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È giunto il momento di affrontare i miei demoni, le mie paure più grandi. Così, due giorni dopo la terribile notizia, mi ritrovo davanti allo studio di Nicholas. È la nostra prima lezione insieme. Mi domando come andrà.

"Entra, prego."

Mi fa accomodare davanti ad uno sgabello vuoto, ma non vedo tele o colori. Lo guardo male.

"Non dipingiamo, oggi?"

"No. Oggi parliamo."

Sbuffo, vedendolo sedersi davanti a me, le braccia conserte e lo sguardo inquisitore. Mi sembra di essere dallo psicologo. Non so cosa sia peggio.

"Credevo non ti piacesse perdere tempo."

"Infatti questa non è una perdita di tempo. Voglio capire perché hai questo ripudio per la pittura. — Ti ascolto."

Non voglio parlargli. Non voglio dirgli niente, in realtà. Avrei solo voglia di alzarmi ed andarmene. I suoi occhi sul mio viso, la sua tenacia e curiosità, però, hanno la meglio. Così sospiro, passandomi una mano tra i capelli. Mi scosto un ciuffo dietro l'orecchio sotto il suo sguardo attento.

"Mia madre..."

Inizio, e subito percepisco un groppo in gola. Mi vengono in mente tutte le sue parole... Le lezioni a casa dopo la scuola... Gli schiaffi che ricevevo per aver sbagliato un colore, una riga, un tema...

"Lei... lei..."

Nicholas mi prende una mano. Io sussulto, scostandola immediatamente. Lo guardo male, e lui si ritrae.

"Scusa. Continua."

Scuoto la testa.

"No... Io... Lei..."

Torno alla me bambina. Ho undici anni, sono sul vialetto di casa. Mia madre, con una bottiglia di rum in mano, esce a riprendermi. Mi tira per i capelli. Sento la cute bruciare. "Vergognati! Disgraziata!", urla, urla a più non posso, ed io piango, piango come un ossesso. Mi fa male tutto, mi trascina verso casa con forza, il braccio immobilizzato dalla sua rugosa mano. Mi scaraventa davanti al cavalletto in salotto, una tela impiastricciata di colori. "Dovevi dipingere meglio, dovevi seguire il mio schizzo!!! Guarda!!! Guarda che schifo!!!", urla ancora. Urla. Io abbasso lo sguardo. So già cosa sta per arrivare...

Me lo sento addosso ancora oggi. Un pugno sulla guancia. Era talmente ubriaca che non se n'era resa conto. Ma andava bene così. O forse no.

Mi tocco la guancia destra. Un dolore fantasma riprende a farsi sentire. Mi viene da piangere, ma torno alla realtà. Nicholas è ancora davanti a me, mi scruta preoccupato.

"Hey... Stai bene?"

Il fatto è che fu il primo. Il primo pugno, il primo gesto di violenza che la mia adorata madre mise in atto. Poi ci furono tagli sul labbro. Pezzi di vetro sul corpo. Chiamate al 911 e autorità in casa.

"Sono stata vittima di violenza domestica."

È tutto quello che dico, e mi fa male. Fa male. Fa male sentire il tuo passato. Fa male riviverlo. Lui si alza. Poi, all'improvviso, apre la porta.

"Vieni con me."

Se prima volevo scappare, ora voglio rimanere qui. Qui, su questa sedia calda, con i raggi del sole che filtrano dalle tapparelle abbassate. Stringo i pugni. Il pensiero di mia madre, le sue violenze e cattiverie, la sua capacità di scampare a tutto e tutti...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 02, 2022 ⏰

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