10. Cuore a cuore

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A letto, dopo pranzo, come sempre lasciò vagare la sua mente a briglia sciolta.

Al sicuro oltre la zanzariera, gli occhi chiusi, il rumore di sottofondo dei suoi due fratelli che parlottavano tra loro, permise alla sua immaginazione di vagare indisturbata.

Non tentò neanche per sbaglio di deviare il suo pensiero, quando visualizzò davanti a sé la macchina bianca, la villetta con l'annaffiatoio, la camera da letto con lo stemma di quella squadra di calcio che non conosceva.

Non tentò neanche per sbaglio di deviare il suo pensiero quando si immaginò di assaggiarlo ancora, di avere le sue mani addosso e la sua lingua in bocca, il cuore che gli martellava nel petto e una sensazione incontrollabile e irrazionale di stare facendo per la prima volta qualcosa di giusto, di essere per la prima volta esattamente dove doveva essere.

Lo rivide mentre gli sussurrava tu mi piaci, e il suo petto si gonfiò di orgoglio.

Neanche si accorse di avere un sorriso stampato sul volto, mentre la sua visione si evolveva e proseguiva e lui sopprimeva qualsiasi suono minacciasse di sfuggirgli dalle labbra.

Raffaele che lo baciava, che gli sussurrava parola all'orecchio. Raffaele che lo toccava. Dio, quello gli fece provare brividi violenti e sudori freddi in tutto il corpo.

Quando persino lui si rese conto che era troppo, quando la sua immaginazione fu costretta a fermarsi dall'imbarazzo, aprì gli occhi. Si guardò intorno spaventato, immobile sul suo letto, congelato dalla paura irragionevole che qualcuno gli avesse letto nel pensiero, capito quello che gli passava per la testa.

Per sua fortuna, Allan e Aasim erano ancora assieme a parlare e non facevano alcun caso a lui.

Decise allora di sbloccare il telefono, perché aveva promesso a Hassan che gli avrebbe detto che stava bene.

Tolse la modalità aereo, il suo cellulare era al nove percento. Il giorno seguente l'avrebbe caricato a casa del suo amico, tutto andava secondo i piani.

Entrò nella chat con lui e gli scrisse che era casa e si sentiva meglio. Lui rispose di riguardarsi, che il giorno dopo avrebbero dovuto guardare FRIENDS e non poteva permettersi di restare male di nuovo.

Anche Qaali gli aveva mandato un messaggio, gli aveva scritto per chiedergli se si fosse ripreso, ma lui non rispose subito. Non rispose subito perché aveva ricevuto un messaggio anche da un'altra chat, una chat in cui entrò senza neanche pensarci due volte.

Allora, ci vieni a casa mia?

Nuru esalò un lungo respiro e chiuse gli occhi, bloccando il telefono e posandoselo sul petto.

Tutto quello che voleva era dar luce alle sue fantasie e renderle realtà, e avrebbe potuto farlo davvero, andando da lui. D'altro canto, sapeva che sarebbe stato meglio lasciarle a ciò che erano, solo fantasie.

Meglio di no.

Si odiò dando quella risposta, ma la diede comunque. Cambiò chat per rispondere a Qaali e distrarsi un po', ma lui rispose subito, senza dargli il tempo di fare alcunché.

Per favore. Voglio parlarti.

Perché fare la cosa giusta doveva essere sempre così difficile? Pensò di scrivergli che lui no, non voleva parlargli, di non rivolgergli più la parola, ma l'idea di fargli del male gli faceva venire la nausea, e quella di non parlargli mai più gli spezzava il cuore.

Poi l'idea.

Nuru non si era pentito, questo era evidente. Non si era pentito di ciò che aveva fatto, continuava a pensarci in modo ossessivo, a desiderarlo.

Furaha // alla ricerca della felicitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora