Eventually

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"Counting the days 'til I bring you back to me, eventually."

-Lost in Reality

-Ti chiedo solo di ascoltarmi per un minuto.-

La ragazza si girò di scatto, si era fermata davanti alla porta della sua camera da letto.

-Non sono arrabbiata con te Alexis, davvero.- sbottò Joenelle -Sono solo stanca.-

-Cosa intendi?- parlò la ragazza, si era legata i capelli rossi in una coda.

-Intendo che,- sospirò -per quanto resterai qua? Quando te ne andrai Calum sarà punto a capo, sono stanca di vedere mio fratello stare male.-

Alexis scosse la testa.

-Joe, è lui che non vuole stare con me. Non adesso almeno. Io resterei volentieri per te, per lui. Ma non posso.- sorrise con rammarico.

La ragazzina si appoggiò contro la parete del muro, confusa.

-Cosa?-

-Lui prova delle cose per me e anche io per lui, solo che non è il momento giusto, lo sappiamo tutti.- spiegò.

-Ma se vi piacete, perché non potete stare insieme?- non capiva.

Alexis alzò le spalle, si avvicinò a Joenelle e la tirò a se in un abbraccio.

-A volte bisogna solo aspettare che le cose migliorino. Sto contando i giorni.- mormorò ridacchiando.

Strinse di più la ragazza contro il proprio petto.

-Sei diventata così bella, mi ricordo ancora quando giocavi con le Barbie.-

Joenelle rise, passarono qualche minuto in silenzio ma lei parlò di nuovo.

-Perché non sei venuta prima?-

-Non sapevo cos'era successo a Calum, e non sapevo che stesse così male.- disse con tristezza.

-Hayley e Luke lo stanno aiutando.-

-Tutti noi lo stiamo aiutando.- disse -Ora è meglio se torniamo giù, ci staranno cercando.-

Scesero le scale e quando arrivarono nel soggiorno della casa Hood Alexis sorrise nel vedere Amy in braccio a Connor.
Calum si girò, era seduto sul divano e alzò le braccia verso Alexis e Joenelle.

-Ecco le mie due ragazze preferite!- urlò, il suono continuo della TV soffocò appena la sua voce.

Alexis gli sorrise e lui le fece un cenno, Joenelle si avvicinò al fratello mentre Amy si agitava sulle gambe di Connor.

-E io?- piagnucolò.

Calum si voltò verso la sua parte.

-Amy tu non sei una delle mie ragazze preferite, tu sei la mia regina.- scherzò lui in tono dolce.

-Ecco.- alzò il mento Amy, ridacchiando. Tornò a guardare la TV.

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-Mia sorella mi sta aspettando.- dissi balbettando, sistemai lo zaino a righe sulla spalla e abbassai lo sguardo.

Luke era fermo davanti a me, aspettavo una qualche sua parola.

-Non puoi stare qui con me?- rise, fece cadere la testa da un lato e mi guardò con aria di sfida.

Osservai il viale alberato su cui eravamo e mi strinsi nella giacca spessa, la sera stava calando e la temperatura diminuendo, non riuscivo a capire come potesse stare bene con solo una felpa addosso.

-Ecco, io.- mi maledissi, perché dovevo essere così impacciata con lui? Non riuscivo a guardarlo più di un tot di secondi che provavo imbarazzo e le guance mi diventavano quasi rosse.

Il suo sguardo era intimidatorio, curioso ma non troppo. Anche in quel momento era così.
Fece dei passi in avanti e si portò una mano alla bocca, per giocare con il piercing sul labbro inferiore.

-Rimani con me.- sussurrò.

I suoi occhi azzurri catturarono in pieno la mia espressione spaventata.

Una sua mano mi accarezzò i capelli, era uno dei primi gesti gentili che mi manifestava.
Scese sulla mia guancia e mi accarezzò il collo con le dita.

Credetti nel suo gesto, nel fatto che si sarebbe avvicinato per baciarmi, ma rimase fermo. A guardarmi.
Quasi lo speravo.

-Resta con me, ti prego.- disse ancora, un piccolo sorriso dipingeva il suo viso chiaro.
Ero grande abbastanza per capire le conseguenze delle mie azioni. Le opzioni che avevo erano solo due.
Andare via, tornare a casa e passare una serata tranquilla con Evie o a fare i compiti. Avrei pensato a Luke e a quando l'avrei rivisto, probabilmente.
Oppure, restare con lui. Dargli quel momento che lo avrebbe portato a chiederne un altro e un altro ancora, dargli una specie di speranza che io ci sarei stata, se solo lo avesse chiesto.

Sapevo qual era la più allettante.

Portai il posacenere sul tavolo in veranda, improvvisamente mi ricordai di quella scena.
Erano piccoli momenti tra me e Luke che avrei voluto ricordare più nei dettagli, momenti tranquilli.
Posai l'oggetto nero e lucido al centro del tavolo chiudendo la porta finestra del salotto dietro di me.
Luke aspirò dalla sua Marlboro Gold e buttò giù il fumo dei suoi polmoni.
Mi sedetti intorno al tavolo, davanti a lui.

-Tra poco è pronta la cena.- dissi.

Lui annuì e mi porse la mano in cui teneva la sigaretta, velocemente avvicinai le labbra al filtrino già giallastro ai bordi e aspirai.
Il fumo era un vizio che mi concedevo solo ogni tanto.
Luke non aveva mai smesso.

-Il 2 Gennaio abbiamo il volo all'aeroporto di Baltimora.- mi ricordò.

-Chiamerò Jackson.- sorrisi.

Da una parte ero felice di tornare a casa.

-Allora,- Luke si sporse verso di me, spense la sigaretta del portacenere e mi sorrise -sei ancora convinta di quello che vuoi fare quando torneremo a Londra?-

-Intendi di andare a convivere?- corrugai la fronte.

Lui annuì.

-Certo.- risposi.

-Bene. Perché non posso aspettare che l'amore ci distrugga senza fare niente, non voglio aspettare.- ridacchiò.

-Hai sempre avuto una visione così macabra dell'amore.- osservai.

Mi avvolsi meglio nella coperta.

-Lo vedo per quello che è.- puntualizzò -Cosa c'è di più macabro di un emozione, sensazione o sentimento che sia che ti fa provare dolore? Che ti ferisce e a volte ti fa uccidere, che ti uccide. La gente fa i gesti più folli spinti dall'amore.-

HEY HEY HAYLEY, WON'T YOU SAVE ME?

Disconnect 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora