Capitolo 6 - Allarme rosso

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Meredith's P.O.V
Non ci credo. Mi ha seguita per tutto questo tempo. Me ne vado, camminando velocemente per quanto i tacchi me lo possano permettere. Come ha potuto fare una cosa del genere? È sempre il solito arrogante. È tutta colpa di quel ragazzo. Sarà la mia rovina, ne sono sicura. E per condire il tutto con un abbondante spruzzata di curiosità, non gli ho ancora chiesto cosa ci fa qui. Non che mi importi, ovviamente, penso incrociando un braccio sotto il seno e strofinandomi il mento con la mano. "Si certo, non ti importa. Allora perché hai reagito in quel modo quando hai visto quella Sarah?" Io non ho reagito in nessun modo. Lei è una ragazza stupenda, è normale che stiano insieme. Li hai visti c'era la scintilla "A me sa, che la scintilla qui, ti ha dato fuoco al cervello. Hai visto benissimo che lui era molto irritato, ti ha detto che non stanno insieme e poi non ti ha tolto gli occhi di dosso...signore si può essere più ottusi" ottusi, ottusi, te lo do io l'ottuso. E poi non è detto che non mi abbia mentito, in fondo io che diritto ho di saperlo. Riguardo a questa cosa "dell'avermi fissata tutta la sera", io non ci giurerei. Sarà stata una tua impressione "Una mia impressione, Meredith ma ci sei o ci fai. Noi due siamo la stessa persona". Sto impazzendo, mi manderanno al manicomio. Come faccio? Cosa faccio? Che è anche quello che mi chiedo di più. E poi come si è permesso di rovinare il mio appuntamento con Thomas. Oddio Thomas, dove sarà? Mi fermo bruscamente e mi giro, in modo talmente sgraziato che do una manata al poveretto che si trova dietro di me, che fra l'altro è Thomas.
«Oddio Meredith mi hai ucciso. Che ti è preso?» dice tenendosi il naso per attenuare il dolore provocatogli dal mio infallibile gancio destro. Forse dovrei provarlo su Paul. Mi avvicino, lentamente per evitare altri danni.
«Ti prego scusami Tommy, non l'ho fatto apposta » chiedo quasi piagnucolando. Il peso di questa giornataccia comincia a farsi sentire e mi sento molto stanca e demotivata. Sposto la mano che ha sulla faccia per controllare i danni.
«Fammi controllare » cerco di provare e anche se lui mi sembra un po' reticente alla fine mi permettere di guardare e non è esattamente uno spettacolo entusiasmante. Ha gli occhi rossi, come se avesse pianto, ma dove l'ho colpito? Si vedono i segni di tre dita vicino all'occhio destro, ma il punto peggiore è il naso, gonfio, un graffio rosa ne percorre la punta e da una narice esce anche del sangue. Sono un mostro, come sono riuscire a fare una cosa del genere? "Devo dire sorprendente, davvero sorprendente" , oooo ma stai zitta, pensa piuttosto a questo poveretto che non ha fatto niente di male. Mi porto le mani malferme davanti alla bocca per coprire il mio stupore, mentre lui mi guarda con circospezione. Abbassa gli occhi sulle mani e quando nota il sangue incrostato, sgrana gli occhi e mi fissa stralunato. Per un attimo e uno soltanto mi sembra di intravedere nei suoi occhi un lampo di odio. No, non è possibile. Ma svanisce subito e questa volta sembra voglia dire "avanti fai qualcosa, aiutami".
«Oh si, giusto » rispondo alla sua muta richiesta e prendo dalla mia organizzatissima borsa delle salviette umidificata anche se non sono il massimo e un cerotto. Lo faccio sedere su di una panchina, gli pulisco il sangue secco e gli metto il cerotto. Molto intelligente Meredith, non solo sono riusciti a rovinarmi l'appuntamento, io non faccio altro che peggiorarlo. Oggi è proprio una giornata da dimenticare.
«Scusa Tommy, davvero, non volevo. È stato un incidente » cerco di rimediare scusandomi. Scuoto la testa contrariata.
«Meredith, non devi preoccuparti, sono cose che possono capitare » mi addolcisce la pillola lui da vero gentiluomo qual è. Non come certe persone di mia conoscenza. E adesso perché penso a lui. Sbuffo irritata.
«Ehi Meredith, non preoccuparti » mi ripete, sollevandomi il mento con una mano e passando il pollice su una guancia. Mi rilasso un pochino e sorrido incerta. Come faccio a pensare a Paul quando con me ho Thomas che è così buono e gentile.
«Scusami ancora, non so proprio dove ho la testa » ammetto sconsolata.
«Me lo dici perché ti sei rattristata adesso?» vorrei dirgli che non sono triste, ma frustata. Nonostante tutto invento una scusa per non doverlo contraddire, dopo quello che gli ho fatto il minimo è che sia un po' accondiscendente.
«Volevo che fosse tutto perfetto...» la mia voce scema in uno sibilo poco convincente e non so se sia perché gli sto mentendo e perché so che in fondo sia stato un bene che ci abbiano interrotti. "Stavi per baciarmi Tom, per me è ancora troppo presto", vorrei dirgli.
«Oh Meredith, non preoccuparti per questo. Ci daremo appuntamento molte altre volte, spero » cosa devo rispondere. Penso che non dovrei pensare proprio ad un bel niente, lui mi piace e ho bisogno di uscirci, devo dimenticarmi del mio passato. Annuisco semplicemente. Sembra sollevato e il suo volto si illumina di uno strano sorriso. Come se avesse ottenuto ciò che desiderava.
«Perdonami la domanda, ma chi era quel Paul»,chiede e vedo grande curiosità nei suoi occhi, tanto che corrugo la fronte. Perché? Sarà perché ci ha interrotti.
«Era Paul, un vecchio amico d'infanzia che non vedevo da moltissimo tempo...anni» tento incerta. "E adesso, cosa è per te Meredith? Chieditelo!" Non è nessuno, scusa chi dovrebbe essere. In fondo non lo conosco più, forse neanche allora lo conoscevo. L'unico sentimento che mi rimane per lui, anche dopo tutto questo tempo è l'odio, solo questo implacabile odio che mi porto dentro da quella sera. "E l'amore che provavi per lui dove lo hai messo, perché sinceramente io tutto questo odio non l'ho visto..." la vuoi finire, se sei me, come dici di essere, allora devi anche stare dalla mia parte. Ho già troppi pensieri, manchi solo tu. Voglio solo poter dimenticare e quando finalmente sembro farlo spunta lui e mi rovina i piani. Mi sono stancata di questa situazione. Adesso basta non ne voglio più sapere.
«Capisco quindi vi conoscete da molto? » "Ma se gli hai appena detto che è un amico d'infanzia. È idiota?"
«Si Tommy, lo conosco da quando avevo cinque anni. Perché? » dico con tono accondiscendente. Lo vedo deglutire con difficoltà. Sarà gelosia? "Ma cosa dici? A me non è sembrato proprio geloso!"
«No niente, per sapere. Mi siete sembrati molto, ehm, affiatati» che cosa? Vorrei urlargli contro.
«Se per affiatati intendi che ci volevano sbranare, beh allora si, eravamo molto affiatati» ribatto stizzita. Questa di fare supposizioni inutili e false è diventata una moda a quanto pare. Oggi il mondo intero ha deciso di avere qualcosa in sospeso con me e di dover pareggiare i conti in una volta sola. E poi fra tutto ciò che poteva accadermi, proprio Paul doveva capitarmi, francamente sono proprio sfigata. Mi giro verso Thomas. «Ascolta Tom ti dispiace accompagnarmi alla macchina? Non mi sento molto bene e vorrei tornare a casa». Invento una scusa e penso che non sia stata molto credibile dato che non sembra affatto convinto e cerca di ribattere, ma desiste quasi immediatamente. Dopo un po' però annuisce sospirando, camminiamo lungo il sentiero e mentre passiamo dove prima abbiamo incontrato Paul, giro un secondo la testa ricordandolo. Non è più là e mi rendo conto di aver trattenuto il fiato fino ad ora, speravo che rimanesse? Perché? Sembrava spensierato e divertito. Era tornato il ragazzino che conoscevo e in quel momento ho sentito come un vuoto nel petto, la sua mancanza. Mi ero sentita felice, prima che tutti i suoi errori cancellassero quel sentimento. Potrò mai dimenticare ciò che ha fatto? Ora mi sembra tutto così grande e doloroso che non riesco a rendermi conto di tutto il male che mi ha fatto. Non posso perdonarlo, ho commesso lo stesso errore troppe volte.
Adesso ho bisogno di pensare unicamente a me stessa. Io sono la mia priorità, nessun altro verrà mai più prima di me. Posso aver fatto molti sbagli nella vita, posso aver scelto le persone sbagliate con cui passarla, ma la scelta di escluderne Paul, sento che per la prima volta è quella giusta. Sento di dover continuare ad andare avanti eppure, ogni volta che chiudo gli occhi, mi spunta quel sorriso idiota e stupendo e non dirò che non lo è. Bisogna saper apprezzare le cose belle. Il punto è che non mi piace ammettere che forse e nonostante tutto, il passato con Paul ha condizionato il mio presente. Anche se cerco di evitarlo, dimenticarlo, ignorarlo, fa capolino in ogni mia azione. È così frustante dipendere indirettamente da una persona che non vogliamo nella nostra vita in nessun senso. Pensi di essere libero, ma quando mi si è presentato davanti, non mi sono sentita più sicura di me e se è questo quello che mi fa provare, allora deve stare alla larga da me. Solo ora mi rendo conto di quanto questo incontro mi abbia sconvolta.

#Spazio autrice
Ciao a tutti ragazzi, come state? Spero bene. Allora scusate il capitolo un po' mediocre e corto, ma non preoccupatevi perché è solo un capitolo di passaggio. Detto questo bacini, Mirta

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