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L'aria era colma di silenzio, un lieve sussurro di freddo invernale serpeggiava tra loro: qualche finestra doveva essere rimasta aperta.
I loro riflessi, specchiati placidamente nel tè, si agitavano alla corrente, sollecitando i loro sguardi persi nei pensieri.

Jimin si mise a stringere i pugni sulle ginocchia, sorseggiando a tratti dalla sua tazzina, indeciso, con un marasma di parole lì, sulla punta della lingua.

« Parla, prima che il tuo tè si inacidisca» Jeongguk aveva detto, attentamente studiando il suo amico.
Di sua malavoglia, era un perfetto osservatore, e gli dava sui nervi notare quelle piccolezze antipatiche come fumo negli occhi.

« Ecco, Jeongguk...» esordì il biondo, lanciando fuori un po' del suo nervosismo attraverso parole fugaci.
« Io e Yoongi abbiamo conosciuto un bravo psichiatra, e lui, sentendoci parlare di te, ha voluto immediatamente consigliarci queste pillole di nuova fattura. Ne parlano come il vanto del ventunesimo secolo.»

Così dicendo, estrasse dalla borsa a tracolla una scatola dai bordi biancastri e l'etichetta spenta.

« Ci abbiamo impiegato molto a reperirle visto che-»

« Visto che non avevate i miei dati medici o una ricetta, dico bene? Dopotutto, sapevate che non avrei accettato.» disse il corvino, stringendo gli occhi.
Il suo viso si distese in un sorriso, che di gioia ne aveva poca, a vedere il ragazzo -che in un tempo lontano, era stato il suo miglior alleato contro il mondo- confessarsi con gli occhi.

« Riportale indietro, Jimin. Non le voglio in casa mia» sentenziò Jeongguk, improvvisamente infuriandosi per aver pensato anche solo per un istante che Jimin fosse andato lì all'unico scopo di vederlo, o accertarsi che stesse bene.

« Per favore, non fare così. Non ti vogliamo obbligare a farlo, basterà tenerle sul comodino, e magari verrà tutto da sé.»
Balbettò il ragazzo dai capelli chiari, provando ad essere il più conciliante possibile con il suo migliore amico, o di un'ombra che di esso vi era rimasta.

« Va bene, le terrò qui, se è questo che vuoi. Ma ora voglio stare solo.» sospirò il corvino, dichiarando finita la conversazione buttando nel lavandino la sua bevanda.

E poco più a destra, nel cassonetto, sarebbero presto state buttate anche le stupide pillole che Jimin aveva portato con sé, non appena quest'ultimo se ne fosse andato.

« Ricordati che noi lo stiamo facendo per te.»
Il biondo disse, prima di rimettersi al collo la borsa, e andarsene veloce come era arrivato.

Lasciò dietro le sue scarpe Jeffery West un tenue senso di malinconia e solitudine, ma questo si liquidò totalmente quando Taehyung rientrò nella stanza con nonchalance.

« Coniglietto, sarai mica stato troppo duro con lui? Mi sembrava fosse solo seriamente preoccupato per il suo migliore amico.» espirò l'azzurro, ciabattando con la sua tipica eleganza per la stanza, finendo a stendersi sul divano con la piena intenzione di godersi una giornata in panciolle.

« Preoccupato? Tsk. Il loro è perbenismo obbligato.»

« Non lo credi davvero, e non serve che te lo dica io.» brontolò Taehyung, disapprovando totalmente l'agire, e talvolta il pensare, del fidanzato.

« E forse dovresti provare.»

La frase, sibilata all'oscurità, percosse l'aria simile ad una frustata, un tuono a ciel sereno.

« Cazzo, Taehyung, serve davvero che ti ci metta anche tu?» sbottò Jeongguk, ispirando forte dalle narici furioso com'era.

Non era arrabbiato con il suo ragazzo in realtà, -anzi, men che meno con lui-, ma gli pesava guerreggiare in continuazione.
Ogni tanto, a lampi di pazzia, gli capitava di pensare cosa sarebbe accaduto se..., ma ogni volta accanto a sé, Taehyung sospirava nel sonno, e i suoi dubbi venivano meno.
Dunque abbracciava l'azzurro, rumoreggiando con schiocchi di baci l'incavo del suo collo.

« Smettila di fare l'orso, Jeongguk. Stai rifiutando tutto l'aiuto solo perché sei un codardo!» proruppe ex abrupto il più basso, scattando fuori dalle sue voglie neghittose.

Dal davanzale esterno alla finestra, quello che si affacciava alla strada, cadde un mucchio di nevischio. Un pupazzo di neve perse il suo braccio di legno.

« Sei fottutamente ipocrita, con te stesso, pure. E la parte peggiore è che non lo ammetti, se non attraverso di me» s'adirò Taehyung, facendosi vicino a Jeongguk con aria imbestialita, e nello stesso momento vagamente provocante.
« Dimmi, Jeongguk, se non ci fossi io, avresti il coraggio di guardarti allo specchio?»

« Saresti capace di affrontare i tuoi demoni da solo, mh?» tuonò l'azzurro, la voce spaziante tra l'abisso di un sussurro, e il grido di una tempesta.
E, alle orecchie del corvino, senz'altro di un temporale senza fine.

« Tu, Jeon Jeongguk, saresti dannatamente capace di lasciarmi andare, mi stai dicendo questo? Eh?»
Taehyung era ormai un fragore, un suono assordante che viaggiava dalla distanza minima tra lui e il corvino, ai loro cuori destinati a non appartenersi.

Se stesse urlando, o bisbigliando al vento, Jeongguk non sapeva dirlo, tanto che le sue parole stavano bruciando nella sua testa.
Voleva che smettesse, si sentiva confuso, stordito, stanco, e il suo ragazzo lo stava torturando insopportabilmente.

« Risvegliati, non sarai mai felice! Vivrai per sempre uno schifo di sogno, è questo che vuoi?» Taehyung, continuò, imperterrito.
Ad un soffio di labbra dal fidanzato, il suo volume era tale che Jeongguk pensava che sarebbe potuta uscire dalla sua testa e disturbare i bambini che giocavano con la neve in cortile.

« Nessuno ti salverà da qui, se non te stesso! Lo vuoi capire, sì o no? Restare nelle tue stupide fantasie o buttare giù quelle cazzo di pillole è una scelta tua, ma sei davvero pronto a vivere così?»

« Basta! Taehyung, basta!»

Jeongguk aveva raggiunto il suo limite.

La miccia era accesa; Taehyung strisciò disperatamente nella sua ombra, fasciando il suo cuore sanguinante con le dita.

« Voglio solo vivere con te, perché questo non va bene?» biascicò, la voce tremante e risucchiata dalla gola.

« Perché ti stai uccidendo da solo. E stavolta, non con le medicine di tua madre.»

Taehyung lasciò la stanza.

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Ecco un po' di sofferenza.

In questo capitolo, Jeongguk butta malamente fuori di casa Jimin, povero ragazzo :(
E Taehyung rientra in scena tranquillo, arrabbiandosi quasi all'improvviso dopo poco.
Se fate attenzione è esattamente come si è comportato Jeongguk con il povero Jimin: prima è colto dall'indifferenza, poi di punto in bianco si arrabbia perché Jimin è andato lì solo per rifilargli l'ennesimo consiglio.

È un modo di agire di Jeongguk, che prima analizza la faccenda, poi mettendo insieme i pezzi, si comporta di conseguenza: tenete a mente questo atteggiamento, perché ritornerà:))

Comunque, spero sia chiaro il momento in cui sembra che il nostro Taehyung maltratti Kookie.
L'intenzione di Taehyung, infatti, è quella di fare raggiungere a Jeongguk il suo limite per spronarlo a migliorare.

So che sembra molto crudele come cosa, ma non dimenticate che Taehyung conosce molto bene ogni particolare di Jeongguk, e quindi sa come spingerlo a fare qualcosa.

Al prossimo capitolo :))))))




𖣔𝚂𝚝𝚊𝚢 𝙰𝚕𝚒𝚟𝚎𖣔  {𝐓𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤}                             Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora