La decisione di Daniela - 42 giorni prima

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Mentre la domenica volgeva al termine, Daniela aveva preso la sua decisione. Il pranzo con Alberto e Giorgia era stato illuminante. Ognuno dei due, a suo modo, si era dimostrato un sostegno straordinario. Alberto, con il suo inguaribile ottimismo e la sua razionalità l'aveva alleggerita di un grosso peso. Rendersi conto dell'inutilità di assecondare l'astronauta le aveva permesso di comprendere quali fossero i suoi desideri più profondi. Quello che però l'aveva decisa in modo definitivo era stato quell'unico commento, breve eppure così profondo di Giorgia. "Se no, ha vinto lui." Anche se... È davvero possibile prendere delle decisioni senza farsi condizionare da quello che stava vivendo da sei mesi? E, soprattutto, senza la paura di un terribile sbaglio?

Ai suoi genitori la domenica sera aveva dovuto giocoforza anticipare qualcosa. Era d'accordo con Alberto: gli avrebbero raccontato tutto insieme. Ma i suoi avevano già percepito che c'era qualcosa nell'aria, anche se questo annuncio proprio non se lo aspettavano.

«Lasci il lavoro?» A suo padre era rimasta la forchetta carica di cavatelli, broccoli e prosciutto, a pochi centimetri dalla bocca aperta.

Sua madre invece aveva continuato con gusto i suoi piccoli bocconi. Era ancora troppo presa nel suo limbo felice per il tempo trascorso cucinando insieme alla figlia. «Credevo che tu fossi zufrieden... » Aveva commentato Stephanie senza alzare gli occhi.

Suo padre dopo qualche secondo si era ricordato di cosa stava facendo e aveva riappoggiato il boccone nel piatto. «A due mesi soli dalla scadenza del contratto? Non è da te!»

Non era facile spiegare senza spiegare. Oltretutto Daniela era convinta della sua decisione ma di lasciare il lavoro era dispiaciuta. Alla fine aveva preferito non mentire con le scuse che aveva immaginato: il corso di Arabo, Elena che aveva bisogno, la preparazione dei test di ingresso, il dolore per la morte di Martino... Sua madre avrebbe accolto tutto dicendo: «Klar! Fai come ti senti.» Ma suo padre avrebbe solo finto di crederci per amore della figlia e ne avrebbe sofferto, sentendosi escluso dai pensieri e dai veri problemi di Daniela.

«No! Il problema non è l'impegno eccessivo.» Aveva commentato Daniela alle giustificazioni che Stephanie aveva cominciato a ipotizzare. «Il lavoro è bellissimo e mi sta dando un sacco di soddisfazioni. Michela è formidabile e i progetti che stiamo costruendo sono fighissimi. Ci rimarrà male...» Aveva detto guardando pensierosa suo padre e pensando invece «si incazzerà a morte».

Aveva abbassato la testa. «È che si è creata una situazione molto sgradevole con alcuni colleghi. Mi fanno avances molto pesanti. Delle vere delle molestie. Non so se qualcuno si sia davvero infatuato o sia solo uno stronzo maschilista. Forse entrambe le cose. Oppure c'è della gelosia per come Michela mi sta portando in palmo di mano. Non sarebbe così strano. Qualcuno potrebbe sentirsi scavalcato da me... non so!»

Poi aveva scosso la testa alzando il viso verso suo padre. «Appunto mancano solo due mesi! Con Michela abbiamo finito tutto il lavoro di preparazione del progetto. Preferisco andarmene prima che la situazione degeneri... Ci rimarrà male», aveva ripetuto, «ma lo capirà!» Aveva concluso sperandolo con poca convinzione.

I suoi genitori alla parola "molestie" si erano drizzati sulle sedie ma non avevano commentato. Daniela aveva preso una decisione che in fondo tranquillizzava entrambi. Suo padre però si era stupito: si sarebbe aspettato che sua figlia fosse molto più combattiva in una situazione simile. L'aveva guardata, le sopracciglia alzate, poco convinto del racconto minimale di Daniela.

Dopo cena lei si era messa al suo computer e aveva preparato una bozza della mail che l'indomani mattina avrebbe spedito all'agenzia. L'aveva scritta e riscritta diverse volte non sapendo come spiegare o motivare le dimissioni. Voleva tacere la verità senza inventare bugie ipertrofiche. Si era anche chiesta se non fosse giusto semplicemente raccontare le cose così come stavano. Mica era colpa sua, no? Però avrebbe messo in difficoltà tutto l'ufficio e la stessa Michela. Chissà poi se l'avrebbero creduta... e con questo ultimo dubbio si era risolta per una comunicazione asciutta e priva di qualunque spiegazione: l'avrebbe inviata alla Work4Life dopo quella che, temeva, sarebbe stata una difficile telefonata con il suo capo.

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