As if

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Alla fine, non mi aveva fermato, ancora fresco era il suo sguardo fisso su di me mentre varcavo la porta per uscire da casa. Ma non mi aveva fermato.

Il gelo di quella giornata di Dicembre mi preparava a quello che avrei provato di li a qualche minuto. Guardavo in basso cercando di non scivolare su qualche montagna di neve che recintava i marciapiedi di tutta Baltimora. Avrei voluto che Luke fosse con me, ma sapevo che era troppo chiedergli una cosa del genere.

Lo capivo, ma sentivo in ogni caso più freddo senza la sua presenza. Era come una sicurezza, come un numero fortunato o un rituale prima dell'ultima partita del campionato. Senza mi sentivo a disagio, come se avessi dimenticato qualcosa a casa e non riuscissi a capire cosa.

Cercai di bilanciare il mio equilibrio scarso con la borsa che portavo sulla spalla, strofinai il naso contro la sciarpa di lana, creandomi un riparo dall'aria pungente. Il sole c'era ma era come se non ci fosse, uno spesso strato di nuvole bianche lo nascondeva. Guardai in alto ma subito mi pentii quando un mio piede scivolò troppo in avanti. Trattenni un urlo e mi aggrappai al muretto poco distante, feci un breve respiro e ricominciai a camminare.

Mi ci volle poco per trovare la casa, ricordavo ancora troppo bene dove fosse e questo mi fece pensare che forse ero stata via troppo poco tempo. Che forse era passato ancora troppo poco tempo dalla ferita per doverla riaprire.

Mi guardai intorno e rimasi quasi schifata da come Baltimora fosse rimasta la stessa, gli stessi alberi, le stesse vie, gli stessi parchi, le stesse persone.

Baltimora sembrava immune agli anni che passavano, mentre su di me si sfogavano in tutti i modi.

Stesi il collo cercando di capire se ci fosse qualcuno in casa, fortunatamente sentii delle voci e un rumore di pentole. Camminai sul breve vialetto e, arrivata davanti alla porta, suonai.

Mi toccai i capelli e pensai a cosa avrebbe detto Calum nel vedermi, volevo avere un opinione su com'ero diventata.

La porta si aprì quasi subito e mi pentii di essermi presentata. Ad un tratto pensai a qualche scusa ma ormai la signora dai capelli neri e lunghi mi stava guardando con interesse.

Aveva uno straccio in mano, era elegante e alle orecchie portava delle perle bianche. Era uguale a Calum.

-Salve.- dissi, facendo un sorriso timido.

-Ciao.- ricambiò -Cerchi qualcuno?-

Annuii e strinsi una mano intorno alla cinghia della borsa -C'è Calum in casa?-

La donna subito corrugò la fronte, chinò la testa da un lato.

-Certo.- rispose titubante.

Fece qualche passo su se stessa ma dopo mi fece entrare in casa. Iniziai a sudare, non mi sembrava più una buona idea.

-È di sopra, la prima porta sulla destra.- mi disse chiudendo la porta.

Il caldo della casa all'inizio fu rassicurante ma dopo inizio a soffocarmi. Mi tolsi la sciarpa e la schiaccia nella borsa. Senza pensare iniziai a salire le scale, non guardai sulle pareti le piccole fotografie. Non volevo vedere un Calum felice e giovane, non in confronto a quello che avrei visto di lo a qualche metro.

Arrivai davanti alla lastra di legno, mi morsi l'interno del labbro inferiore e feci una smorfia. I denti si era conficcati troppo nella carne e un gusto strano e ferroso mi colò in bocca.
Bussai e usai la piccola distrazione del momento per ingannare il mio cervello,concentrato sul dolore della ferita, a fare quello per cui ero andata li.
Non sapevo nemmeno quale fosse esattamente il motivo. Solo, avevo bisogno di parlare con lui, sapere se era sprofondato così in basso in 6 anni o era riuscito a rimanere a galla.

