capitolo 5

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Non ho le chiavi di casa, il telefono e i soldi.
-Non usciranno dal locale prima dell'alba.-
Mi disse Sasuke guardando le stelle.
Sbadigliai.
-Hai sonno eh?- Ridacchiò.
Alzai il pollice e sorrisi.
I tacchi iniziavano a farmi male.
-Se ci mettiamo a correre riusciamo a trovare mio fratello a casa, puoi dormire nella camera degli ospiti.-
-Vivi con tuo fratello?- Chiesi stranita.
-No, dovevo uscire e l'elettricista chiedeva di essere assistito.-
Mi tolsi i tacchi e iniziammo a correre.
Dopo poco ci fermammo davanti ad una casa enorme, avrà avuto quattro piani. Piastrelle nere e tetto bianco, immense vetrate facevano entrare la luce notturna.
Sasuke suonò il campanello.
Aprí un suo clone dai capelli lunghi e neri.
-Neanche ti chiedo chi é lei e dov'è la macchina. Cia'- Gli diede le chiavi di casa.
Mi fece gesto di entrare.
Dopo aver varcato la porta, mi spinse contro il muro, vicino al cornicione. Carezzò la mia gamba fino a tenerla in mano dalla coscia.
sentivo il suo respiro.
Gli misi le braccia sulle spalle, lui mi prese in braccio facendomi sedere sul tavolo della cucina.
Tirò il mio vestito fino a sfilarlo da sopra, iniziò a baciarmi e piano piano le sue labbra cambiavano posizione.
Scesero sul collo dove mi lasciò un segno.
E più in basso.
Sempre di più.
Soffocavo gemiti.
-Non trattenerli.- mi disse sorridendo con la testa tra le mie gambe.
Gli tolsi la cintura.

Mi svegliai per colpa di numerose urla che provenivano dall'ingresso.
Misi la vestaglia e uscii dalla camera da letto di Sasuke.
Attraversando il salotto vidi Amai che cercava qualcosa nella borsa.
-Sei un pezzo di merda.- Gli disse.
-Sappiamo entrambi che non vedevi l'ora ti lasciassi.- Le rispose.
-TU!- Amai mi indicò.
-È colpa tua se verrá interrotta una tradizione che va avanti da sette generazioni.- Continuò accusandomi.
-Okay Grazie.- Sasuke le chiuse la porta in faccia.
E mise in tasca le chiavi della macchina che la sua ex gli aveva appena riportato.
Mi veniva da ridere.
Quando mi venne in mente Ino.
Merda
Sono stata assente per tutta la durata della sua festa.
-Posso fare una telefonata?- Chiesi.
Lui annuì.
Mi diede il tuo telefono e chiamai ino.

-Pronto?- Disse la mia amica.
-Ino! Scusami per ieri...-
-oh, tranquilla, tanto siamo andati via tutti dopo poco.-
-Perchè?-
-Hinata è entrata in travaglio verso le tre, quindi Naruto è dovuto tornare a casa, era l'unico con la macchina allora ha portato a casa tutti.-
-Dio, sono una pessima amica.-
-No, sei solo sciocca.-
-Torno a casa appena riesco, poi organizziamo un'altra festa.-
-Va bene, ciao Sakura.-
Attaccò.

Penso sia arrabbiata con me.

-Hai bisogno di un passaggio quindi?-
-Mi sarebbe d'aiuto, ecco.- Gli sorrisi.

Prese le chiavi dell'auto e uscimmo in cortile, dove una macchina nero lucente ci aspettava.
Non me ne intendo, ma penso sia una bmw.

Girò la chiave e partimmo. Gli mostrai la mia via di casa e la mia università.

Arrivammo a casa.
Lui mi accompagnò fino al portone.
Mi carezzò i capelli e mi baciò.
-Alla prossima.-
Risalì in macchina andandosene.




Sono passati due mesi da quella notte.
Non ci siamo più visti neanche una volta.
La mia laurea è stata rimandata per colpa di un esame che con ho fatto.
Ino si è trasferita altrove con il suo nuovo fidanzato.
E per quanto riguarda me, faccio da babysitter a Himawari, la figlia di Hinata.
Con un braccio tengo la piccola, mentre con l'altro scaldo il latte nell'apposito macchinario.
Ascolto musica Pop preadolescente divertendomi come se non avessi quasi ventidue anni.
-Ecco Hima.- Porgo alla neonata il biberon.
Dopo il pranzo la metto nella culla, azionando il callion.
Buon riposino a lei e a me.
Una bella dormita sul divano è quello che ci voleva.
-Sakura...- Hinata mi sveglia dolcemente, tiene sua figlia in mano e ha ancora la divisa da lavoro.
-Grazie mille per aver badato a Hima..- Mi sorride.
-È un piacere!- mi alzo in piedi e la piccola mi stringe il dito con la sua piccola mano.

In questi due mesi ho raggiunto un piccolo traguardo: ho preso la patente.
Posso guidare tranquillamente.
Salgo in macchina e mi dirigo in università, oggi ho il laboratorio di ostetrica.
È luglio inoltrato ormai.
-Buon pomeriggio a tutti.- Saluta il professore.
-Indossate i guanti.-

Passai il resto del pomeriggio a cercare di fare partorire un manichino donna.
Il mio compagno di laboratorio era così scosso che sembrava avesse partorito lui.

-Max, va tutto bene?- Gli chiesi vedendolo bianco pallido.
-s..si.- Corse a prendersi una bibita zuccherata.

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