Una settimana dopoQuesta mattinata è iniziata proprio male. Non solo mi sono dimenticata il caricabatterie del portatile a casa, ma ho perso anche l'autobus e mi tocca andare in facoltà a piedi. Ci vogliono venti minuti dalla fermata, se non di più. Mi viene da piangere, ma mi trattengo.
Oggi doveva essere una giornata importante, dove niente e nessuno avrebbe potuto scalfirmi. Per la prima volta da quando abbiamo iniziato il corso, il Professor Kendall ha deciso di esporre i nostri dipinti. Ed era anche ora, direi; frequentando un corso di belle arti, sembra più che giusto. È importante esporre le proprie produzioni all'occhio altrui, di modo tale da poter rilevare difetti che da solo non saresti mai in grado di notare. Eppure, adesso, con la cartellina che sbatte contro la gamba e lo zaino in spalla, non ne ho più voglia. A chi potrà mai piacere questo dipinto... A chi importerà... Tanto, sono già in ritardo... Scommetto che le altre opere saranno già state esposte...Ma non è così. La mia mente, sotto pressione, gioca brutti scherzi. Quando arrivo la classe non si è ancora del tutto sistemata: ci sono ragazzi che colloquiano tra di loro, delle ragazze in piedi, accanto alla porta di emergenza, che fumano, ed altri che sghignazzano tirando fuori tele bianche e colorate. Il professore, poi, non è ancora arrivato. Tiro un sospiro di sollievo, e mi avvicino verso il mio banco, l'ultimo a destra della terza fila. Mi piace questo posto. Mi nasconde alla perfezione.
"Ma guarda un po' chi si vede! Nottataccia?"
La mia compagna di corso, Jenna, una hipster spirituale che fatica ad inquadrare il mondo moderno, mi sorride spostando il suo zaino dalla mia sedia. Io sbuffo, accasciandomi sul banco.
"Si nota così tanto?"
"Sì. Tantissimo. Ma hey, vedi il lato positivo, tra due ore potrai fare un bel sonnellino durante la lezione di storia dell'arte!"
Alzo gli occhi al cielo.
"Già, come se fosse possibile... La Hudson è un'arpia. Ti ricordi cos'ha fatto a quella matricola che giocherellava con il cellulare?"
"Mh, lo ha espulso dalle sue lezioni definitivamente costringendolo a ripetere la materia?"
"Corretto."
Jenna ride, io rabbrividisco. La professoressa Josephine Hudson, critica d'arte super acclamata, sembra ci stia facendo un favore ad insegnare qui. È svogliata, ripetitiva, e quando spiega guai ad interromperla o a non seguirla. Ti punterà sempre. A prescindere dai casi. Diverrai il suo giocattolo, la sua vittima preferita.
"Meglio non rischiare."
Ribadisco, e lei fa spallucce. Apro la cartellina, tirando fuori il dipinto e posandolo a rovescio sul tavolo. La mia amica s'illumina, alzando il collo.
"Oh, fa' vedere!!"
"Nah, è uno scempio. Non so nemmeno se lo mostrerò agli altri."
Affermo, voltandomi verso la parete rossa accanto alla lavagna. Il professor Kendall ha voluto mantenere vuota quella parete per "arricchire l'aula con la nostra fantasia". Parole sue. Vedo già dei chiodini pronti ad appendere delle cornici. Mi sale l'ansia.
"Ma dai, tu sei brava! Di cosa ti preoccupi?"
Di non essere abbastanza, penso, ma non le rispondo. Poi ci mettiamo a parlare del più e del meno. Mi parla della sua coinquilina, di come sia una gran "maleducata che non rispetta i miei spazi! È incredibile!" e di come abbia già finito le scorte del suo incenso preferito. Ogni tanto ridacchio. Jenna è quel tipo di amica che vorresti sempre con te: è spiritosa, brillante, solare e sempre pronta ad aiutarti. Ha quel qualcosa in più che la rende unica. Sarà la sua fissa per i cristalli o i tarocchi, sarà la sua smania per la legge dell'attrazione e quella che chiama manifestazione, sembra trasporti sempre con se un pizzico di magia. Lo è davvero, forse. La mia amica è magica.
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My sweet nemesis
Teen FictionIrma si scontra con un ragazzo piuttosto antipatico davanti alla cassa di un mini market. È odio a prima vista, non c'è nulla da fare. Quello che non sa, però, è che quel ragazzo diverrà il sostituto del suo docente di arte creativa... Materia che...