Di nuovo tu

Capitolo 4 - Insopportabile

Meredith's P.O.V

Si sta avvicinando troppo lentamente e sicuro di se. Aspetto l'impatto indesiderato e cerco in tutti i modi di trovare una qualche strategia per fuggire da questo inconveniente. Cosa meglio di andarsene facendo finta di non aver visto niente? Sembrerebbe la soluzione perfetta, potrebbe anche funzionare. "Però Meredith, sei veramente un genio. Tu pensi veramente di riuscirci? Ma non farmi ridere!" mi denigra la mia vocina interiore, ma poi perché devo averne una. Chissà se ce l'ha anche Nora. Questo non è importante ora, piuttosto, perché è qui? Perché proprio adesso? La curiosità mi sta mangiando viva e non può anzi non deve accadere, io sono andata avanti e senza di lui. Perché ogni volta che tutto sembra andare bene, arriva qualcosa o meglio"qualcuno" a rovinarmi il momento. Sono veramente così sfigata?

"Posso risponderti?" preferirei di no, ma tanto peggio di così non può andare.

"Tesoro, è qui che ti sbagli, potrebbe andare molto peggio. Potrebbe parlarti e mi sembra proprio quello che sta per fare" .

Oh merda, mi sono persa nei miei sproloqui mentali, devo smetterla, adesso non ho pensato a niente da dire e mi trovo con il cervello in tilt. In fondo è solo un ragazzo, un ragazzo sexy, molto sexy, devo ammettere mio malgrado. "O cavolo Meredith. La vuoi finire. Però, guarda che braccia" . Grazie devo dire che in questo modo migliori molto la situazione, ma poi stiamo parlando di Paul, non ci possiamo permette di averefantasie su di lui io e te. Tanto non lo rivedremo mai più, questa è stata solo una coincidenza, vero?

Vorrei prendere Nora per un braccio, "andiamocene ti prego, andiamocene" penso con tutta la forza che ho in corpo, ma questo non risponde ai miei comandi. "Impatto tra 3...2...1...boom" . Eccolo qui di fronte a me, in tutta la sua possenza. Mi sta guardando con il solito sorriso sbilenco e uno sguardo malizioso negli occhi, che mi esaminano come se fossero affamati, per un attimo mi sento avvampare e il respiro accelera. Quegli occhi, neri come la pece, profondi come pozzi senza fine, ardono mentre mi guardano , memorizzando ogni singolo particolare. Il suo sguardo mi sta così bene addosso, eppure è così sbagliato. Lui non dovrebbe essere qui, lui non dovrebbe neanche pensare di potersi avvicinare per parlarmi dopo quello che ha fatto. Deve scomparire, lo odio, penso mentre tutto riaffiora alla mente. C'era così tanta confusione, troppe occhiate cattive, troppi pettegolezzi. Basta vi prego smettetela, non ne posso più, lasciatemi in pace, andatevene. Non voglio sentirmi così offesa, così umiliata, è tutta colpa sua, è sempre stata tutta colpa sua. Adesso ha pure il coraggio di sorridermi!? Perché non mi lascia in pace?

Sto stringendo così forte i pugni da far sbiancare le nocche, finché un tocco leggero sul braccio mi fa riscuotere e mi giro per guardare la mia amica, che mi osserva con aria preoccupata. Lei sa. Quello che vedo nei suoi occhi sembra compassione e non ne voglio, da nessuno, la compassione non mi serve a niente, ma sono così furiosa che non mi rendo conto neanche della realtà, me la prendo con la mia amica che mi offre sostegno, mentre l'unica cosa che devo fare è spaccare il muso a quella sottospecie di energumeno. "Va via, allontanati" continua a gridare la mia mente.

Alla fine eccolo, si è fermato proprio di fronte a me, troppo pochi i centimetri di distanza che ci separano e non mi resta altro da fare che percorrerlo con occhi indagatori, per capire che cosa mi abbia mai potuto affascinare così tanto in lui. Le gambe slanciate e asciutte, toniche e fasciate da dei Levi's scoloriti per l'usura, l'addome scolpito evidenziato da una maglietta bianca e il petto ampio e glabro, appena abbronzato, la braccia muscolose dove i muscoli guizzano impercettibili sotto la pelle, il collo elegante e il viso profondo, quasi cupo o stanco, i lineamenti decisi e sensuali accentuati dalla barba appena accennata e poi quegli occhi così scuri e misteriosi. È un uomo, non più l'adolescente che ricordavo, solo un uomo.