Capitolo. 3

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Visto che tra poco sono le 4:00, mi faccio una bella doccia per poi asciugare i capelli e iniziare a vestirmi con una maglioncino rosa e una gonna e a truccarmi leggermente. Prima di uscire di casa mi controllai un'attimo allo specchio e dopo aver preso la mia borsetta con tutto il necessario uscì di casa e misi su google maps la via.

Non ci misi troppo a trovare la via, solo che quando arrivai al numero civico della casa, quest'ultima mi sembrava un po' grande? non credo che sia casa sua ma comunque mi faccio coraggio e suono il campanello.

"Sono io, Megan" dissi al citofono, a cui rispose una signora che dalla voce sembrava essere abbastanza anziana.

Il cancelletto automatico si aprì, e mi ritrovai davanti un bellissimo giardino enorme, con piante e fiori di ogni specie, dalle rose rosse come fuoco ai tulipani rosa pastello, mi incantai per poco ma a riportarmi alla realtà fu il padrone di quella villa immensa.

"Vuoi entrare in casa o vuoi restare fuori tutto il giorno?" disse Nicholas appoggiato sulla soglia dell'entrata a braccia incrociate.

Mi incamminai verso la porta, e una volta entrata davanti a me c'era letteralmente uno spettacolo di casa. I mobili erano di un color castagno stupendo, i lampadari erano enormi, le mura erano di un color grigio chiaro e il pavimento era del medesimo colore.

"Vedo che non ti sei medicato ancora il labbro eh?" chiesi io, vedendo ancora del sangue su esso e notando anche altri graffi sia piccoli che grandi sparsi su diverse parti del corpo.

"Vieni andiamo in camera" disse lui, lo seguii al secondo piano e arrivammo in quella che sarebbe stata la sua camera. Anch'essa era molto carina, mobili dello stesso colore dell'entrata e pareti di un color blu intenso.

Nicholas sparì per un momento nel bagno a prendere tutto l'occorrente per poi sedersi con la valigetta del pronto soccorso sul letto.

Mi accomodai anche io sopra di esso a gambe incrociate e presi del cotone che inzuppai con il disinfettante.
Per riuscire a disinfettare la ferita sul labbro mi misi in ginocchio, le altre invece erano facilmente raggiungibili anche da seduta.

"Credo di aver finito" dissi soddisfatta riponendo il materiale usato nella valigetta e il cotone lo buttai nella spazzatura.

"Non ancora, ho un livido sull'addome" detto questo si tolse completamente la maglietta, rimandando a petto nudo davanti ai miei occhi innocenti. Il suo corpo era ancora più muscoloso di quello che pensavo, adesso capisco un altro motivo per cui le ragazze gli cedano ai piedi.

Cercai di non arrossire come un peperone, visto il forte imbarazzo che provavo in quel momento, presi della pomata e mettendola su un dito e iniziai ad accarezzare delicatamente il punto dolorante.

Lo sentii mugolare leggermente, quindi feci ancora meno pressione per cercare di alleviare il dolore è una volta finito chiusi la cremina con il suo apposito tappo.

"Finito, non metterti ancora la maglietta lascia che si asciughi" dissi io, e presi a soffiare piano dove avevo appena steso lo strato di pomata.

"Se fai cosi, mi ecciti, piccola" disse a bassa voce, curvando leggermente la schiena per arrivare al lobo del mio orecchio.

Appena lo disse mi staccai di scatto, e stavolta arrossì sicuro, ma abbassai il capo per non farlo notare troppo, ma sapevo che ormai aveva visto il mio viso, infatti adesso stava ridendo come un bambino.

"Ok, ho finito adesso che sto bene con me stessa posso anche andarmene, arrivederci" mi alzai dal letto velocemente ma la mia mossa fu bloccata, infatti lui mi tirò un braccio facendomi atterrare con la testa sulle sue gambe, dove si sentiva la presenza di un'esserino.

"Te ne vai di già? avevo intenzione di fare altre cose con te oggi..." diss d'un tono roco e sensuale, e visto la posizione scomoda in cui ero mi alzai e mi risedetti su una parte del materasso.

"Sto poco e poi me ne vado, cosa vuoi fare?" avevo fatto la scelta giusta di stare a casa di un playboy sola, invece che ritornare a casa? probabilmente no, ma almeno non mi annoierò sicuramente.