Aspettai facendo scattare gli occhi verso ogni rumore, sentii dei passi ovattati da un tappeto e la maniglia girarsi.

La porta si aprii ed io continuai a guardare in basso, vedevo i suoi pantaloni larghi e i suoi calzini neri. Tese un braccio lungo il fianco e nella mia visuale entrò la sua mano.
La pelle ambrata circondava le dita lunghe e affusolate.

-Allora sei davvero tornata.- disse.
La sua voce era diversa, più matura, bassa e roca.

-Non ho intenzione di rimanere a lungo.- risposi.

Unii le mani davanti allo stomaco per farle smettere di tremare.

-Entra.- mi invitò. Era estremamente calmo e tranquillo, come se mi avesse visto il giorno prima.
Era inquietante.

Camminai sulla moquette e mi andai a sedere sul letto mente con l'angolo dell'occhio lo osservai lasciar cadere il suo corpo sulla sedia di fronte alla scrivania.
Camera sua era ordinata.

-Come stai?- domandai.

-Sono passati 6 anni.- sentenziò, come se fosse uno stato d'animo.
La sua voce diventò vuota.

-Lo so.- mormorai.

-È passato tutto questo tempo e non riesci neanche a guardarmi in faccia?- era malinconico.

Alzai subito la testa e fissai i suoi occhi, aveva una smorfia triste. Volevo piangere.

Teneva una mano sulla scrivania mentre l'altra era appoggiata sul ginocchio. Capii subito che i pantaloni larghi una volta dovevano stargli giusti. Era dimagrito tanto, il viso scavato e i capelli neri sfibrati. Agli occhi scuri neanche ci facevi più tanto caso.

Sembrava senza vita.

-Mi sei mancata.- sussurrò, mi osservò e subito dopo sporse il corpo in avanti appoggiando i gomiti sulle cosce.
Si coprì il viso con le mani e iniziò a piangere.

Non un pianto silenzioso, i suoi singhiozzi erano forti e strozzati dai tentativi di prendere aria.
Non sapevo cosa dire, mi alzai lentamente e feci un passo in avanti.
Calum alzò il viso, le guance umide, sembrava spaesato. Come se si fosse accorto in quel momento che ero li davanti a lui.
Di scatto si alzò, mi circondò la vita con le spalle e mi strinse a se. Così forte che trattenni un gemito.

Nascose la faccia nell'incavo del mio collo, -Sei davvero qui.- disse vicino al mio orecchio.

Ricambiai l'abbraccio, mi era mancato quanto ero mancata a lui.

-Gesù Cristo.- si scostò e prese il mio viso tra le mani. Lo toccò -Sei cresciuta così tanto, sei bellissima.-

Continuava a piangere e io feci lo stesso, non riuscivo a parlare.
Ero davanti all'ultima persona che aveva toccato Ryan, era l'ultima cosa che mi collegava a lei.

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-Mio fratello è andata a cercarla.- spiegò Zora.
Si mise seduta mentre Christian la guardava dal basso, aveva le braccia dietro alla testa.

-In che senso?- chiese.

Prese delicatamente Zora da un braccio e la fece di nuovo stendere di fianco a lui. Gli piaceva poterla sentire corpo a corpo. Anche solo sfiorandosi.

La ragazza si sistemò il cuscino sotto alla testa, la stanza di Christian era chiara. A lei piaceva.

-È stato mio fratello ad andarla a cercare, lui ha ceduto, lui è stato più debole.- lei non avrebbe mai ceduto.

-Secondo me ha solo capito di cosa aveva bisogno per uscire da quello schifo di situazione in cui si era ritrovato.- commentò.

Zora alzò le spalle, i capelli scuri e lunghi solleticavano la mascella di Christian.

-La differenza tra me e Luke è che io non l'avrei mai fatto.- parlò Zora.

-Io si.- disse Christian quasi sorpreso -Io ti avrei cercato.-

✨✨✨✨

Mi spiace tradirvi così ma, team Alum tutta la vita.

ciao ciao

Disconnect 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora