Sono sveglia già da qualche tempo, ma non so che ore siano esattamente. La batteria dell'iPhone si è esaurita in fretta dopo averlo utilizzato per gran parte della nottata. Il divano sul quale sono ancora sdraiata non è in realtà così comodo, l'apparenza e l'iniziale comodità si sono presi gioco di me, tanto che il collo e la schiena stanno disperatamente chiedendo aiuto.
L'ambiente è ancora prettamente buio, però il sole deve essere sorto già da un po' perché il vociare della gente giù in strada e il rumore delle auto sono chiaramente udibili nonostante le imposte siano ancora chiuse; l'orologio digitale della televisione si illumina giusto in tempo perché possa scorgere l'ora: sono le otto e trenta spaccate.
Dal corridoio dell'appartamento di Harry, a differenza della strada qualche piano più sotto, arriva solo silenzio; la porta della sua camera da letto è ancora chiusa e non sono per nulla in grado di prevedere il suo risveglio. Sono quasi tentata di alzarmi per tornare nel mio appartamento, ma la mia coscienza mi consiglia vivamente di restare, che non posso di certo sparire dopo tutto quello che Harry ha fatto per me nelle ultime ore.
Non so con quale strano criterio la mia mente mi faccia apparire il viso di Evan davanti agli occhi però succede e di conseguenza, una morsa al centro del petto mi fa sussultare. Mi siedo sul divano con il reale intento di chiamarlo, ma mi rendo conto che mi è impossibile perché il telefono, inerme tra le mie mani, non collabora. Mi passo una mano tra i capelli, non sapendo che fare: non posso andare via, non posso bussare alla porta di Harry e tanto meno non posso aprirla e controllare se sia sveglio o meno.
Accendo la piccola luce appena lì accanto, illuminando la sala; è strano il fatto di sentire familiare l'ambiente che mi circonda. Mi ritrovo a sorridere ripensando alle ore trascorse in sua compagnia, poi mi alzo più per sgranchire i muscoli che per una qualsiasi altra diversa motivazione. Cammino per il soggiorno attenta a non fare il minimo rumore, non voglio disturbare Harry; mi ritrovo involontariamente di fronte a una grande libreria colma di libri.
C'è un vaso su di essa, ma all'interno non vi sono fiori; sembra solo far parte dell'arredamento. Poco più in là, tra due libri, una cornice cattura la mia attenzione: ritrae due persone, un ragazzo e una ragazza. Riconosco immediatamente un Harry di qualche anno più giovane. Ha un braccio intorno alle spalle della ragazza, così simile a lui eppure così diversa. Deve essere sua sorella, hanno gli stessi lineamenti.
Harry sta sorridendo, la fossetta che ogni tanto gli compare sul viso è immortalata insieme a lui, mentre la sorella ha un'espressione buffa e la mano posata sul petto di Harry. Mi rendo conto che la fotografia è stata scattata nel periodo natalizio solo dopo un'occhiata più minuziosa: c'è un grande abete sfocato alle loro spalle, accanto a un camino acceso.
Alla destra della prima cornice ce n'è una seconda e di nuovo vi sono ritratte due persone, questa volta due donne. La sorella di Harry, solo con qualche anno in più e quella che deve essere sua madre; gli occhi sono identici. C'è addirittura una terza cornice poco distante, ma non ho occasione di poterla osservare perché Harry è in salotto e si sta schiarendo teatralmente la voce ad annunciare la sua presenza.
«Scusa, non volevo.» Mormoro, abbassando lo sguardo perché so essere stata colta in fallo nel curiosare tra le sue cose; Harry sorride e si passa una mano tra i capelli ancora arruffati per essersi appena alzato.
«Non preoccuparti, sono solo delle fotografie» ha la voce bassa e roca, quasi mi graffia la pelle; mi si avvicina per fermarmisi poi accanto, sorridendo alla cornice e indicando prima una donna e poi l'altra. «Mamma e Gemma, mia sorella.»
«Sono molto belle.»
Lo sento di nuovo sorridere e poi lo vedo fare cenno verso la cucina; non posso fare altro che seguirlo e prendere posto sulla sedia utilizzata da lui la sera prima. Harry invece si appoggia di schiena al lavello, incrociando le braccia al petto. Stamattina la maglietta che indossa è di un blu così scuro da sembrare nero; i muscoli delle braccia nuovamente accentuati a causa della posizione assunta.
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HIDEAWAY
FanfictionHo ancora lo sguardo basso, rivolto verso l'àncora tatuata sul polso di Harry e sorrido. Sorrido alla vista delle nostre mani giunte, alle nostre dita intrecciate le une alle altre. Persino al suono della voce di Harry sorrido, diventata ormai così...