"Stavo pensando di giocare a obbligo o verità" disse d'un tratto, io sinceramente non me la sentivo, anche perché sapevo che ci sarebbero state domande o obblighi molto scomodi e imbarazzanti.

"Obbligo o verità?" iniziai io, e a quella domanda lui rispose scegliendo la prima opzione.

"Hm... ti obbligo a imitare una scimmia" dissi ridendo, e dopo un po' di incoraggiamenti lui si decise di iniziare a imitare l'animale. Quando lo fece scoppiai letteralmente a ridere così tanto che quasi mi scendevano le lacrime dagli occhi, quindi presi e di nascosto ci feci anche un piccolo filmato.

"Adesso che mi sono ridicolizzato davanti a te, scegli obbligo o verità?" chiese ricomponendosi

"Verità" scelsi, e appena feci quella scelta mi pentii amaramente. Sul suo viso apparse un ghigno perverso, e iniziò a mordersi il labbro con i denti.

"Sei ancora vergine?" la domanda o meglio la verità peggiore a cui avrei mai voluto rispondere, ma che adesso dovevo proprio davanti a lui. Perché ebbene sì, sono più vergine dell'olio d'oliva stesso, anche quando ero ancora in una relazione con Christian, lui provava sempre a convincermi a farlo ma io non ho mai accetta la proposta. Non perché non lo amavo, in quel periodo in cui stavamo insieme lo amavo con tutto il mio cuore, ma perché non mi sentivo pronta e una parte di me diceva che lui non era però la persona giusta. Abbassai lo sguardo e iniziai a torturami le mani con le unghie, cercando di alleviare l'imbarazzo.

"Chi tace acconsente, piccola" disse, e portò il mio viso verso il suo con un dito. Sul suo viso c'era ancora quel maledetto ghigno, che mi faceva infuriare.

"Hai detto che non mi avresti più chiamata così!" dissi togliendogli la mano dal mio viso e stringendo i pugni.

"Non ho detto così, ho detto che forse lo avrei fatto, e poi non cambiare ancora discorso" con un movimento brusco e veloce mi tirò a se facendomi stendere sul letto con lui sopra con le braccia ai miei lati della testa per impedirmi l'uscita da quella trappola, e le gambe piegate vicine alle mie.

"L-levati" io e la mia timidezza del cavolo! adesso penserà che sono solo una bambina impaurita che cerca di scappare dal lupo.

"Allora sarà un onore essere il primo a toccarti, piccola" sussurrò al mio orecchio, e la sua mano si appoggiò al mio ginocchio per poi iniziare a scivolare verso l'alto attraversando la coscia, sentii così i suoi anelli freddi che a contatto con la mia pelle mi fece venire una scarica di brividi.

"L-leva la m-mano" dissi io a bassa voce, anche se facevo tutt'altro che cercare di dimenarmi, il mio corpo ormai non era più controllato da me, era come se si rifiutasse di ascoltare la mente per qualche minuto.

"So che non vuoi che mi fermi, piccola" ormai stavo letteralmente sudando, anzi stavo andando a fuoco. La sua bocca si appoggiò poi a una parte del mio collo e iniziò a succhiarmi un punto definito. Socchiusi gli occhi, e per poco non ansimai quando la sua mano arrivò anche sotto la mia gonna, e una volta arrivata agli slip iniziò ad giocare con un lato di esso.

Sentivo anche il suo respiro che stava diventando più affannoso, e i suoi occhi vagavano insieme alla sua mano, seguendo ogni movimento che faceva con essa.

"Hey ragazzi volevo capire se volevate della fru-" il momento fu interrotto dalla signora che mi aveva fatto entrare prima e che ora era sbucata dal nulla dalla porta.

"D-devo andare" dissi di fretta, per poi prendere la mia borsa e uscire dalla casa, corsi fino alla mia abitazione come se qualcuno mi stesse rincorrendo, forse il senso di imbarazzo? quello di rabbia per aver ceduto così? non volevo neanche immaginare cosa sarebbe successo se quella donna non fosse entrata.

Entrai in casa e non salutai neanche mia madre, anzi andai di corsa in camera mia, e mi misi subito il pigiama per poi sprofondare nel materasso e immergermi nei miei pensieri.

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