Capitolo 8 - Tenersi per mano

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Paul's P.O.V
È la seconda volta che mi sconvolge in questo modo, con le stesse parole. Ma cosa mi è saltato in testa. Mi sento ancora eccitato. Ho ancora la sensazione che il suo corpo sia schiacciato sul mio e sento una per una tutte le sue forme e il suo calore sconvolgenti. Il suo profumo é impresso nella mia testa. Questa nuova Meredith é sexy da morire. Mi lascio sfuggire dalle labbra un sospiro esasperato e frustato e abbasso il braccio, rimasto ancora teso e appoggiato ad uno scaffale della biblioteca. Mi allontano sconsolato, cercando di aggiustare i jeans e rimediare al danno fatto. Devo capire cosa fare. Riesce a confondermi con una facilità impressionante, un secondo prima è fredda e scostante e il secondo dopo mi fa provare sensazioni che non avrei mai immaginato poter sentire per lei. Adesso voglio solo trovarla e fare in modo che la smetta di definirmi "nessuno" perché questa faccenda comincia ad innervosirmi. Mi sono scocciato di essere preso in giro, soprattutto da lei. Non riesco proprio a capire per quale motivo si ostini ad essere tanto stronza. Non permetto a nessuno di trattarmi come un giocattolo. Non le lascerò mai credere che sia facile liberarsi di me. Continuo a rimuginare camminando avanti e indietro per un corridoio e sinceramente non ho idea di dove mi trovo. Non posso neanche chiedere informazioni perché non c'è anima viva, o meglio, in realtà c'è una ragazza, ma non penso di volermi avvicinare a lei. È decisamente inquietante. Indossa un corpetto nero attillatissimo, e quasi mi chiedo se riesca a respirare, in raso nero che non evidenzia affatto il seno inesistente. Ha una gonna nera di pelle che potrebbe essere scambiata per una paio di mutande e dei tacchi talmente vertiginosi che mi vengono i conati di vomito solo a vederli. Questo però è niente in confronto alla faccia, per carità non che sia brutta, ma o santo piripillo, ha un rossetto rosso fuoco che mi fa venire il volta stomaco e gli occhi sono stravolti e arrossati, come se avesse appena fumato qualcosa di pesante. In più i capelli sono di un biondo platino, diciamo più sul bianco e fra l'altro si vede, come si chiama quella cosa quando si vede il tuo colore naturale ? "Ricrescita" si giusto, ricrescita. Comunque penso che si sia accorta che la sto fissando infatti, si sta avvicinando a me con quello che credo lei definisca uno sguardo seducente. Sono semplicemente inorridito. Bleah. "Scappa Paul, scappa" ma che scappo. Dove scappo? Non so neanche dove mi trovo!
«Ehi bello. Stai cercando qualcuno?» mi chiede con una voce melliflua che sembra provenire dai meandri dell'oltretomba. Adesso sono scioccato tanto che tiro le labbra in una linea dura e trattengono il respiro, indeciso se ridere o fuggire a gambe levate.
«Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua?» chiede ancora, notando che io non rispondo.
«Io, ehm...no. Ho bisogno di trovare l'aula di astronomia » dico incerto. Lei allora mi poggia una mano sul petto e a questo punto mi cresce dentro la paura che possa stuprarmi. Aiutatemi.
«Tesoro, so io di cosa hai bisogno. Che ne dici di un giro nella mia camera?» oddio. Mi viene da piangere. Fatta e arrapata. Tutte a me capitano, non è possibile.
«Ehm, no grazie... » concludo questo incontro spiacevole, spostandomi la mano con delle unghia da strega di dosso. Mi allontano quasi correndo mentre brividi di ribrezzo mi attraversano il corpo. O ma che schifo.
Per fortuna la campana suona e vedo gli studenti uscire dalle aule. Fermo un ragazzetto e gli chiedo dove si trovi questa maledettissima aula di astronomia. Non capisco ancora il motivo per il quale devo anche prendere parte a tutte queste lezioni. Anche se so di dover mantenere il mio alibi il più a lungo possibile e al meglio delle mie capacità, preferirei semplicemente farmi vedere in giro. Devo ammettere però che sembra quasi come sperimentare qualcosa che avrei dovuto avere il diritto di vivere, potrei anche abituarmi. Se tutte le giornate iniziassero così, alla fine dell'indagine non rimarrebbe neanche l'ombra di me, solo polvere. Meredith, perché non fai altro che scapparmi in continuazione?
Finalmente arrivo in questa cavolo di aula senza nessun altro intoppo, non avrei retto di sicuro. Ovviamente chi mi ritrovo davanti. Meredith. Fissa il vuoto, poi si accorge di me e sembra risvegliarsi. Si agita sulla sedia, e spero che sia il ricordo dei nostri corpi che si toccano che la faccia agitare. Continuo a fissarla, è davvero bella. I suoi capelli sono meno chiari di prima e sembrano talmente morbidi che ho una voglia immensa di passarvi le dita in mezzo. Voglio impossessarmi delle sue labbra fino a toglierle il fiato. Ho questo bisogno immediato di lei dentro di me e non riesco a soffocarlo, cresce sempre di più e adesso la desidero tutti i costi. Mi sono nascosto per troppo tempo, ho finto troppe volte e so che prima o poi me ne dovrò andare di nuovo, e questa volta non voglio illuderla. Voglio starle accanto e renderla parte di me, con tutto ciò che sono e che voglio essere, anche se mi rendo conto di farmi ribrezzo da solo. Eppure con lei ho sempre desiderato essere migliore, per non distruggere la sua tenerezza e ingenuità, anche se poco fa non mi è sembrata poi così tanto ingenua. Rido quasi. Mi fa rabbia sembrare debole di fronte a lei. Continuo a guardarla, cominciano a bruciarmi gli occhi. Il professore parla ed io non sento, sono troppo concentrato su di lei. La fisso ancora. Continuo a pensare che vorrei che si girasse. E sembra che i miei pensieri l'abbiano raggiunta, perché si irrigidisce e lentamente si gira. Le schiocco un sorriso raggiante, finalmente riesco a vedere i suoi occhi. Dentro vi leggo imbarazzo, forse per quello che è successo prima, anzi sicuramente. Arrossisce, ma poi il suo sguardo si abbassa e si sposta subito dopo sulla persona vicino a me che cerca di attirare la mia attenzione. A questo punto mi giro anche io. Mi ritrovo una ragazza davvero bella di fronte, ha gli occhi molto chiari, quasi trasparenti e lunghi capelli biondi. Una di quelle ragazze consapevoli della loro bellezza, ma non è lei. Non faccio altro che paragonarla a Meredith perché i suoi occhi sono più espressivi e luminosi, semplicemente più veri e i suoi capelli sono più lunghi e folti. La vedo con la coda dell'occhio osservarmi dal suo posto, sembra infastidita. Mi chiedo il perché. Vedo che la ragazza mi porge una mano che stringo distrattamente.
«Ciao io sono Samantha» continua lei, mordendosi il labbro. Ma tutte a me devono capitare? Non è possibile! Penso rendendomi conto di essere rimasto con la mano in aria e la ritiro.
«Oh, ehm, ciao, cioè piacere Paul...» dico distratto mentre noto che Meredith ha cominciato a raccogliere le sue cose.
«Senti Paul, per quanto riguarda il progetto, c'è un problema...» progetto? Quale progetto?
«Progetto?» chiedo.
«Ehm si il progetto di cui abbiamo parlato fino ad ora, noi due siamo in coppia. Ti volevo parlare proprio di questo, io non...» cerca di spiegarmi, ma Meredith sta uscendo dalla classe. Devo parlarle.
«Senti, scusa Samantha, poi ne parliamo ok? Devo andare» tento di sbrigarmi.
«Paul aspetta...»
«Scusa davvero, devo andare» corro fuori dall'aula, sbattendo contro una delle panche e anche contro lo stipite della porta. Porco cavolo. Non riesco a vederla dannazione! Mi strofino mano sul volto, non sono mai stato così frustato in vita mia. Continuo a guardarmi intorno. Giro su me stesso come un disperato, ancora, ancora. Dove sarà finita quella ragazza? E' sfuggevole ed imprendibile. Comincio a camminare per i corridoi dato che non ho più lezioni oggi. Ad un tratto mi si para davanti qualcuno. Alzo lo sguardo ed esclamo.

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