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Succede una cosa strana quando si viene a conoscenza della verità. La negazione. Per gli allocchi come me, per i più timidi e timorosi, quando ti fanno notare cose che già sai, perché è così e basta, perché le hai sempre evitate, fa male. Per questo neghi. Neghi fino alla fine.

"In che senso?"

È tutto quello che riesco a dire, con ancora i fogli tra le mani ed una goccia di sudore che mi scorre sulla fronte. Non voglio guardarlo negli occhi, così mi guardo le scarpe. Dovrei pulirle. Hanno la tela un po' sporca.

"Nel senso che stai fallendo. Che non hai presentato un compito dall'inizio del corso. Che non hai eseguito i temi che il Professore aveva assegnato. Che non hai mai consegnato un dipinto."

"Questo non è vero."

Sussurro. Ecco la bugia.

"Ah no? E dimmi, Irma, quei voti, allora, sono falsati? Perché il Professor Kendall è stato molto chiaro al riguardo."

"Che ha detto il professore?"

Mi sfugge, ed ora lo guardo. Lui sospira, battendo una mano su un banco lì vicino.

"Che sei una ragazza in gamba, ma che non ti dai da fare. Ecco il perché di quei voti. Vuole spronarti a fare di più."

"Così ha assunto te per starmi alle calcagna?"

Commento, sarcastica, restituendogli i fogli. Lui non risponde.

"Senti, a me la pittura non piace. Preferisco il disegno. Posso andare, ora?"

"La pittura fa parte del percorso che hai scelto. Se vuoi questa laurea, se vuoi realizzare i tuoi sogni, devi sostenere la materia. Altrimenti, fai pure. Vai, scappa dalle difficoltà. Ma non avrai mai modo di metterti alla prova. Capire chi sei davvero."

"Io lo so chi sono davvero. Una fumettista che odia la pittura."

Ribadisco.

"Posso andare?"

"Fumettista. Ho sentito bene?"

Eccolo, di nuovo, con quell'aria da so tutto io, che mi cammina intorno come fossi una cavia da laboratorio. Io annuisco flebile; mannaggia a a me ed alla mia boccaccia.

"Sì. Disegno fumetti."

"Ma è magnifico! E non potresti mettere lo stesso impegno anche nei dipinti?"

Ci risiamo. Sbuffo, alzandomi in piedi.

"Certo che sei proprio tosto! Ti ho detto che dei dipinti non me ne importa un fico secco!!"

Nicholas mi scruta, di nuovo, incuriosito. Si posa una mano sul mento, come se stesse riflettendo. A me fa venire solo voglia di tirargli un bel pugno, lì, su quel naso odiosamente perfetto.

"È un paradosso. Sei un paradosso... Ma devi recuperare. Assolutamente."

"E come?"

"Consegnami il dipinto, e lascia che lo esponga alla classe. Ho visto che alle tue amiche è piaciuto molto."

"Ora mi stalkeri anche?!"

"Sono arrivato giusto in tempo. Tutto qui. Allora?"

Una parte di me vorrebbe. Se glielo consegnassi, avrebbe modo di mettermi il primo di una lunga serie di voti. Magari potrei recuperare, e sentirmi finalmente a posto con la coscienza. Ma l'altra parte di me ricorda gli occhi di mia madre, il tono burbero e la voce gracchiante. "Non sarai mai all'altezza! Sei e sarai sempre una piccola nullità!". "Colori male, sfumi male... Io non ti ho insegnato questo!".

My sweet nemesisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora