e guardandomi fisso negli occhi. Mi allontano e gliele porgo, le osservò anche io. Sono giusto un pochino escoriate sulle nocche, ma niente di grave. Lei mi guida nel bagno e mi fa sciacquare le mani e poi vi passa sopra il disinfettante. Adesso sembrano quasi illese e mi sento sollevata di non essermi ferita veramente, non me lo sarei perdonato. Vado in camera mia e mi svesto per mettermi comoda. Una tuta larga grigia ed una semplice canottiera bianca. Mi lego i capelli in una crocchia disordinata e tengo addosso gli occhiali. Mi sento stanca e demotivata a questo punto. Ad un certo punto Nora di fionda in camera mia. Si è cambiata anche lei ed indossa un paio di leggins e una maglietta enorme.
« Che ne dici di una cioccolata e di un film romantico?» propone.
« Lo sai che  odio i film troppo sdolcinati quindi attenta a quello che scegli, ma la cioccolata va benissimo» in fondo la cioccolata è uno dei modi migliori con il quale affogare i propri dispiaceri ed è anche una delle poche cose che Nora riesce a preparare senza dare fuoco alla casa. Mi alzo dal letto e prendo due coperte dall'armadio. Mi infilo nel salotto e mi rannicchio in un angolo del divano ad angolo. Mi copro e aspetto che Nora torni. Ho davvero bisogno di dormire e di provare ad odiare seriamente Paul. Lui è sempre causa di problemi alla fine. La mia amica si siede con attenzione accanto a me infilando una gamba sotto di se e mi porge una delle due tazze bollenti. Prima di bere mi fermo e la fisso.
«Nora, io non voglio rivederlo mai più. Sono stanca di lui» affermò senza esitazione.
«Va bene Meredith, va bene ».

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22, 2017 ⏰

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