capitolo 16

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Deve essere passato parecchio tempo da quando mi sono seduta a terra perché la voce di Harry la sento arrivarmi alle orecchie in modo ovattato; lo so che si trova esattamente dietro la porta di casa. È preoccupato perché non rispondo: non l'ho fatto la prima volta che l'ho sentito chiamarmi, né la terza e nemmeno la quinta.

Ha persino bussato insistentemente, ma nemmeno così mi sono presa la briga di alzarmi da terra e aprire o usare la voce per dirgli che , va tutto bene. È una bugia: non va bene.

Ho i brividi, ma questa volta non sono dovuti al fatto di essere fradicia di pioggia, i vestiti mi si sono persino asciugati addosso e questo sicuramente mi costerà un qualche malanno.

Il cuore mi martella così forte contro la gabbia toracica che se solo Harry smettesse di bussare alla porta, lo sentirebbe indistintamente e capirebbe che sono seduta qui a terra, a pochi passi.

Il messaggio di Josh l'ho riletto più e più volte, ma non ho mai trovato una parola diversa dalla precedente e tanto meno qualcosa che mi possa far credere che si tratti semplicemente di uno scherzo, di un bluff.

Lo sa che sono a Londra, me lo sento nelle ossa e non solo perché lo leggo nero su bianco.

«Mia!»

Sobbalzo questa volta e non so nemmeno io dove lo trovo il coraggio di alzarmi da terra; tutto sembra accadere a rallentatore, persino le gambe le sento muoversi da sole, con le mani a fare leva sulla superficie fredda del pavimento. Anche il respiro lo sento rallentare, quasi non mi appartenga nemmeno più.

Harry compie un passo indietro quando finalmente apro la porta, ma i suoi occhi sono pronti a scattare nei miei. Deglutisco quando lo vedo muovere le labbra, forse a pronunciare di nuovo il mio nome, però non lo sento. Sbatto semplicemente le palpebre prima di fare a mia volta un passo indietro, a fargli capire di entrare immediatamente; Harry non se lo fa certo ripete ed è poi lui stesso a chiudersi la porta alle spalle.

«Che cos'è successo?» Nella sua voce c'è preoccupazione o forse spavento; io sono terrorizzata.

«Lui è qui.» Harry aggrotta immediatamente le sopracciglia, fissandomi in silenzio fino a quando la preoccupazione sembra lasciare posto solo alla confusione.

Lo so che vorrebbe fare mille domande, eppure non lo fa perché sa bene che non riuscirei a dare risposte sensate. Si inumidisce le labbra, afferrandomi la mano e trascinandomi poi verso il divano: nemmeno ci provo a opporre resistenza.

«Mia» il suo tono è dolce questa volta e i suoi occhi seguono ogni minimo mio movimento; di stare ferma non ce la faccio. «Chi è qui?»

«Josh.» Sobbalzo a pronunciare quel nome e solo in questo momento, mi rendo conto che Harry non sa niente; non gli ho mai parlato di Josh, però lo sento irrigidirsi al mio fianco.

«Chi è Josh?»

Non so spiegare chi sia Josh e forse nemmeno voglio farlo. Vorrei dirgli che non è nessuno, ma il telefono squilla di nuovo, segnalandomi l'arrivo di un nuovo messaggio.

È Harry stesso a recuperare l'iPhone, ancora sul pavimento accanto alla porta. Chiudo gli occhi perché lo so che si tratta di Josh e so anche che in un paio di secondi Harry leggerà il contenuto del suo messaggio. Ed io glielo permetto perché in fondo, forse voglio che scopra tutto così da potermi aiutare.

Torna verso di me con il cellulare tra le mani e gli occhi fissi sullo schermo lucente: ha la mascella tesa e le sopracciglia aggrottate; una piccola ruga di espressione gli si forma tra le sopracciglia, poi mi porge il telefono, sedendosi nuovamente al mio fianco.


Josh:

Vuoi che provi a indovinare il piano del tuo appartamento?

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