capitolo 2

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Noia o depressione? Amore o Abitudine?

Mi chiedo cosa ci sia dopo la luna, cosa ci sia dietro il mio cuore e cosa possa fare per saperlo.

-Haruno è il tuo turno.- Il professore mi porse il bisturi, tutti mi osservavano. Presi in mano l'oggetto affilato e intagliai la pelle in silicone del manichino.

-Ottimo, ora chiudi la ferita.- Mi disse. Il mio compagno di laboratorio mi allungò un ago con del filo nero. Infilai il filo nell'ago e iniziai a ricucire la ferita del mio finto paziente.
Il professore prese qualche appunto sulla mia azione e inizió a parlare.

-Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito, ricordate il progetto di settimana prossima.-

Mi tolsi gli occhialini e i guanti per poi dirigermi verso lo spogliatoio.

Frugai nella mia borsa cercando l'abbonamento della metro.

-Cazzo.- l'avevo perso. -No, No, No, NO!- Come avevo fatto questa mattina?

Questo pomeriggio Ino dovrà stare con Sai, il suo fidanzato,  quindi potrei usare il suo.

Corsi fulminea verso la struttura B dell'università nel reparto delle belle arti, dove studiava Ino.

Si trovava in sala ceramica.

-Ino, posso usare il tuo abbonamento della metro?-

-No, devo andare in centro città con Sai.- Mi rispose.

-Come faccio allora?-

-Ma il tuo dov'è?-

-L'ho perso.-

-Brava sciocca.-

-Grazie.-

Me ne andai disperata.

Quel pomeriggio sarei salita sulla metro senza biglietto.

Percorsi la strada dall'università fino alla stazione dove passai i tornelli grazie ad un guasto e agli elettricisti distratti. Salii sulla metro viola che mi avrebbe portata a casa.

Il vagone era molto pieno, ma riuscii a trovare un posto per grazia divina.

Indossai le cuffiette e mi feci trasportare dalla musica.

-Scusami, giovane, posso sedermi qui?- Una donna anziana indicò il mio posto, che come da regole, le dovetti cedere.

Mi ringraziò e io rimasi in piedi appesa al palo insieme ad altri cento sconosciuti.

Piano piano la carrozza si svuotava.

-Biglietto!-

Persi un battito.

-Biglietto!-

Persi due battiti.

Una mano mi trascinò via.

Persi tre battiti.

Mi girai verso il mio rapitore.

Capelli scuri, occhi come il carbone.

Cazzo, era lui.

Persi quattro battiti.

Finimmo in un vagone sperduto e le porte del treno si aprirono.

Mi spintonò giù insieme a lui.

-Dai il posto alle vecchie, Sakura?-

Sakura

Sakura

Sakura

Come sapeva il mio nome?

Cercavo una via d'uscita, ma non conoscevo questa stazione.

-Quando avrai intenzione di uscire dalla mia testa o di farti una scopata, telefonami.- Mi disse il ragazzo.

-Potrei chiederti lo stesso.-

-Sasuke.- continuai.

Ho ricordato il suo nome!

Mi mise una mano sul sedere e mi avvicinò a lui. Mi baciò.

Potevo sentire il caldo delle sue labbra e il freddo dell'aria condizionata.

-C'é un hotel a due isolati da qua, ho giá pagato tutto, mi dispiace non poter venire con te.- Mi fece l'occhiolino e risalí sul treno.

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