Teatro

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Buongiorno, sono sparita per un po' di mesi. Con l'arrivo delle vacanze dopo i corsi di recupero ho dovuto lasciare da parte il cellulare e concentrarmi sui compiti e su un po' di lavoretti che avevo da fare. Ma ora rieccomi qui, a raccontare di quel fantastico professore con cui ho fatto quella figura di merda.. e si, continuerò a pensarci.

Per ripartire con il piede giusto racconterò di quando sono andata a teatro e l'ho incontrato lì. Ovviamente non è stata una coincidenza, il professore aveva consigliato alla classe di andare a vedere due rappresentazioni teatrali su un'opera latina e su una greca, per chi volesse. Lui non sarebbe stato alla rappresentazione Latina ma a quella greca, e in caso ci saremmo potuti incontrare lì con anche la professoressa di storia dell'arte e altri professori non miei.

Anche io avevo tempo solo per la tragedia greca, quindi firmai il foglio insieme ad un altro paio di ragazzi e quando arrivò il giorno andai. Mi ricordo ancora la data, lunedì 30 maggio 2022. La tragedia era Alcesti, di Euripide. Quella sera mi preparai e con un taxi arrivai fino al teatro (dove abito io i mezzi non esistono quindi o mi accompagnano i miei genitori/qualcuno o faccio ritardo/non arrivo per andare da qualche parte). Mi misi davanti all'entrata di lato ad aspettare qualcuno che conoscessi. Nessuno però arrivava e la mia ansia cresceva siccome stavano arrivando molti sconosciuti.
Poi dietro di me sentii una voce che mi salutava molto allegramente: era la mia professoressa di ripetizioni di greco e latino, Elena, che era andata a teatro con alcuni ragazzi della sua classe. Siccome si stava facendo tardi e non avevo voglia di rimanere fuori mi unii a loro ed entrai nella sala, per poi sedermi con il gruppo.
Intanto continuavo a guardarmi intorno per capire se qualcuno della mia scuola fosse arrivato.
Qua che minuto dopo, vidi una chioma nera spiccare tra le altre persone e riconobbi il mio professore. Chiamai subito Elena che era seduta dietro di me e glielo indicai. Lei concordò con me e con altre studentesse che fosse un bel ragazzo e mi incitò di andare a salutarlo giusto per fargli sapere che fossi qui.
Quindi mi alzai e mi diressi verso di lui, che intanto si era seduto con una ragazza dai capelli scuri. Immaginai fosse la sua ragazza, quindi per evitare di disturbarli mi fermai a pochi passi da loro aspettando che fosse il professore ad accorgersi di me. Quando lui girò lo sguardo e mi vide si alzò con un sorriso, mi salutò e mi spiegò che gli altri professori erano in ritardo. Mi chiese se ero con qualcuno e indicai Elena siccome stavo tremando come una foglia e non riuscivo a parlargli. Non volendo guardarlo negli occhi per ovvi motivi, mi concentrai sulla ragazza che intanto era rimasta seduta. Appena mi aveva vista arrivare, aveva fatto una smorfia e aveva iniziato ad usare il cellulare. Mi sentii molto a disagio, quindi salutai il professore e tornai a sedermi. Non voglio giudicare soprattutto perché mentre sto scrivendo questo capitolo lei è a casa con il suo ormai marito (si, poi parlerò anche di questo) ma se fossi stata al suo posto, avrei fatto un leggero sorriso (anche non vero) allo studente al posto di una smorfia prima di mettermi a fare altro. Giusto così, per gentilezza.
Dopo essermi seduta di nuovo cominciò la rappresentazione, che ricordo ancora oggi: davvero stupenda. Una volta finita, chiamai i miei genitori per venirmi a prendere e uscii insieme agli altri. Lì incontrai tutti gli altri professori della mia scuola che si erano riuniti a parlare, e mentre Elena parlava con una di loro (vecchia compagna universitaria) cercai con gli occhi il professore. Lo vidi seguire la sua fidanzata tra la folla, poi superarono il gruppo di professori e si allontanarono camminando uno accanto all'altra.
Ho voluto ricordare questa sera perché il gesto del professore, quello di alzarsi al mio arrivo e salutarmi calorosamente, mi ha fatto tanto piacere quanto mi ha messo a disagio quello della sua fidanzata.

Scleri di una studentessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora