« Prego, si accomodi.» sentenziò l'uomo che aveva aperto la porta a Jeongguk.
Era basso, e piccolo, come se fosse nato troppo presto e senza la forza di correggere il suo brutto passo barcollante.
L'unica curva pingue della buffa figura era una pancia sproporzionata, che il dottore portava con discreta tranquillità, posta proprio come una piccola collina tra il petto e il basso ventre.« Grazie.» mormorò il corvino, prendendo elegantemente posto di fronte al tipo, sedutosi anch'egli.
Sulla scrivania, una placca d'oro evidenziava il nome "Dr. Choi.”
Lo stesso era scritto sulla multitudine di certificati, attestati e altro attaccati alle pareti, per il resto spoglie, dello studio.
Pensandoci, il luogo era davvero spiacevole, e non scatenava - a livello sensoriale- altro che un sentimento di forte inadeguatezza.« Allora -esordì il dottor Choi, raccogliendo da un astuccio una penna ad inchiostro nero- il suo amico Jimin ha già avuto occasione di parlarmi un po'... Di lei, ecco.»
Jeongguk volse la testa leggermente indietro, infastidito sia dall'amico chiacchierone sia da questo tizio che parlava come se lo conoscesse.
Tu di me non sai proprio nulla.
« Mi piacerebbe, in ogni caso, sentire un po' cosa puoi raccontarmi tu dei tuoi piccoli "problemi".»
Il corvino si agitò leggermente sulla sedia; non credeva per niente di avere problemi, tanto più problemi da risolvere.
Stava bene come stava, e questo accanimento da parte di tutti quelli che lo circondavano (compreso Taehyung) era davvero snervante, talvolta.Ad ogni modo, lo psicologo - o come amava chiamarlo Jeongguk, strizzacervelli- notando che il paziente non era molto incline ad accontentare la sua richiesta, decise di proseguire autonomamente.
« Bene, che ne dice di parlarmi un po' della sua infanzia? Sono dell'opinione che spesso è in questa fase della vita di noi tutti che si verificano i dettagli più importanti.»
Trovandola una domanda innocua, il ragazzo più giovane uscì un po' dal suo mortale silenzio, e in brevi sussurri, spiegò che la sua infanzia era stata più che normale: genitori che si amavano, che l'avevano cresciuto con affetto e che avevano sempre fatto di tutto per lui, una casa né troppo grande né troppo piccola, nessun problema con i compagni a scuola. Insomma, niente di particolarmente interessante.
L'uomo più anziano scribacchiò il suo taccuino, riempendo una pagina di informazioni che a Jeongguk non pareva di aver detto.
« E riguardo alle prime comparse di quella questione? Quando è iniziata?»
La lingua lunga di Jimin doveva aver avvisato lo psicologo persino della rabbia che gli provocava nominare in sua presenza "quella questione" (per l'appunto), ma il viso del corvino non poté che indurirsi alla - seppur velata- menzione.
Era uno aspetto di lui che proteggeva, non ammetteva si parlasse di "quella questione" come un problema, perché per lui non lo era e non lo era mai stato.
Faceva semplicemente parte di lui come qualsiasi altra parte del suo corpo.
Anzi, era più che certo che neppure il suo cuore era importante ugualmente.« D'accordo, vedo che per lei è troppo presto per affrontare la cosa...» dedusse il Dottor Choi, che mentre Jeongguk confabulava irritato, era rimasto ad osservare come le labbra del corvino si erano strette tra loro per non lasciare andare neppure un respiro di troppo.
« Potremo parlare della sua vita di tutti i giorni. Come affronta i limiti imposti dalla sua condizione?»
Ancora una volta, il più giovane non rispose; guardò ipnoticamente la gestualità spiccata del Dottor Choi, che lo trattava come se fosse stupido, e non ebbe la volontà di fare nient'altro.
Allorché, l'uomo dai capelli ormai bianchi sospirò rassegnato.
Abbandonò con movimenti posati, ma evidentemente frustrati, la penna sulla scrivania in mogano, e sollevò la testa per confrontarsi con l'espressione neutralmente nervosa di Jeongguk.« Signor Jeon. Lei è sicuro che vuole farsi aiutare?»
___
A Jeongguk non sembrava di essere restato a lungo nello studio dello "strizzacervelli", ma quando correndo si gettò in strada, si rese subito conto che il tempo era già cambiato.
Il corvino, fermandosi a qualche centinaio di chilometri dall'edificio da cui era letteralmente fuggito, fece scivolare la sua giacca lungo il polso: il suo orologio - che fortunatamente, non emetteva quel fastidioso tic tac - segnava quasi le cinque del pomeriggio.
Il cielo plumbeo ora minacciava neve, mentre quando il ragazzo era entrato splendeva ancora un freddo sole invernale.
Concentrandosi sulle minacce di quelle grosse nuvole, Jeongguk sorrise.
Taehyung amava la neve, e quella sera senz'altro non avrebbe parlato d'altro, guardando con occhi luccicanti fuori dalla finestra.
Magari avrebbe pure detto «Amore, guarda! C'è così tanta neve che potremmo costruire un pupazzo!», oppure «Dai, Kookie, mettiti la sciarpa! Voglio andare a giocare con la neve!». Con un po' di fortuna, preso dalla felicità, avrebbe iniziato a saltare sotto i fiocchi di quella candida e fredda essenza di ghiaccio, e avrebbe gridato (facendosi sentire anche dai vicini) «Esiste cosa più bella della neve sulla pelle?».Sì, avrebbe pensato Jeongguk, tu e solo tu sei la cosa più bella che esista.
In realtà, era probabile che tutto quello sarebbe stato rimandato al giorno dopo, visto che al momento Taehyung doveva essere davvero arrabbiato con il corvino per essere scappato a quella maniera.
Immaginando la situazione, l'azzurro sicuramente si sarebbe ostinato anche a non parlargli per un po'.In ogni caso, era una cosa che avrebbe presto scoperto, perché la figura leggera al fondo della strada non poteva essere nessun'altro che il giovane dai capelli color cielo primaverile.
« Jeongguk.» disse Taehyung, arrivato a pochi metri dal fidanzato.
Tutto annichilito nella giacca che aveva rubato al corvino, il suo andamento denotava già un profondo sconforto.
Non c'era nessun in modo in cui il corvino avrebbe potuto mentire al compagno, perciò neppure ci sprecò tempo. Permise al più piccolo di ammonirlo con i suoi magnifici occhi color nocciola senza proferir parola.
D'altro canto l'azzurro non sapeva se fosse il caso di aprire il discorso su quello che era accaduto, e dulcis in fundo sapeva già tutto.
Decise di rimanere in silenzio, mentre si incamminava al fianco di Jeongguk per la strada.
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𖣔𝚂𝚝𝚊𝚢 𝙰𝚕𝚒𝚟𝚎𖣔 {𝐓𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤}
ChickLit𖣔Dove Jeongguk, perseguitato dalla schizofrenia, ha un sola speranza: Taehyung.𖣔 ________ «L'enjambement dei versi di Prévert erano segnati dai singhiozzi di Taehyung, inconsolabile, che tratteneva le sue braccia a cingere il corpo di Jeongguk. Av...