Sportelli

10 0 0
                                    

Anche questo capitolo non sarà un testo unico ma molto frammentario, saltando da una storiella all'altra.
Chiedo perdono, ma il mio cervello assorbe solo una certa dose di informazioni e ricordi. Purtroppo il mio penultimo neurone si è tolto la vita poche settimane fa.
Comunque, come immagino si possa capire dal titolo, questa volta si parlerà di sportelli.
Vedendo la nostra situazione infatti, a metà ottobre (o giù di lì) il professore ci propose di partecipare agli sportelli che avrebbe iniziato a fare con i ragazzi della V ginnasio. Alcuni si mostrarono interessati, altri dissero subito che non sarebbero potuti venire per diversi motivi.
Sta di fatto che alla fine ci presentammo io, un ragazzo che sapeva di rischiare l'anno già dal primo trimestre e la rappresentante di classe. Così, ho avuto modo di conoscere i ragazzi dell'anno prima. Ce n'era una appassionata di manga, un'altra molto estroversa, un ragazzo molto scherzoso (con molto intendo moltissimo) e un altro dolcissimo e simpatico. Formavano un bel gruppetto. Essendo degli sportelli per la V ginnasio, ovviamente si guardavano gli argomenti dell'anno scorso ma un ripasso non fa mai male, no?
Le lezioni quindi si dividevano in un primo quarto d'ora di spiegazione e i successivi 45 minuti ad esercitarsi con delle frasi segnate dal professore sulla lavagna. Ogni tanto uscivano delle piccole battutine su qualche situazione a scuola o in generale su altro.
Una piccola chicca che mi ricorderò per sempre è quando il ragazzo scherzoso entrò in classe tutto pimpante seguito dagli altri e chiese al professore: "Prof lei ha mai lodato il sole??". Lui ovviamente sorrise cercando di mantenere un contegno e rispose di no, per poi iniziare la lezione. Peccato che poi scrisse una frase d'esempio da tradurre che citava "il sole è grande". Lascio immaginare la reazione dei ragazzi della V ginnasio e quella del professore dopo aver realizzato cosa aveva detto.
Un'altro momento per me memorabile è stato quando, in una delle ultime lezioni, i ragazzi iniziarono a discutere sulla prima lingua mai creata. Dovevo avere una faccia molto divertente in quel momento, perché dopo qualche intervento nella conversazione il professore mi guardava e sorrideva. L'unica volta che intervenni mi fece pure un complimento. Si, sono morta e risorta quattro volte.
Ci sono tante altre scene meravigliose, che vorrei raccontare, ma uscirebbe un capitolo troppo lungo.
Però non posso non parlare dei momenti prima degli sportelli, dove mi ritrovavo da sola col professore. La scena in breve era questa:
Dopo aver aspettato che uscissero dalla classe tutti i ragazzi che avevano terminato le lezioni, entravo a testa bassa e mi sedevo al mio solito posto al primo banco e tenevo lo sguardo fisso sul mio zaino cercando di aprirlo senza fare rumore. Lui cercava di attaccare discorso in qualche modo, chiedendomi come stessi o come andasse in generale la scuola. Io rispondevo con un filo di voce balbettando e lui sorrideva. Fine. Tanto imbarazzo, ma tante altre emozioni positive. Questo ovviamente succedeva quando c'ero solo io in classe, perché si, alcune volte si facevano vivi anche i miei compagni. Il ragazzo quando poteva veniva e provava a conversare con il professore, tanto che in una di queste conversazioni abbiamo scoperto che da giovane suonava il clarinetto. Altre volte arrivava anche la rappresentante di classe, quando prendeva un brutto voto ad una versione (se leggi questo cara compagna, non sto dicendo che sei una leccaculo, ti prego non fraintendere). Ma il più delle volte eravamo solo io e lui.
Racconto un'ultima chicca, poi giuro che chiudo il capitolo, per adulare un'altra volta le mani e i modi di fare del professore:
Fine di uno sportello, lui prende le sue cose, esce dall'aula e va in sala professori. I ragazzi della V ginnasio vanno e rimaniamo noi tre della I classico che ci prepariamo per andare via. Quando metto lo zaino in spalla vedo il cappotto del professore, dimenticato su un banco, quindi lo prendo e faccio per uscire dall'aula. In quel momento lui rientra (perché probabilmente si era ricordato di averlo lasciato nella classe) e lo vede tra le mie braccia (tenerlo era bellissimo, era caldo e morbido). Ovviamente glielo porgo. Questo mi sorride, allunga una mano, e con un dito lo tira su per poi appoggiarselo sull'altro braccio. Dio. Un gesto fluente, stupendo. Raccontato così di fretta non sembrerà nulla di che, ma cavolo, fatto così davanti ai miei occhi è stato bellissimo.

Scleri di una studentessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora